L'uomo in divisa ci fa da ponte e il vortice
ci porta in un luogo in cui ci sono dappertutto soldati a cavallo,
guardie comunali, e molti altri militari o uomini dell'ordine, perfino
i carabinieri.
Siamo in piazza, di nuovo, ma c'è una gran folla
disposta in modo da lasciare libero il passaggio centrale. Ci sono
anche molti bambini che sventolano il tricolore. Tutti urlano “Viva il
re! Viva il re!”
Io e Marta ci guardiamo eccitati e ci domandiamo reciprocamente: -Il re? -
Un uomo di fianco a noi ci guarda e ci spiega:
-Sì è Umberto I. Il nostro caro re. Che onore! -
-Allora siamo nel 1890. - afferma la mia amica.
-Come fai a esserne certa? -le domando ormai sempre meno stupito della sua preparazione.
-Ricordi
la lapide che sta sulla facciata della nostra scuola? Commemora proprio
questo fatto. L'ospitalità che Parabiago diede a Umberto I.-
-Ma che cosa è venuto a fare dalle nostre parti? - chiedo
-Non
lo so; forse era solo di passaggio e ha voluto salutare la popolazione
della zona. Sai che mio bisnonno mi raccontava che è andato anche a
Nerviano e su questo c'è una specie di leggenda.-
-Cioè? - chiedo io.
-Ha
chiesto a quelli del paese qui vicino se volevano la ferrovia o se
preferivano poter usare il prefisso “re” nel loro cognome dopo quella
visita. - continua lei.
-E i Nervianesi che cosa hanno risposto?
-Secondo
te? Non conosci nessuno di Nerviano che ha il cognome composto da due
parole unite o separate e la prima è “re”? - mi domanda.
-Hai voglia! Ne conosco un sacco ed alcuni sono nella mia squadra di calcio. E poi a Nerviano non passa il treno. - le dico.
-Appunto! Ma io, se fossi stato al loro posto, avrei scelto la ferrovia: mi sembra molto più importante. -ci ride sopra lei.
-Quindi
tutti questi bambini non sono a scuola perchè vogliono festeggiare il
passaggio di sua maestà. A noi non capitano mai queste fortune. -mi
lamento io.
-Ma noi non abbiamo mica il re! - si scandalizza Marta.
-Certo che lo so, ma almeno potrebbe venire a trovarci il Presidente della Repubblica.-
La
folla è sempre più festosa. Il re fa fermare la carrozza davanti alla
chiesa e scende col suo seguito. Probabilmente vogliono partecipare
alla funzione religiosa appositamente programmata per il grande evento.
Curiosi più che mai io e Marta ci facciamo strada tra la calca e ci
infiliamo in una panca laterale non distante dalla prima fila di fronte
all'altare.
Prima che inizi la celebrazione accade però qualcosa che ci sbalza di nuovo attraverso il vortice spazio-temporale.
-Mentre
siamo lì seduti, un altro bambino mi dà la sua bandierina tricolore e
se ne va tutto contento di aver saltato un giorno di lezione nella
scuola che è ancora di fianco alla chiesa: vai al paragrafo
29-Marta
si avvicina al viceré perché, pur essendo una grande studiosa dei fatti
storici, le interessano anche i retroscena della vita dei personaggi.
Così vorrebbe riuscire ad avere dal vicerè indiscrezioni sulla vita di
corte, magari anche un pò di gossip da raccontare poi alle sue amiche.
Allora lo chiama toccandogli un braccio: vai al paragrafo
26-Marta
e io veniamo fermati da un signore: è il maestro delle scuole
elementari, che si trovano ancora di fianco alla parrocchia: vai al
paragrafo
28