La coccarda tricolore fa da ponte
spazio-temporale e il vortice ci risucchia verso un altro momento della
storia. Siamo ancora a Parabiago, nel cortile della scuola Manzoni.
Nonostante il progetto iniziale, l'edificio ha la forma di una “L”. C'è
tanta gente, ma l'occasione è diversa, anche se sul nostro petto è
ancora appuntata la stessa coccarda con i colori della bandiera
italiana.
-Marta! - salto su io con un'improvvisa intuizione – forse ci siamo!
-Che cosa intendi? - non capisce lei da subito.
-Forse
potremo scoprire quando è suonata per la prima volta la campanella
nella nostra scuola Alessandro Manzoni. - le dico contento.
Marta
si guarda intorno e nota molti particolari che fanno pensare che ci si
trova davvero al momento dell'inaugurazione dell'edificio.
Il cortile cintato è pieno di genitori e bambini.
Molti di questi protestano rumorosamente e volano abbondanti e sonori scapaccioni sulle loro teste e i loro sederi.
Alcuni,
i più piccoli, piangono impauriti. I genitori però ordinano di smettere
subito per non fare brutta figura davanti a tutta quella gente e al
sindaco.
Dagli abiti che indossano si capisce che molti di loro
sono persone piuttosto povere che hanno cercato di presentarsi a
quell'evento nel modo più decoroso possibile.
Anche in quest'occasione la banda suona alcune canzoni patriottiche e soprattutto l'Inno di Mameli.
Poi
il sindaco si affaccia al balcone della facciata, posto al primo piano
e aspetta il silenzio. Dalla balaustra pende un grande tricolore che
sventola vivace come i bambini presenti. Alcuni infatti sono sfuggiti
dalla presa dei genitori e giocano a rincorrersi nel cortile, subito
ripresi dai loro padri e convinti, a suon di sberloni, a mantenere un
contegno adatto.
Finalmente la folla tace ed il sindaco Moroni,
che abbiamo già incontrato in uno dei nostri precedenti spostamenti
spazio-temporali, inizia a parlare.
-Cittadini di Parabiago, oggi
in occasione dell’inizio dell’anno scolastico 1912/13 sono orgoglioso
di consegnare alla popolazione queste bellissime e nuove Scuole
Comunali dove la nostra gioventù troverà cibo per la propria crescita
civile e morale e dove imparerà i rudimenti della nostra cultura: la
lingua italiana, la matematica. I nostri insegnanti severi e preparati
ed il signore direttore – e fa una pausa per sorridere alle persone
citate che hanno tutta l'aria di mastini apparentemente tranquilli, ma
in realtà pronti a mordere – sapranno insegnare ai nostri figliuoli a
leggere, scrivere e far di conto, nel totale rispetto di una ferrea
disciplina.
I lavori che hanno portato al compimento di questa importante opera pubblica ... -
Poi
il discorso continua, ma Marta ed io non lo ascoltiamo più, contenti di
aver raggiunto lo scopo della nostra ricerca, di aver risolto l'enigma,
di aver soddisfatto la nostra curiosità. Ora siamo certi che nel 2012
la nostra scuola Alessandro Manzoni ha 100 anni. Ma allora si chiamava
in modo diverso ed era una scuola comunale, non statale come adesso.
È una scuola-nonna, ma bisogna dire che porta assai bene i suoi anni.
Quando
il sindaco termina di parlare, la folla applaude felice, soprattutto
gli adulti, almeno quelli che non devono fare affidamento sull'aiuto
dei figli nel proprio lavoro per mandare avanti la casa e che quindi li
manderanno più volentieri a scuola, per farne delle persone istruite.
La
scuola è bellissima, con il suo intonaco chiaro e quell'aria di nuovo
che si avverte quando si entra in una casa appena consegnata.
L'emozione è forte in tutti quanti e, anche i più svogliati sembrano
ormai ansiosi di curiosare come è fatta dentro e come sono i banchi e i
vari arredi.
Sulla facciata una lapide ricorda la visita del re Umberto I a Parabiago nel 1890.
In
quel momento “Drrrriiiinnnn” suona per la prima volta la campanella
della nostra scuola e noi ... purtroppo precipitiamo nel vortice!
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