Ecomuseo del Paesaggio

 Mappa interattiva della Comunità di Parabiago

In esecuzione:
questa è l'acqua del canale villoresi che affronte una piccola diga formando una cascatina


Per approfondimenti

- Progetto: "Il nostro amico Canale Villoresi"

- Foto: "Una biciclettata lungo il Canale Villoresi"

- Progetto MiBici Provincia di
Milano

- Piccola Venezia. Villastanza  nel '900 tra storia e poesia di Augusto Boldorini (PDF 3,4 Mb)


-Le vie d'acqua di Milano 1860


pagine correlate:




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Mappa: (C) 2007 Patrizio Croci

Canale Villoresi

Il Canale Villoresi è un canale d'irrigazione progettato alla fine del XIX secolo dall'ingegnere lombardo Eugenio Villoresi.
Preleva l'acqua dal fiume Ticino, dalla diga del Pan Perduto in località Maddalena, frazione di Somma Lombardo e ha termine nel fiume Adda dopo un percorso lungo 86 km che lo qualifica come il canale artificiale più lungo d'Italia.
I lavori di realizzazione cominciarono nel 1877 e vennero completati nel 1890. Nonostante l'irrigazione fosse lo scopo principale dell'opera, la costruzione di alcune conche di navigazione lo rese parzialmente accessibile a barconi per il trasporto della sabbia.
Il canale attraverso svariate bocche e rami secondari, estesi per circa 130 km, fornisce acqua ai campi agricoli e, tramite ulteriori diramazioni, bagna ben 1400 km.
Negli ultimi anni, è stato parzialmente realizzato un progetto di fruizione del canale che prevede una pista ciclopedonale di collegamento tra Ticino e Adda. Attualmente esistono solamente in alcuni tratti, come tra Arconate e Garbagnate Milanese. La pista ciclabile, quando sarà ultimata, rappresenterà uno dei percorsi portanti del'intero sistema ciclopedonale della Provincia di Milano.

(tratto da Wikipedia)

Il Villoresi era per Villastanza - e lo è ancora in parte - quello che il Nilo è per l’Egitto. Naturalmente
è un paradosso; ma se osserviamo la cartina topografica allegata, vediamo che Villastanza è quasi abbracciata dal canale e dai suoi secondari. Intanto ci si rende conto che è costellata da una cerchia di 16 ponti: una piccola Venezia!
Vediamo di incontrarli seguendo il flusso della corrente. Per primo, quello detto della Maria Bela, ci passa sopra la strada per Casorezzo da via Vela. Più avanti il ponte nuovo delle Scuole Medie di via Borromini; proseguendo si incontra il Ponte di Viale Lombardia e più avanti quello della ferrovia.
Questo tratto di canale era da noi chiamato Canal Gross e durante la stagione dei bagni era affrontato dai più esperti perché notevoli erano le difficoltà; prima fra tutte l’altezza dell’acqua, poi la mancanza di approdi per risalire la sponda.
Nel mezzo di questo tratto di canale, si trova la sede operativa del Consorzio Villoresi; quella principale si trova a Magenta. Nei pressi esisteva una piccola chiusa, denominata vaschetta, paradiso per i più piccoli. Appena oltre c’è la presa del Canale Secondario, attraversato dal ponte del Cristiani, nome della famiglia che abitava la sede del Consorzio. Più avanti il Pont Rott, così chiamato perché non aveva le spallette protettive (è quello attraversato ora dal viale Lombardia) e poi il Pont da Legn, formato da una intelaiatura in ferro con il fondo di traversine di legno. Questi due ponti portavano al passaggio a livello della ferrovia – via Sansovino e quindi a Parabiago - .
Proseguendo la rete di canali, si incontrano le Vasche della Mecaniga o Unione Manifatture. L’acqua che vi entrava doveva seguire determinati percorsi con chiuse e paratie che regolavano la portata di alimentazione per la turbina idraulica che trasmetteva potenza alle linee di pulegge azionanti i telai della manifattura. L’acqua di queste vasche sfociava in una spettacolare cascata di circa 3 metri dalla quale taluni temerari si lasciavano trasportare.
Inizia qui il tratto di canale cosiddetto del Casel e relativo Ponte del Casel sulla strada che attraversando la ferrovia portava a Nerviano.
Più oltre il canale si divideva: un ramo proseguiva per Pogliano, l’altro per Arluno. Seguendo questo tratto si incontra il nuovo ponte superato dal proseguimento di viale Lombardia per Vanzago, poi quello del Ronco, quello del Bascin, quello per la Poglianasca e quello della Vaschetta, chiamato così perché di fianco c’era appunto una vaschetta, meta di pic-nic e bagni per le famiglie nei giorni di festa.
Vediamo di elencare i vari ponti incontrati:
  • Pont de la Mariabela – via Vela
  • Ponte delle Scuole Medie – via Borromini
  • Pont del Canal Gross
  • Pont de la Ferrovia
  • Pont di Cristiani
  • Pont Rott
  • Pont de Legn
  • Pont dal Casel
  • Pont da Cantun (per Pogliano)
  • Ponte Nuovo (per Vanzago)
  • Pont del Roncu
  • Pont del Bascin
  • Pont de la Puanasca
  • Pont de la Vascheta
  • Pont d’Arlun
  • Pont di tre Toll
  • Pont dal Lignamè

D’estate i vari canali richiamavano molti bagnanti. Arrivavano in bicicletta dai paesi vicini, perfino da Legnano. Era tanta l’affluenza che si resero necessarie ordinanze comunali che vietavano la sosta presso i ponti e le strade. Bisogna tener presente che a quei tempi non si andava al mare in vacanza e il solo mezzo di trasporto era la bicicletta.
Tornando alla funzione principale per la quale il Villoresi fu costruito – quella di irrigare – occorre dire che tutta la sua acqua doveva essere guidata, misurata e distribuita, 24 ore su 24. A dirigere l’attività era preposto il Sig. Cristiani, che abitava nella sede del Consorzio con due sorelle, una delle quali insegnava alle elementari. Collaboravano con lui il Sig. Galli (Gian Ciocia) e i vari campieri, più gli operai per le manutenzioni. L’acqua si pagava a tempo: un tot per ora.
Dopo l’uscita dai canali l’acqua veniva guidata alle rogge e, con l’ausilio di incastri in legno, convogliata nei vari poderi dove ad attenderla stava il contadino con la lamera pronta ad essere usata. La lamera consisteva in una specie di ghigliottina in ferro, manovrata con forza con ambo le braccia; la si piantava nei solchi sul terreno per obbligare l’acqua ad espandersi su tutta la superficie. Pensate un po’ a un povero Cristo, con i cuturni (stivali), solo, di notte, al bivio, in mezzo al campo o lungo i sentieri ricoperti di robinie. Era la vita del contadino, per il quale non esistevano orari e giorni festivi.
Altro uso che si faceva dell’acqua del Villoresi, era quello di lavare la biancheria. Lungo le rogge, le beole che guidavano gli incastri servivano egregiamente per insaponare, torcere, sciacquare e stendere i panni. E per le donne era un’occasione per una lunga chiacchierata al termine della quale il bucato era asciutto. L’acqua del Villoresi serviva pure per dissetarsi. In estate si riempivano fiaschi e damigiane, si aggiungeva della genziana per darle un sapore amarognolo ed ecco un ottimo dissetante. D’altronde si è sempre bevuta acqua prelevata dai pozzi, o presa dalle pompe a leva.
L’acquedotto comunale fu costruito verso il 1930. Possiamo ancora ricordare che il canale era percorso da barconi che facevano la spola con il Ticino, trasportando prevalentemente sabbia. Queste barche furono ritenute materiale bellico durante la guerra, tanto che aerei inglesi si abbassavano a mitragliarle. Non dimentichiamo che, dopo tante utilità, il Villoresi fu anche causa di disgrazie.

(tratto da Il Villoresi, tratto da Piccola Venezia di Augusto Boldorini)

Sotto: la Barsanella ieri e oggi





Sotto: Ponte di Ravello