Boschi
della Brughierezza
I Boschi della Brughierezza, sono
un'area boschiva inserita nel Parco del Roccolo.
Evidenze
topografiche fanno supporre che furono compiuti interventi di
centuriazione
dei terreni agricoli più fertili a partire dalla strada del Sempione
verso Nord-Est e verso Sud-Ovest sino ad interessare parte dell’area
del Parco del
Roccolo. Vaste zone probabilmente rimasero incolte quali ad esempio
la Brughierezza.
In
corrispondenza di tale area, infatti, tra Busto Garolfo, Parabiago,
Casorezzo e
Arluno, la maglia regolare del suolo agrario, evidente a partire
dall’asse del
Sempione, si interrompe. Nelle mappe topografiche antecedenti
l’urbanizzazione
e la costruzione del canale Villoresi, si rileva che le strade
interpoderali,
che dall’asse del Sempione risultano essere pressoché parallele ed
orientate da
NE a SO, cambiano direzione assumendo, verso gli abitati di Busto
Garolfo e Arluno,
orientazione prevalentemente E – O. Si può supporre che tali aree in
epoca
romana non subirono opere di divisione per la bassa fertilità dei suoli
e per
la scarsità dei corsi d'acqua. Esse erano coperte da boschi e brughiere.
L’origine
delle brughiere potrebbe risalire alla distruzione della foresta e
quindi dell’humus. Il suolo, così dilavato dalle piogge ed impoverito,
ha permesso
l’insediamento, incontrastato, del Brugo e di altre specie arbustive.
Il
toponimo
“Brughierezza” e altri ancora presenti nelle attuali mappe catastali di
Arluno
e Parabiago, quali il nome della strada vicinale della "brughiera di
Busto
Garolfo” e lo stesso Busto Garolfo, che alcuni autori fanno risalire al
termine
latino "bustum" cioè terra arida, bruciata, testimoniano, infatti, la
presenza,
nel Parco del Roccolo, di brughiere scomparse tra
la fine del XVIII sec.
e i primi decenni del XIX, soppiantate dalla diffusione della Robinia (Robinia pseudoacacia), specie nordamericana
utilizzata largamente per i rimboschimenti a causa della sua attitudine
a
crescere anche in luoghi dove a stento vegetano altre specie arboree.
Oggi nell'area, si
possono ancora ammirare piante originarie della Pianura Padana come rovere, farnia, mughetto, sigillo di Salomone e pervinca. Queste zone sono l'habitat
naturale di saettoni, toporagni, ghiri, arvicole rossastre, gufi, allocchi, sparvieri
e picchi.