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LA PATERA E' TORNATA A PARABIAGO
La Patera di
Parabiago, uno dei più
importanti reperti delle collezioni milanesi.
Il 23/4/2014 presso il museo Carla Musazzi di
Parabiago è stato presentato il libro di Raffaele Baroffio "Tra due battaglie Ove si narra la vera
historia della Patera di Parabiago", in cui l'autoreha
ricostruito in modo romanzato alcuni aspetti della vicenda della Patera di
Parabiago.
La Patera è stato il più importante, ma non l'unico pezzo prezioso esposto
alla mostra avvenuta a Parabiago dal 29/1/2010 al 7/2/2010 nella Villa Corvini: i numerosi visitatori hanno infatti
ammirato altri reperti archeologici inerenti la necropoli di San Lorenzo e
concessi per l'occasione dal Museo Civico Guido Sutermeister di Legnano.
La Patera di Parabiago è unpiatto d'argento, datato alla seconda metà delIV secolo.Rinvenuta nel 1907aParabiago, è attualmente conservata nelMuseo archeologico di Milano. Il piatto ha un diametro di circa 40 cm e pesa circa 3,5 kg. È decoratoa sbalzo, con tracce didoratura e raffigura il trionfo diAttiseCibele(laMagna Mater) su un carro tirato da leoni, accompagnati daicoribantie inquadrati da personificazioni cosmiche e legate ai culti orientali (tra cuiAion,Atlante,Tellus,Oceanoe Nereidi). La Patera venne rinvenuta durante gli scavi delle fondamenta della villa del senatoreFelice Gajoed arrivò in possesso della Sovraintendenza solo dopo la sua morte nel1929. Era stata utilizzata come copertura di un'urna cineraria. La testimonianza offerta da questo oggetto è di grande importanza per la storia dellaMilanotardo-imperiale, sia per la continuazione del culto pagano,
sia per la ricchezza delle ville dei grandi proprietari nei pressi
della città, sia per la qualità artistica dell'artigianato di lusso
disponibile in quest'epoca. Il tema della raffigurazione ha indotto ad attribuire il manufatto all'epoca della rinascita pagananeoplatonicache si ebbe sotto l'imperatoreGiuliano, sebbene ancora alla fine delV secolo,all'epoca di Aurelio Ambrogio,
siano ancora testimoniate solenni celebrazioni del culto di Cibele. Lo
stesso vescovo testimonia per la sua epoca la presenza di officine in
grado di lavorare artisticamente il vasellame d'argento, utilizzato sia
per scopi profani che liturgici.