Per
approfondimenti
pagine correlate:
- Visitazione della Beata
Vergine Maria a Santa Elisabetta
- La Pisìna, la Fopa del Patìna
- I Firunatt, venditori dei filoni di castagne a Villlastanza del sec.XX
e-book:
- Augusto
Boldorini. Piccola Venezia (3,5 Mb)
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Villastanza
Villastanza (Vilastänsa in dialetto insubre) é una frazione del comune di
Parabiago in provincia di Milano.
Secondo alcune
ricerche toponomastiche, l'origine dell'attuale nome della frazione
avrebbe due ipotesi: nella prima, si fa risalire al periodo longobardo, dal femminile di Costantinus, probabilmente il comandante di un
presidio militare, che darebbe al luogo la prima denominazione in Villa Costantiae o Villa Costantia; nella seconda, si rintraccia in Istantii o Istantia, un cognome medievale diffuso in
Lombardia, originario di Voghera
(dal quale
deriverebbero anche i cognomi Stanza e Stanca), che chiamerebbe il borgo Villa Istantia e poi Villa Stantia.
Non vi sono notizie rilevanti sulla frazione prima del XV secolo.
Agli inizi del
'600 Villastanza ottenne una sorta di autonomia amministrativa,
mantenuta successivamente anche sotto la dominazione asburgica. Nel frattempo un decreto del
Cardinale Federico Borromeo datato 21 maggio 1625, erige la Cassina (come veniva chiamata allora) a
Parrocchia autonoma; comprendeva anche la vicina Tiracoda (attuale Villapia), per un totale di 400 anime;
intanto dieci anni prima iniziò la costruzione per la nuova Chiesa "Della Visitazione
di Maria a Santa Elisabetta."
Nel 1906 il borgo
comprendeva circa 1700 abitanti, allora i villastanzesi firmarono una
petizione per chiedere il distaccamento da Parabiago e la successiva
creazione del nuovo Comune di Villastanza; le motivazioni degli
autonimisti erano la separazione netta dal capolugo comunale tramite il
canale Villoresi, la distanza dallo stesso di 2,20
chilometri, la presenza di alcune industrie, una Parrocchia, un ufficio
postale e la denuncia di entrate economiche sufficienti alle spese di
un municipio a sè stante.
Messa ai voti in
Consiglio Comunale ed approvata all'unanimità, tale richiesta venne
respinta a Roma dalle
posizioni centraliste di Giovanni Giolitti, tenendo anche conto che
all'inizio del XIX secolo vennero presentati progetti di aggregazione
comunale tra Parabiago e Canegrate
e tra Vanzago
e Pogliano.
(tratto da Wikipedia)
I CIRCOLI E II LUOGHI DI NASCITA
Villastanza doveva avere una "sete"
particolare se riusciva
a sostenere l’esercizio di ben 11 fra circoli ed osterie. Vediamole:
- Circuloon
(Circolo Vittorio Emanuele)
- Circulin
(Circolo Regina Elena) – con bocce
- Bandera
(Fiaschetteria)
- Picinetta
(Rossetti) – con gioco bocce
- Bera
(Bertesaghi) – con gioco bocce
- Giuan Bugeta
- al Dumenick
- al Capeli
(Capello)
- al Fitaulin
(Croci)
- al Circuì –
Villapia (allora Tiracua)
- al Ghidô –
Villapia
Quindi ben 11 punti vendita per una
popolazione di
1200/1500 persone. Non esisteva il pericolo di morire assetati. C’era
però il
pericolo di rimanere “ammaccati”. Sì, perché al lunedì – giorno sacro
per le
libagioni – molti finivano con la testa sui ciottoli o la faccia contro
i muri.
Ad una certa ora, le mogli o i famigliari, dovevano fare il giro delle
“chiese”
e prelevare il marito o il fratello.
Le sfide alla mura,
la morra, facevano salire la tensione a livelli d’allarme per le
coronarie (ma
a quei tempi non si sapeva che esistessero). Della capacità di
sopportazione
alcolica ne parleremo più avanti.
Il Bera aveva
un bel cortile ombreggiato e spazioso (c’è tuttora). Periodicamente
veniva
messo a disposizione di saltimbanchi, teatranti e circhi. In una di
queste
soste al teatro della famiglia Rame, si dice, nacque la Franca che
tutti conosciamo
per le sue attività artistiche e per essere la moglie del Premio Nobel
Dario
Fo. Sempre al Bera, finita la guerra
si costruì una pista da ballo, moltissimi i giovani che la
frequentavano. Era
esplosa la frenesia per il ballo americano, il boogie-woogie e per le
melodie
italiane, per tanto tempo repressi dagli eventi bellici. Ad allietare
queste
serate vennero pure artisti affermati: ricordo Zuccheri e la sua
chitarra,
Sangiorgi al pianoforte e l’indimenticabile strappacuore Natalino Otto
al
microfono. Quanti cari ricordi: alla domenica sera, era impossibile
passare per
via San Sebastiano. Al sabato, invece tutti in piazza a sentire i
comizi del
signor Zadra socialdemocratico, elegante oratore: si proponeva di
diventare Sindaco di Parabiago e ci riuscì.
Ma
torniamo a parlare dei circoli. L’iscrizione con la
quale si diventava socio, era ereditaria e consentita solo a chi
prendeva il
posto di un congiunto già socio. Periodicamente veniva indetta
l’assemblea per
eleggere il Consiglio e il presidente. Nonostante quelli del Consiglio
in
carica dichiarassero sempre di non vedere il momento di passare le
consegne,
andava a finire che riuscivano quasi sempre a farsi rieleggere. Aveva
ragione
Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”.
Punto
di vanto per il Consiglio era la quantità di vino
regalata ai soci in occasione di certe feste e la vendita del vino a
prezzi
ribassati alla domenica, anche ai non soci, previa richiesta di uno
scontrino.
All’interno della struttura societaria, per un po’ di tempo si era
costituita
pure la “Società della Tazza”. Quali erano i fini non ricordo, so che
appese ad
una parete ogni iscritto aveva la “sua tazza” e se ne serviva per farsi
spillare il vino. Cosa importante da rimarcare è che il vino veniva
conservato
in grosse botti nelle cantine e il cantiniere
era il custode delle chiavi che poteva negare perfino al Presidente.
Anche
allora si sapeva del miracolo delle Nozze di Cana.
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