Ecomuseo del Paesaggio

 Mappa interattiva della Comunità di Parabiago

In esecuzione:
Cince nei boschi di Arluno



Per approfondimenti


pagine correlate:

- Parco del Roccolo

- Il Roccolo

- Boschi della Brughierezza

- Il Gufo

- Itinerario Virgiliano

- Parco del Roccolo


e-book:

- Atlante della Biodiversità n° 1: La fauna - I vertebrati

- Atlante della Biodiversità n° 3: La flora



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Mappa: (C) 2007 Patrizio Croci

Boschi di Arluno

Lembo della foresta planiziale

 che ricopriva gran parte
del Parco del Roccolo,
sino alla metà del XIX sec.

Presenti in zona sin dalla metà del III millennio a.C., i nostri antenati iniziarono a modificare sensibilmente il paesaggio tramite l’attività agropastorale l’uomo iniziò il processo di trasformazione del territorio tagliando sistematicamente porzioni di bosco per la coltivazione del frumento e dell'orzo, l’allevamento di bovini, caprini ovini e suini.
In epoca celtica a partire dal IV secolo a. C. la zona fu popolata con insediamenti stabili dagli insubri. Si tratta di quelle popolazioni che Virgilio descrive come “genti nate dai tronchi di rovere duro”. Secondo Oneto, studioso di architettura, “elementi di sicura e diffusa celticità destinati a rimanere nel nostro paesaggio sono le colture promiscue (origine della diffusione dei filari arborei) (…) e soprattutto il rispetto religioso per gli alberi e per le foreste che hanno consentito di salvare considerevoli porzioni di silvanità e di costruire quel formidabile intreccio di campi e boschi che è stato alla base del nostro paesaggio fino a tempi recentissimi e che sopravvive ancora in ampie porzioni d’Europa”. Albero sacro per eccellenza era la quercia.

A differenza di altre zone conquistate ai Celti, il periodo della romanizzazione nell’area del Parco del Roccolo sembra essere stato lento e non sembra avere comportato evidenti modificazioni dell’assetto territoriale, né culturale sino agli inizi dell’età augustea (25 a.C. circa).


Con la decadenza dell’impero romano (dal III al V sec. d.C.) e, poi, con l’arrivo dei Longobardi, in Pianura Padana la riduzione della popolazione e degli scambi commerciali determinarono una ripresa di boschi e pascoli a scapito dei seminativi. Vennero recuperati alcuni valori propri della cultura celtica: i boschi, oltre ad acquistare terreno, tornano ad avere una notevole importanza alimentare e una forte valenza simbolica e sacrale sapientemente rielaborata dal Cristianesimo che, a partire dal IV secolo, si diffuse anche nella Pianura Padana.

Tra VIII e X secolo interventi umani e cambiamenti climatici, seppur lievi, determinarono, anche in pianura, l'ulteriore diffusione del Castagno che sostituì la Quercia in larghe porzioni di bosco.

In epoca comunale, a partire dal XII sec., si moltiplicarono le opere di sistemazione dei terreni e vi fu una forte espansione della vite in coltura promiscua, specialmente con cereali, nelle zone di aperta campagna. L'aumento della superficie agraria avvenne a scapito dei boschi.

Malgrado l’ascesa dell’arativo vitato e la diffusione del mais, nel XVIII sec. una consistente superficie del Parco era ancora costituita da brughiere, boschi e pascoli. Il catasto teresiano del 1723 distingue i boschi in "cedui", costituiti prevalentemente da castagno, e boschi “forti” d’alto fusto la cui composizione doveva essere prevalentemente di querce.
Questi boschi erano ancora indispensabili fonti di legna da ardere e di materiale da costruzione, ma non erano privi di pericoli, in quanto fino al primo decennio del 1800 vi si aggiravano i lupi.
Con la metà del XIX secolo le mappe riportano anche la forte contrazione dei boschi che in quell’epoca costituivano solo il 7% del territorio del Parco del Roccolo e l’incremento dei coltivi con gelsi.

In base ai dati raccolti da una ricerca naturalistica condotta dai volontari della Sezione LIPU di Parabiago del 1992 – 2002 e dai dati presenti in letteratura sulla biodiversità della fauna vertebrata terrestre del Parco del Roccolo, si può concludere che le zone di maggiore biodiversità all’interno del Parco del Roccolo, sono costituite dai boschi di Arluno, della Brugherezza, del Roccolo, dalle cave di Casorezzo e San Giacomo.
I Boschi di Arluno sono molto importanti perchè ospitano querce monumentali dove vivono e nidificano molte specie di uccelli.
I Boschi sono stati acquistati dal Parco del Roccolo che ha realizzato un percorso botanico e ha posizionato alcuni tavoli per la sosta e il pic-nic.

Per la buona riuscita di questa mappa interattiva è gradita la partecipazione
e la collaborazione di chiunque sia interessato.
Solo in questo modo una mappa normale può diventare davvero Mappa della Comunità.

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