la scuola fantastica
0.1
Ecomuseo di Parabiago
Scritto con Libro Game Creator 2.0.3 (build 3)
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IL PROGETTO PER LA SCUOLA NUOVA

-Certo che è una bella fortuna davvero non essere obbligati ad andare a scuola, non ti pare Marta? - le domando io mentre ci avviciniamo al luogo in cui ci sembra che debba poi sorgere la nostra Manzoni.
-Tu dici sempre così perché vuoi fare il duro. In realtà andare a scuola piace anche a te. -
Mi secca darle ragione ... ma ce l'ha; così proseguiamo in silenzio la nostra ricerca.
Scavalchiamo il riale e attraversiamo alcune corti, con i loro edifici a due o tre piani e le abitazioni affacciate allo stesso cortile comune e con qualche fienile ai piani alti. Al loro interno ci sono bambini piccoli che giocano e anziane signore con la sedia che li sorvegliano chiacchierando tra loro e affaccendandosi in occupazioni domestiche; c'è chi sgrana i piselli o le pannocchie, chi intreccia i giunchi per fare un cesto, chi ricama a
mano asciugamani di lino. In una troviamo anche il pozzo comune.
Arriviamo sul posto ma ... non vediamo niente se non un alto muro.
-E' questo vero il luogo in cui verrà costruita la scuola, giusto Marta? - le chiedo appoggiandomi ad un'alta cinta che circonda lo spazio in cui nel nostro tempo siamo abituati a vedere l'edificio che ospita le nostre lezioni quotidiane. Ma quel contatto evidentemente fa da ponte.
Usciti dal vortice non abbiamo percorso molti metri: siamo ancora lì. Sull'angolo della via leggiamo il suo nome: non si chiama “ via 4 Novembre”, ma “via per Ravello”. Vicino a noi due persone parlano in un italiano con qualche parola in dialetto ogni tanto.
-Allora, signor Crivelli. Lo capisce anche lei che i bambini ormai sono diventati troppi e non ci stanno più nei locali vicino alla chiesa. Questo è un buon terreno e ormai la vostra famiglia non sa che cosa farsene di tutto questo parco. Ne venderà una parte al Comune? - dice il primo, un uomo elegante con il cappello in testa ed un completo grigio, che contrasta con l'abbigliamento di tutte le altre persone in giro sulla via.
-Egregio signor sindaco, noi fratelli ci abbiamo pensato a lungo e siamo favorevoli al progetto. Cederemo una buona fetta di terreno. Anche Parabiago avrà finalmente le sue Scuole Comunali. Vedrà che sul prezzo della compravendita ci intenderemo. - risponde l'altro più anziano che, pur non essendo più elegante del primo, ha un aspetto nobile nei modi e nell'atteggiamento.
-Grazie signor Crivelli, la città gliene sarà sempre grata. I ragazzi qui dentro troveranno non solo le lezioni di italiano e matematica, ma anche un locale per le terapia contro i malanni di stagione alla respirazione e un luogo sicuramente più riscaldato delle loro case in inverno. Ho già in mente come sarà il progetto: un edificio che si allunga qui sulla destra verso la vostra villa e che rientra poi verso sinistra. Una specie di “C”, con una bella cancellata che chiude l'area e crea un cortile per il gioco degli alunni. - risponde il primo.
-Vede signor Moroni, il problema è che, se la popolazione continuerà a crescere in questo modo presto non vi basterà neppure l'edificio che vuole far costruire e dovrete ingrandirlo oppure tirarne su altri. -afferma il nobile Crivelli, guardando lontano, mentre noi annuiamo riparati in un cortile lì vicino.
-Ci penseremo a suo tempo, perché per ora il comune ha appena appena i soldi per costruire questo. Adesso voglio sbrigare tutte le pratiche in modo che fra due anni, nel 1910, possa far partire l'asta pubblica per l'assegnazione dei lavori e nel giro di un anno poi inaugurare la scuola. esclama soddisfatto il sindaco.
-Hai sentito Matteo? Facendo i calcoli ci troviamo allora nel 1908 e la scuola non c'è ancora, ma fra pochi anni forse sarà pronta.
-Ci stiamo avvicinando alla soluzione del mistero che ha messo in moto questo strano viaggio nel tempo... e spero poi che riusciremo a tornare al nostro presente.
-Come mi piacerebbe esserci al momento del suono della prima campanella. Dev'essere molto emozionante. -sogna lei.
-Credi che ci sarà già anche la nostra maestra? Dice che insegna da una vita e non vogliono mandarla in pensione.
-Ma che cosa dici? Non è mica così vecchia! Se ti sentisse lei! - mi rimprovera Marta cedendo però alla tentazione di ridere di gusto alla mia battuta.

-Marta e io sgattaioliamo via e per sbaglio urtiamo il sindaco: vai al paragrafo 28

- Torniamo in piazza: vai al paragrafo 22