La
polenta, preparata con farina di
mais, come il pane (e
spesso in
alternativa ad esso) è una costante dell'alimentazione
contadina e si
accompagnava ai più diversi ingredienti.
È un alimento che caratterizzava tanto la quotidianità,
quanto la
festa, anche perché, una volta cucinata, si conservava
per qualche
giorno e veniva riscaldata, “arrostita”, all'occasione
Quando
la facevamo, la mangiavamo per due giorni,
polenta a mezzogiorno, la
sera polenta e latte e il giorno dopo polenta
abbrustolita, con dentro
il latte, la salsa e un po' di sale e quando
sobbolliva la mangiavamo!
Stavamo là a guardare che si consumava, perché
quando la mettevamo sul
fuoco era tutta acqua e poi cuoceva, l'acqua
diminuiva e continuava a
sbrufà. (Eugenia, 1926, S. Stefano Ticino)
La
polenta
si accompagnava quindi alla carne
(ad esempio pulenta
e
bruscit, pulenta e
cassöla), ma anche al pesce conservato sotto sale,
come le salacche (pulenta
e saràc).
Infine la si poteva mangiare col latte,
in questo caso, come quando
veniva mangiata col formaggio,
doveva avere una consistenza più acquosa
e morbida, la si chiamava infatti pulta.
La
polenta
molle si chiamava pulta, quando la
facevi sporcavi tutto! […]
il latte lo aggiungevi dopo quando
l'avevi messa nella tazzina, ma se
no si faceva con l'acqua, acqua e
sale; invece la polenta è quella che
si può tagliare, da mangiare in altro
modo, la pulta è più morbida,
poca farina e tanta acqua e così...
alla mattina sopratutto si
mangiava. […] Non si faceva tutti i
giorni, magari quando scarseggiava
il pane si faceva la polenta, la
usavamo come pane, la facevamo per
quel giorno, quello dopo, poi non era
più buona, diventava acida (Rosa,
1932, S. Stefano Ticino)
La
pulta era quella
molle, era più acqua che polenta!
Allora quella la mettevamo insieme al
latte ed era acqua latte e farina. O
se no la polenta proprio.
(Vittoria, 1917, Arluno)