Descrizione:
La via principale di Casone è dedicata a Stefano Jacini. Jacini
soggiornava per tutta estate nella sua villa situata a Casone, in
località Cascina Nuova.
Nato a Casalbuttano il 20 giugno 1826 è stato un politico ed economista italiano.
Proveniva da una delle
famiglie più antiche e benestanti della Bassa lombarda. Studiò in
Svizzera, a Milano e in alcune università tedesche.
Durante il periodo della
Restaurazione del dominio asburgico sulla Lombardia (1849-1859), si
dedicò a studi economici e letterari.
In un altro suo lavoro, Sulle condizioni economiche della Valtellina
(Milano, 1858), Jacini espose i mali del dominio austriaco e scrisse
per Camillo Cavour, un libro bianco sulle condizioni generali di
Lombardia e Veneto.
Cavour stesso lo nominò ministro dei Lavori pubblici del Regno di Sardegna (1860-1861).
Jacini fu Deputato della Repubblica (dal 1860 al 1867), Senatore (dal
1870), ministro dei ‘Lavori pubblici’ nel 1860 e poi 1864 al 1867
(durante i ministeri La Marmora I e II e Ricasoli II).
Le sue capacità diplomatiche
(unite alla conoscenza del tedesco) fruttarono il raggiungimento di un
accordo anti-austriaco con la Prussia, che fu alleata dell'Italia nella
terza guerra di indipendenza. Jacini fornì preziose consulenze anche
sull'organizzazione della rete ferroviaria nazionale.
Dal 1881 al 1886 fu presidente
della commissione d'inchiesta sulle condizioni della classe agricoltura
in Italia, e pubblicò nel 1884 un voluminoso rapporto, tutt'ora noto
col nome Inchiesta Jacini perché proprio Jacini (presidente della
Commissione d’inchiesta) firmò la relazione finale nel
1884. Liberista, chiedeva la riduzione delle spese militari e sgravi fiscali per l'agricoltura.
Questa inchiesta resta un’opera fondamentale per la conoscenza
dell’agricoltura italiana e per la comprensione del vasto dibattito
politico che l’accompagnò.
Jacini fu un serio studioso di problemi economici e fu propugnatore di
un modello lombardo di sviluppo, fondato sull’integrazione di industria
e agricoltura, basato sulla razionalità liberista. Quarant’anni più
tardi, Gioberti guarderà alle sue tesi come un’occasione mancata per
confrontarsi apertamente dentro e fuori l’ambito nazionale.
L’influenza di Jacini in seno alla Giunta era stata dominante, non solo
per le vicende dell’Inchiesta stessa, ma anche per oggettivi fatti di
competenza. Infatti, egli era l’unico tra i commissari ad avere già
affrontato, circa trent’anni prima, con notevole successo, la materia
dell’Inchiesta, sia pure in riferimento alla sola Lombardia. Questo
lavoro fu pubblicato con il titolo di: “La proprietà fondiaria e le
popolazioni agricole in Lombardia” nel 1854 (1856). Questa opera era stata
scritta per un concorso bandito nel 1851 dalla sezione economica della
‘Società d'incoraggiamento di scienze, lettere ed arti’ di Milano ed era stata premiata
dalla commissione giudicatrice nel 1853. Per la pubblicazione fu
notevolmente rimaneggiata e accresciuta.
All’indomani dell’Unità d’Italia, Jacini si era posto l’obiettivo di un
saggio sull’economia rurale in Italia, abbozzato e non portato a
termine per gli impegni crescenti della sua vita politica.
Nell’archivio Jacini a Casalbuttano sono conservati appunti inediti di
un saggio sull’economia rurale in Italia (datati 1864). Di questo ne dà
notizia il nipote Stefano Jacini junior nella biografia pubblicata per
il centenario della nascita “Un conservatore rurale della nuova Italia”.
Ricevette il titolo di conte nel 1880.
Morì a Milano il 25 marzo 1891.