Un tricolore verde bianco e rosso sorretto
da un altro bambino ci accarezza la faccia, impedendoci di vedere tutto
ciò che abbiamo intorno. Lo spostiamo a fatica e ci accorgiamo di
essere finiti in un'altra epoca.
C'è gente in giro dappertutto e
l'atmosfera è di festa, di grande festa. Decine e decine di persone
sventolano la bandiera italiana abbracciandosi e ridendo. Ma ci sono
anche quelli che proseguono nelle loro occupazioni come se niente
fosse, come se la notizia sensazionale che anima i primi, non li
toccasse minimamente.
Anche se dalle carrozze parcheggiate e
dall'abbigliamento della gente è evidente che non ci troviamo un
periodo storico a noi contemporaneo, mi sorge spontanea una domanda
davanti a quella situazione.
-Abbiamo vinto i mondiali di calcio?
Marta
si mette a ridere. -Guarda che i risultati delle partite di pallone non
sono l'unico motivo valido per cui si può andare in piazza ad esultare.
-Lo so benissimo. Ci sono anche gli appassionati di basket, di ciclismo, ci sono le gare olimpioniche.
-Ma
dici sul serio o lo stai facendo apposta? Non vedi che siamo
sicuramente nel XIX secolo quindi probabilmente tutta questa felicità è
dovuta a qualche motivo patriottico ben più importante. Abbiamo appena
chiuso l'anno dei festeggiamenti per l'unità d'Italia, raggiunta dalla
nostra nazione nel 1861 e tu mi vieni a parlare di sport? - inizia a
innervosirsi seriamente lei.
Mentre discutiamo tra noi, ad un uomo
che sta correndo da una parte all'altra di piazza Maggiolini cade un
giornale dalla tasca. Noi lo raccogliamo.
È una copia della Gazzetta
Ufficiale, il giornale sul quale vengono pubblicate tutte le leggi
dello stato. È datata 17 marzo 1861 e riporta un grande titolo:
“VITTORIO EMANUELE II ASSUME PER SE' E PER I SUOI SUCCESSORI IL TITOLO
DI RE D'ITALIA”.
-E' fatta! È fatta! - Urlano alcuni -Viva l'Italia unita! Viva l'Italia – gridano altri.
Anche
noi, presi dalla grande euforia ci uniamo ai cori e ci mettiamo a
saltare e a ballare insieme a tutta la gente, che non fa caso al fatto
che siamo vestiti in modo decisamente anacronistico rispetto agli altri
bambini.
Poi un signore che sta un po' in disparte e sembra meno allegro degli altri ci si avvicina e ci dice un po' sorridendo:
-Forse voi avete poco da essere contenti.
-Perché? - domandiamo noi raggelati.
-Perché
il nostro caro signor re Vittorio Emanuele II estenderà a tutta la
nazione le leggi del suo regno, il Regno di Sardegna.
-E allora? -
domanda Marta – è una buona cosa, così ci sarà più libertà di stampa,
non come quando ci comandavano gli Austriaci. -prosegue la mia amica
sempre molto preparata su questi argomenti.
-Sì, è vero, ma non
tutte le leggi degli Austriaci erano fatte così male. Comunque da
adesso entrerà in vigore anche l'obbligo scolastico e voi bambini non
potrete più fare i perdigiorno, ma sarete obbligati a frequentare le
lezioni in classe. E potrete ringraziare il vostro caro re.-conclude
quello con aria un po' ironica e se ne va ridacchiando tra sé e sé.
-Lo sapevo che c'era sotto la fregatura. -commento io improvvisamente di cattivo umore.
Ad
un certo punto si sentono dei suoni che provengono dal fondo della
piazza. Prima sono poco distinguibili, poi si fanno sempre più chiari.
È la banda cittadina che inizia a sfilare intonando una canzone.
-Ci appuntiamo sul petto una coccarda tricolore: vai al paragrafo
30- Ci uniamo al corteo: vai al paragrafo
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