In esecuzione:
canto di uccelli nel vecchio maneggio (usato anticamente come roccolo) (giugno
2003)
Per
approfondimenti
pagine correlate:
- Parco del Roccolo
- Boschi di Arluno
- Boschi della Brughierezza
- Il Gufo
e-book:
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Il "Roccolo":
luogo di
caccia da
cui prende
nome il parco
ll Parco del Roccolo é un
Parco
Locale di Interesse Sovracomunale e si trova nell'alta
Pianura
Padana,
in un area a nord-ovest della Provincia
di Milano,
ai margini meridionali dell'Altomilanese; esso comprende aree
boschive ed agricole dei comuni di Arluno, Busto
Garolfo,
Canegrate, Casorezzo (attuale sede
dell'ufficio di Direzione del parco stesso), Nerviano
(dal
1997) e Parabiago, per una superficie
complessiva di 1595 ettari (circa 16 Kmq).
Istituito
nel 1991
per la salvaguardia degli elementi naturali della zona e per la
valorizzazione dell'agricoltura, impegna circa l'80% della sua
superficie, con coltivazioni di mais, grano, frumento, avena, orzo e foraggio.
Della rimanente area
territoriale il 9% é caratterizzato da boschi, mentre l'1% da
viabilità, cave e dal canale
Villoresi con
la sua rete di canali irrigui secondari. Un'altra caratteristica del
parco é la presenza di numerose cascine sparse nel proprio territorio,
testimonianza di un passato storico-agricolo della zona.
Il parco prende il nome
da una tecnica utilizzata un tempo nell'uccellagione oggi ritenuta
illegale, il Roccolo: uno spiazzo ovale nel
quale sorgeva una torretta a tre piani mimetizzata tra la vegetazione.
(tratto da Wikipedia)
Attorno al
"Roccolo" si trova il suddetto parco, popolato da un numero esteso di
uccelli, tra cui alcune specie rare come i gufi e gli allocchi. Qui si
trova uno spazio ovale nel quale sorgeva un'antica torretta a tre
piani, il primo dei quali serviva per tenervi le gabbie, gli arnesi e
gli strumenti necessari alla tesa; il secondo serviva agli spettatori
della caccia; il terzo per l'uccellatore il quale dall'alto dominava la
tesa e poteva lanciare gli spauracchi da una parte aperta come un
terrazzino. Lo spiazzo era per due terzi recintato da una siepe tenuta
bassa, poi da due filari paralleli di alberi formanti in giro un
vialetto coperto poco più largo di un metro, in cui si ergeva la rete.
Il bosco che sorgeva nello spiazzo veniva tagliato nella parte
superiore così da formare un piano spiovente verso la rete; in tal modo
gli uccelli spaventati dagli spauracchi erano indotti a fuggire verso
il basso rimanendo bloccati nella rete.
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