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"ALIMENTAZIONE CONTADINA"


Cereali
I cereali hanno costituito, per secoli, la parte più consistente della riserva alimentare contadina.
Intorno all’anno Mille “prevalgono cereali minori, primo tra tutti la segale, il più diffuso nell’alimentazione europea nel medioevo […] assieme al miglio, un grano minuto allora molto diffuso e che unito alla segale dava una mistura detta blava”.
“Per quanto riguarda quindi i cereali in rapporto all’alimentazione contadina, possiamo senz’altro affermare che sulla mensa dei meno abbienti, nei primi secoli dopo il Mille, si consumavano cibi confezionati con segale e miglio e, in misura minore, con sorgo e panico; il frumento invece, se coltivato, restava un prodotto di lusso destinato al padrone o al commercio. Che è poi quanto si riscontra  per i secoli successivi, con la sola sostituzione del miglio col mais” [M. Comincini (a cura di), La terra e l’uomo, Società Storica Abbiatense, 1992, vol.1, p. 40]

Questa contestualizzazione di tipo storico illustra una situazione che risulta quasi immutata ancora nel Novecento, quando pane e polenta venivano prodotti soprattutto con farina di granoturco, diffusosi tra Sette e Ottocento.
Va aggiunto inoltre all’elenco dei cereali citati anche il riso;
La risaia, introdotta in via sperimentale nella seconda metà del Quattrocento, richiedeva però grandi proprietà compatte e ingenti risorse idriche, infatti, nelle zone in cui si diffuse, a partire dall’Ottocento, in modo più massiccio e organizzato (il pavese e il novarese), la coltura del riso ebbe effetto anche sulle strutture sociali, oltre che sull’economia.

Nelle zone dell’est Ticino non si può parlare certo di monocultura risicola, ma grazie alla vicinanza con le aree sopracitate, il riso non mancava mai nelle cucine contadine. Era il risàt che lo vendeva nei paesi alle donne che si presentavano ognuna col proprio sacchetto. Per le donne e gli uomini coinvolti invece nella monda o nel taglio del riso, esso andava ad integrare, in alcuni casi, il salario percepito.

Il riso si aggiungeva alle zuppe o al minestrone che si mangiavano quasi quotidianamente, inoltre si mangiava anche sotto forma di “risotto”, specialmente la Domenica.
In alcuni casi le preparazioni a base di riso sono assurte al rango di ricette specifiche, così per esempio il riso e prezzemolo (ris e erburin), il riso e latte e il riso e verze (pirlascia), oppure, per i risotti, il ris in càgnon con aggiunta di pomodoro e il risotto con le cotiche.

La pastina sembrava una cosa da ricchi! Perché non mangiavamo neanche la pastina, facevamo il riso brodoso e basta […] si usava tanto riso, poca pasta.
Ti dico che quando facevamo la pastina eravamo contenti perché cambiavamo un po', se no avevamo sempre il riso da mangiare. E il riso non andavamo neanche nel negozio a prenderlo, mi ricordo che passava il risàt […] passava con su i sacchi di riso e si comprava a chili. Andavano là le donne con i loro sacchetti, c'erano quelle stadere lì... passava una volta alla settimana. (Eugenia, 1926, S. Stefano Ticino)

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