Per
approfondimenti
Biblioteca
digitale.
Sono
consultabili alcuni libri digitali sulla
battaglia. Leggi
gli e-book
F.Predari,
A. Cavagna Sangiuliani di Gualdana.Laminee: Cicca Berlicca, La forca
t'impicca, Leon, speron...col rest - Indovina se l'è quest cronaca
strvagantissima milanese stata, 1860 Cronaca della battaglia scritta dal cameriere di Giovanni Galeazzo Sforza.
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on-line
Il
messale ambrosiano del 1522 che cita la messa
in ricordo della battaglia.
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on-line, la
messa per la battaglia
F.Mantegazza.
Sant'Ambrogio e la vittoria a Parabiago.
Milano, 1494
Un
documento sulla vittoria dei milanesi nella
battaglia di Parabiago grazie all'apparizione
di Sant'Ambrogio.
Scarica
il PDF, Leggi
on-line.
F. Granito. Il miracolo nel campo.
Sant'Ambrogio della battaglia... di
Parabiago.
Articolo
pubblicato su "Olona e dintorni" nel luglio
2013. Leggi
l'articolo.
La battaglia di
Parabiago a fumetti.
Due fumetti
realizzati dagli studenti del Liceo Cavalleri, uno non più on-line. Se
riesci a rintracciare il file inviacelo. Leggi il primo fumetto
|
Battaglia
di
Parabiago
Bassorilievo
di
G. Castiglioni - sala consiglio comunale
di Parabiago
Battaglia
combattuta nelle campagne parabiaghesi,
tra le truppe milanesi di Azzone
Visconti,
guidate
dallo
zio Luchino,
contro la Compagnia
di
San Giorgio dell'altro
zio Lodrisio,
pretendente Signore
di
Milano.
Tutto
cominciò
nel 1327, con la morte del Signore di
Milano Galeazzo
I
Visconti,
che lasciò come unico erede il figlio
Azzone, il quale, in opposizione al
pontefice, comprò il titolo di Vicario
di Milano dall'Imperatore
di
Germania Lodovico
il
Bavaro.
Nel 1332 al
governo del nuovo Vicario, si
associarono gli zii Luchino e Giovanni
Visconti Arcivescovo,
figli
di Matteo
Visconti,
in una sorta di triumvirato.
L'altro zio Lodrisio, rimastone fuori,
inscenò invano una serie di congiure,
per spodestare i tre; quando tutti i
suoi complici furono arrestati da Azzone
(23 novembre 1332), e rinchiusi nelle
prigioni di Monza
(dette
i
forni),
fu costretto a fuggire a Verona,
ospite di Mastino
II
della Scala.
Lodrisio,
presso
la corte scaligera, costituì un'armata
composta per lo più da germanici e
svizzeri di lingua tedesca, chiamata
Compagnia
di
San Giorgio,
e con l'aiuto stesso di Mastino, Signore
di Verona, strinse una serie di alleanze
con i nemici del nipote, nelle quali
rientrava anche Calcino Tornielli,
Signore di Novara. Nel
frattempo anche il nipote Azzone aveva
concordato alcune alleanze: suo suocero,
il Conte Ludovico
II di Savoia,
il Marchese di Ferrara Obizzone
d'Este,
le Signorie di Mantova,
Saluzzo
e
Bologna,
oltre il Patriarcato
di
Aquileia.
Così l'ambizioso zio, usurpando il
titolo di Signore del Seprio,
cominciò dal Veneto a muovere le sue
truppe, scontrandosi con l'esercito
ambrosiano presso Rivolta
d'Adda
(1339, primi di febbraio); ne uscì
vittorioso, e nei giorni seguenti prese
Cernusco
sul
Naviglio,
Sesto
di
Monza e
Legnano,
dove si ricongiunse con le truppe
scaligere.
Arrivarono
però
i rinforzi in favore di Azzone, dalla
Savoia
giunse
una
compagnia capitanata da Ettore da Panigo, da
Ferrara altri uomini sotto la guida di Roberto
Villani,
che venne eletto Capo
delle
Truppe Ausiliari
dal Consiglio di Guerra. Ora il Vicario poté
organizzarsi contro il rivale: mise
truppe di stanza in alcuni borghi della
zona
del Sempione, a Parabiago le
avanguardie, a Nerviano il
centro della difensiva sotto lo zio
Luchino Comandante
Supremo dell'Esercito,
a Rho
il
Villani controllava la retroguardia, in
Milano
invece lo
stesso Azzone, malato di gotta, con al
fianco lo zio Arcivescovo Giovanni,
capitanava le milizie di difesa entro le
mura.
Lodrisio
decise
di cogliere di sorpresa i nemici, entrò
segretamente in Parabiago da tre vie: da
Canegrate, dal
Sempione e lungo l'Olona. La battaglia
infuriò.
Si
dice che i due eserciti, avendo entrambi
le insegne Viscontee, per distinguersi
gridassero Miles Sancti Ambrosii
(Soldati di Sant'Ambrogio), per i
milanesi, e Rithband Heinrich
(Cavalleria di Enrico), per la Compagnia
di San Giorgio.
Per
alcune
fasi, i soldati di Lodrisio ebbero la
meglio, si distinsero tra le truppe
ambrosiane soltanto pochi nomi, tra i
quali un certo Antonio, figlio illegittimo
di Matteo
Visconti, quindi ziastro di
Azzone, egli fece strage di mercenari tedeschi
e si impossessò del loro stendardo. Però
ad uno ad uno crollarono i vari capi
milanesi, cosi Luchino trovatosi in
condizioni disperate, prese una soluzione
estrema: si armò di lancia e furiosamente
si buttò a cavallo tra le file nemiche,
venne poi disarcionato e fatto prigioniero
dai Lodrisiani, che lo legarono ad
un noce; i suoi si persero d'animo e
cominciarono la ritirata. Lodrisio vide
vicina la vittoria, si accampò in centro
paese, con i comandanti studiava le mosse
per entrare in Milano, mentre i suoi
soldati si diedero all'ozio e alle razzie.
I
fuggiaschi raggiunsero Rho, dove
Roberto Villani scelse di riorganizzare le
file ambrosiane e fece marcia verso
Parabiago: fu facile per lui cogliere di
sorpresa le vedette e liberato Luchino,
riprese a dar battaglia.
Altri
fuggiaschi
raggiunsero Milano ed impauriti
cominciarono a raccontare l'esito
parziale della battaglia, che sembrava
ormai conclusa in favore dei loro
nemici. Azzone impose l'ordine di
chiudere tutte le porte cittadine,
impedendo ingresso e uscita a chiunque e
mise in allerta i militi entro le mura.
Pare che poi si ritirasse nella sua
cappelletta privata per pregare Dio e
Sant'Ambrogio.
Le
preghiere
del "Vicario Imperiale" furono
ascoltate: dice la leggenda che Sant'Ambrogio
apparve
sul
campo di battaglia.
Cominciò
a
formarsi in cielo un nuvolone bianco, dal
quale spuntò a cavallo il Patrono di
Milano, vestito di bianco, ed
arrabbiato cominciò a frustare i soldati
di Lodrisio, così i milanesi incoraggiati
da tale miracolo, si avventarono sui
nemici ed ebbero la meglio.
Lodrisio
venne
poi catturato nelle campagne e su ordine
di Azzone fu rinchiuso nelle prigioni di
San
Colombano
al Lambro,
fino al 1349, quando dopo la morte di
Azzone e Luchino, venne liberato dal
magnanimo fratello, l'Arcivescovo
Giovanni Visconti. Uno dei suoi alleati,
Calcino Tornielli, venne cacciato da
Novara, che divenne feudo visconteo.
La
leggendaria
apparizione aveva posto fine alla Battaglia
di Parabiago
e fu così eclatante che per secoli,
nelle cronache milanesi e lombarde,
oscurò la Battaglia
di
Legnano.
Sul luogo della Battaglia per ordine dei
milanesi fu costruita la Chiesa di S.
Ambrogio della Vittoria. Sino al
1586 ogni anno in occasione della
ricorrenza della vittoria (21 febbraio)
una processione partiva da Milano e
arrivava alla chiesa di S. Ambrogio
della Vittoria a Parabiago e in tutta la
diocesi di Milano veniva celebrata una
messa per tale ricorrenza. San Carlo
abolì sia la messa che la
processione.
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