Trascino Marta di corsa verso la foresta. Lì siamo al riparo dalla pericolosa mandria in corsa.
Appena
ci addentriamo nella fitta vegetazione tutto intorno a noi cambia. Il
rumore della corrente viene sostituito dal frusciare delle fronde
agitate dalla brezza. Un accompagnamento di fischi, trilli e cinguettii
d'uccelli rende l'atmosfera molto serena, mentre i raggi del sole che
filtrano dalle folte chiome danno un tocco di magia alla scena che
abbiamo davanti agli occhi.
Noccioli, ontani, frassini, noci,
betulle, tassi, olmi, pioppi, ma soprattutto grandi querce popolano il
bosco intricato. Alte felci ne ricoprono a tratti il fondo umido. Io e
Marta ci guardiamo intorno estasiati.
- Che posto da favola! - commenta lei - Sembra di essere in un cartone animato.
- No, è molto più bello. - rispondo io.
-
Ehi, ma quelli sono cervi. - si agita Marta indicando un piccolo branco
che pascola in una radura erbosa nei pressi di un ruscello.
Improvvisamente
le bestie si fermano, drizzano il capo, annusano l'aria e muovono
nervosamente le sensibili orecchie. Avvertono un pericolo in agguato.
Dopo pochi istanti, infatti, un branco di lupi si affaccia ai cespugli
che delimitano la radura.
- Ma qui non si può mai stare in pace! -
si innervosisce Marta, mentre l'aiuto ad arrampicarsi su una grossa
quercia i cui rami arrivano piuttosto in basso. Col cuore in gola ci
nascondiamo tra le foglie.
I cervi scappano saltando all'impazzata
oltre i loro predatori, ma uno di loro, il più grande, rimane
impigliato con il suo palco di corna in un ramo del nostro albero. Le
bestie fameliche lo circondano ringhiando e mostrando i denti, mentre
la vittima bramisce nervosa, agitandosi e scalciando. I lupi gli si
fanno tutti intorno, ma ad un certo punto si arrestano in allerta.
Marta ed io ci guardiamo terrorizzati.
- Scappiamo e andiamo in cerca di un villaggio guardando il fiume: vai al paragrafo
3- Rimaniamo immobili nella foresta: vai al paragrafo
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