In esecuzione:
Cince nei boschi di Arluno
Per approfondimenti
pagine correlate:
- Parco del Roccolo
- Il Roccolo
- Boschi della Brughierezza
- Il Gufo
- Itinerario Virgiliano
-
Parco del Roccolo
e-book:
-
Atlante della Biodiversità n° 1: La fauna - I vertebrati
-
Atlante della Biodiversità n° 3: La flora
|
Boschi di
Arluno
Lembo della foresta planiziale
che ricopriva
gran parte
del Parco del
Roccolo,
sino alla metà del
XIX sec.
Presenti in zona
sin dalla
metà del III millennio a.C., i nostri antenati iniziarono a modificare
sensibilmente il paesaggio tramite
l’attività agropastorale l’uomo iniziò il processo di trasformazione
del
territorio tagliando sistematicamente porzioni di bosco per la
coltivazione del
frumento e dell'orzo, l’allevamento di bovini, caprini ovini e suini.
In epoca celtica a partire
dal IV secolo a. C. la zona fu popolata con insediamenti stabili dagli
insubri.
Si tratta di quelle popolazioni che Virgilio descrive come “genti nate
dai
tronchi di rovere duro”. Secondo Oneto, studioso di architettura,
“elementi di
sicura e diffusa celticità destinati a rimanere nel nostro paesaggio
sono le
colture promiscue (origine della diffusione dei filari
arborei) (…) e soprattutto il rispetto religioso per gli alberi e per
le
foreste che hanno consentito di salvare considerevoli porzioni di
silvanità e
di costruire quel formidabile intreccio di campi e boschi che è stato
alla base
del nostro paesaggio fino a tempi recentissimi e che sopravvive ancora
in ampie
porzioni d’Europa”. Albero sacro per eccellenza era la quercia.
A differenza di altre zone
conquistate ai Celti, il periodo della romanizzazione nell’area del
Parco del
Roccolo sembra essere stato lento e non sembra avere comportato
evidenti
modificazioni dell’assetto territoriale, né culturale sino agli inizi
dell’età
augustea (25 a.C. circa).
Con la decadenza
dell’impero romano (dal III al V sec. d.C.) e, poi, con l’arrivo dei
Longobardi, in Pianura Padana la riduzione della popolazione e degli
scambi
commerciali determinarono una ripresa di boschi e pascoli a scapito dei
seminativi. Vennero recuperati alcuni valori propri della cultura
celtica: i
boschi, oltre ad acquistare terreno, tornano ad avere una notevole
importanza
alimentare e una forte valenza simbolica e sacrale sapientemente
rielaborata
dal Cristianesimo che, a partire dal IV secolo, si diffuse anche nella
Pianura
Padana.
Tra
VIII e X secolo
interventi umani e cambiamenti climatici, seppur lievi, determinarono,
anche in
pianura, l'ulteriore diffusione del Castagno che
sostituì la Quercia in larghe porzioni di bosco.
In
epoca comunale, a
partire dal XII sec., si moltiplicarono le opere di sistemazione dei
terreni e
vi fu una forte espansione della vite in coltura promiscua,
specialmente con
cereali, nelle zone di aperta campagna. L'aumento della superficie
agraria avvenne a scapito dei boschi.
Malgrado l’ascesa
dell’arativo vitato e la diffusione del mais, nel XVIII sec. una
consistente
superficie del Parco era ancora costituita da brughiere, boschi e
pascoli. Il
catasto teresiano del 1723 distingue i boschi in "cedui", costituiti
prevalentemente da castagno, e boschi “forti” d’alto fusto la cui
composizione
doveva essere prevalentemente di querce.
Questi
boschi erano ancora
indispensabili fonti di legna da ardere e di materiale da costruzione,
ma non
erano privi di pericoli, in quanto fino al primo decennio del 1800 vi
si
aggiravano i lupi.
Con la metà del
XIX secolo le mappe riportano anche la forte contrazione dei boschi che
in quell’epoca
costituivano solo il 7% del territorio del Parco del Roccolo e
l’incremento dei
coltivi con gelsi.
In base ai dati raccolti da una
ricerca
naturalistica condotta dai volontari della Sezione LIPU di Parabiago
del 1992 –
2002 e dai dati presenti in letteratura sulla biodiversità della fauna
vertebrata terrestre del Parco del Roccolo, si può concludere che le
zone di maggiore
biodiversità all’interno del Parco del Roccolo, sono costituite dai boschi di
Arluno, della Brugherezza, del Roccolo, dalle cave di Casorezzo
e San Giacomo.
I Boschi di Arluno sono molto
importanti perchè ospitano querce
monumentali dove vivono e nidificano molte specie di uccelli.
I Boschi sono stati acquistati dal Parco del
Roccolo che ha realizzato un
percorso botanico e ha posizionato alcuni tavoli per la sosta e il
pic-nic.
Per
la buona riuscita di questa mappa interattiva è
gradita la partecipazione
e la collaborazione di chiunque sia
interessato.
Solo in questo modo una mappa normale può
diventare
davvero Mappa della Comunità.
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