-Certo che è una bella fortuna davvero non
essere obbligati ad andare a scuola, non ti pare Marta? - le domando io
mentre ci avviciniamo al luogo in cui ci sembra che debba poi sorgere
la nostra Manzoni.
-Tu dici sempre così perché vuoi fare il duro. In realtà andare a scuola piace anche a te. -
Mi secca darle ragione ... ma ce l'ha; così proseguiamo in silenzio la nostra ricerca.
Scavalchiamo
il riale e attraversiamo alcune corti, con i loro edifici a due o tre
piani e le abitazioni affacciate allo stesso cortile comune e con
qualche fienile ai piani alti. Al loro interno ci sono bambini piccoli
che giocano e anziane signore con la sedia che li sorvegliano
chiacchierando tra loro e affaccendandosi in occupazioni domestiche;
c'è chi sgrana i piselli o le pannocchie, chi intreccia i giunchi per
fare un cesto, chi ricama a
mano asciugamani di lino. In una troviamo anche il pozzo comune.
Arriviamo sul posto ma ... non vediamo niente se non un alto muro.
-E'
questo vero il luogo in cui verrà costruita la scuola, giusto Marta? -
le chiedo appoggiandomi ad un'alta cinta che circonda lo spazio in cui
nel nostro tempo siamo abituati a vedere l'edificio che ospita le
nostre lezioni quotidiane. Ma quel contatto evidentemente fa da ponte.
Usciti
dal vortice non abbiamo percorso molti metri: siamo ancora lì.
Sull'angolo della via leggiamo il suo nome: non si chiama “ via 4
Novembre”, ma “via per Ravello”. Vicino a noi due persone parlano in un
italiano con qualche parola in dialetto ogni tanto.
-Allora,
signor Crivelli. Lo capisce anche lei che i bambini ormai sono
diventati troppi e non ci stanno più nei locali vicino alla chiesa.
Questo è un buon terreno e ormai la vostra famiglia non sa che cosa
farsene di tutto questo parco. Ne venderà una parte al Comune? - dice
il primo, un uomo elegante con il cappello in testa ed un completo
grigio, che contrasta con l'abbigliamento di tutte le altre persone in
giro sulla via.
-Egregio signor sindaco, noi fratelli ci abbiamo
pensato a lungo e siamo favorevoli al progetto. Cederemo una buona
fetta di terreno. Anche Parabiago avrà finalmente le sue Scuole
Comunali. Vedrà che sul prezzo della compravendita ci intenderemo. -
risponde l'altro più anziano che, pur non essendo più elegante del
primo, ha un aspetto nobile nei modi e nell'atteggiamento.
-Grazie
signor Crivelli, la città gliene sarà sempre grata. I ragazzi qui
dentro troveranno non solo le lezioni di italiano e matematica, ma
anche un locale per le terapia contro i malanni di stagione alla
respirazione e un luogo sicuramente più riscaldato delle loro case in
inverno. Ho già in mente come sarà il progetto: un edificio che si
allunga qui sulla destra verso la vostra villa e che rientra poi verso
sinistra. Una specie di “C”, con una bella cancellata che chiude l'area
e crea un cortile per il gioco degli alunni. - risponde il primo.
-Vede
signor Moroni, il problema è che, se la popolazione continuerà a
crescere in questo modo presto non vi basterà neppure l'edificio che
vuole far costruire e dovrete ingrandirlo oppure tirarne su altri.
-afferma il nobile Crivelli, guardando lontano, mentre noi annuiamo
riparati in un cortile lì vicino.
-Ci penseremo a suo tempo,
perché per ora il comune ha appena appena i soldi per costruire questo.
Adesso voglio sbrigare tutte le pratiche in modo che fra due anni, nel
1910, possa far partire l'asta pubblica per l'assegnazione dei lavori e
nel giro di un anno poi inaugurare la scuola. esclama soddisfatto il
sindaco.
-Hai sentito Matteo? Facendo i calcoli ci troviamo allora
nel 1908 e la scuola non c'è ancora, ma fra pochi anni forse sarà
pronta.
-Ci stiamo avvicinando alla soluzione del mistero che ha
messo in moto questo strano viaggio nel tempo... e spero poi che
riusciremo a tornare al nostro presente.
-Come mi piacerebbe esserci al momento del suono della prima campanella. Dev'essere molto emozionante. -sogna lei.
-Credi che ci sarà già anche la nostra maestra? Dice che insegna da una vita e non vogliono mandarla in pensione.
-Ma
che cosa dici? Non è mica così vecchia! Se ti sentisse lei! - mi
rimprovera Marta cedendo però alla tentazione di ridere di gusto alla
mia battuta.
-Marta e io sgattaioliamo via e per sbaglio urtiamo il sindaco: vai al paragrafo
28- Torniamo in piazza: vai al paragrafo
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