Il buio della notte ci circonda. Non siamo
sospesi nel vuoto, ma su un alto edificio dal quale si può osservare la
piccola città sottostante in semioscurità. Un volo improvviso di
piccioni ci spaventa e ci stringiamo vicini, mentre alcuni pipistrelli
svolazzano intorno al tetto della torre. Noi ci affacciamo all'ampia
finestra e ammiriamo il panorama. Solo qua e là le luci di alcune torce
a fiamma e forse qualche lampione ad olio punteggiano di piccoli lumi
le abitazioni sotto di noi. La facciata nuova della chiesa è già stata
costruita e riflette i pochi bagliori col suo bianco marmo e la chiara
pietra calcarea.
- Se siamo ancora a Parabiago, allora ci troviamo
proprio in cima alla Torre del Collegio Cavalleri. - pensa Marta ad
alta voce.
- Ma allora siamo tornati ai nostri giorni! - commento rassicurato.
-
Guarda che il Collegio esiste dal 1700 e dopo il 1760 fu costruita
questa torre per l'osservazione astronomica. - mi spiega lei - in più
se c'è già la facciata nuova della chiesa, allora è sicuramente un anno
successivo al 1780. -
- Mi spieghi come fai a saper sempre tutte queste cose? - le domando un po' indispettito.
-
Forse se tu studiassi un po' meglio la storia della tua città ne
sapresti quanto me. Ma basta anche solamente leggere i cartelli
pubblici che danno le principali informazioni sugli edifici storici. -
- Quando torneremo ... forse lo farò. E' che faccio fatica a tenere a mente tutti quei nomi e quelle date. - cerco di scusarmi.
-Vabbe'...
l'importante è che tu, quando giri per Parabiago, sappia almeno le cose
essenziali di ciò che ti circonda. Questo edificio, per esempio,
ospitava i giovani rampolli della nobiltà milanese e lombarda che
studiavano qui. Erano solo maschi. -
- Che meraviglia ... una classe senza femmine! - esclamo
-
Ma come ti permetti? Screanzato, direbbe mia nonna. Era una vera
ingiustizia, ma allora era così. I ragazzi imparavano italiano, latino,
geografia, matematica; studiavano le lettere antiche e si dedicavano
anche all'osservazione degli astri. -
- Ah, ma in questo sono un
vero esperto anche io. Quando un argomento mi interessa lo imparo in
fretta. Guarda per esempio... le vedi quelle stelle messe a
quadrilatero con altre tre che ne prolungano il lato superiore? Ecco
quello è il carro maggiore e se segui la linea laterale verso l'alto
trovi una stella piccina, non proprio molto visibile: è la Stella
Polare ed indica il Nord. -
- Ma che bravo. E dove hai scoperto tutte queste meraviglie? - sorride compiaciuta Marta.
- Modestamente ... io ho anche il telescopio a casa. -
- Allora sei anche tu come uno dei giovani nobili settecenteschi che studiavano in questa scuola. -
- Be' forse un po’. Quello che non capisco ora è che cosa c'entri questo edificio. –
Mi
perdo nel guardare le varie costellazioni che riesco a riconoscere ed
alcuni astri particolarmente luminosi. Li nomino tutti alla mia amica.
- Le Pleiadi, Orione, Cassioepea, Espero... e quella luminosissima
Luna. -
- Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa
luna? Non abbiamo mica studiato una poesia che inizia così? - cerco di
impressionare lei con le poche cose di scuola che mi ricordo.
- Giusto! È proprio questo il collegamento: gli astri. Febo, Fosforo, la Luna, Espero. - scoppia Marta.
- Cioè? - domando
-
Sulla Patera sono raffigurate diverse divinità presenti come
costellazioni o stelle nel cielo e gli antichi li collegavano ad alcuni
personaggi della loro religione. Dalle nostre parti, infatti, al tempo
degli antichi Romani era molto diffuso il culto della dea Cibele, che
dava prosperità ai raccolti.
- Allora fissandole a lungo sul piatto d'argento abbiamo aperto il varco verso l'osservatorio astronomico. - capisco anche io.
- Esatto. Adesso però possiamo anche andarcene. - suggerisce lei.
- No, aspettiamo ancora un po'... è così bello qui. -
- Marta insiste e scendiamo dalla torre: vai al paragrafo
20- Marta nota il monastero dei cistercensi e propone di andare là: vai al paragrafo
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