Descrizione
Costruito dai Biraghi per privilegio del duca Filippo Maria Visconti.
Si tratta del più vecchio mulino del Naviglio Grande. I
primi documenti relativi al territorio detto di Cassina Biraga sono
risalenti al 1428,
anno in cui Maffiolo Birago (maestro d'aula della camera ducale) costruì la roggia Molina, facendola derivare dal
Naviglio, per il funzionamento del mulino.
Nel 1435 il Birago fece costruire anche una chiesa, tutt'oggi adiacente al mulino.
Proprietari furono: Biraghi, Beolchi, Gaetano Negri (politico) e poi Gerli.
Struttura muraria:
Poco è rimasto della struttura originaria del XV secolo (muro di mezzo vicino alla scala, oggi intonacato).
Alla struttura muraria primaria (il locale macine) si susseguono ampliamenti nel '600, '700 e '800.
Alcune pareti in roccia fanno pensare al rimaneggiamento durante il XVII secolo.
La costruzione mantiene ancora una struttura molto solida con poche
aperture; su una parete si apre una finestra ad ogiva leggermente
strombata e corniciata da eleganti modanature in gesso.
La costruzione con falsa afora (vista la tamponatura di due finestre) constata l'impostazione settecentesca dell'edificio.
Si ritiene che fosse parte dell'imbarcadero sul naviglio che tramite un lungo e largo viale portava a palazzo Clari-Monzini.
All'esterno una sistemazione a falso-castello è databile alla meta dell' '800, serviva da fondale al giardino romantico di
palazzo Negri.
Struttura molitoria: Il mulino inizilamente a 3 ruote, una per il frumento
e 2 per la segale e il miglio, venne poi modificato dopo la metà dell'
'800 da Gaetano Negri con l'aggiunta di una turbina
idraulica (a lato della ruota a pale) per generare corrente elettrica e
alimentare una filanda.
Oggi conserva
intatta sia la macina di pietra che tutti gli strumenti annessi,
compresi gli ingranaggi in legno che collegano le pale esterne alle
pulegge di trasmissione.
La ruota, prima in legno, fu sostituita dai Gerli nel 1959 con una in ferro.
Il nome "della Pazza Biraga" è dovuto ad una giovane fanciulla che fu
relegata all'interno dell'edificio da un duca Visconti innamorato di
lei, ma non corrisposto. La giovane uscì di senno.
Oggi il mulino è ancora
in funzione grazie agli accurati restauri.