La vita
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Publio Virgilio Marone nacque ad Andes, presso Mantova (generalmente identificata con Pietole) nel 70 a.C. Il padre era probabilmente di umili condizioni, salito in ricchezza e grado sociale grazie al matrimonio con la figlia del suo padrone, Magia Polla. Virgilio faceva dunque parte di un’agiata famiglia di possidenti terrieri ed ebbe così modo di conoscere la vita e il lavoro della gente di campagna: il ricordo del paesaggio padano, con le sponde ombrose del Mincio e il suo scorrere placido attraverso la pianura mantovana, ricorrerà spesso in più passi delle sue opere. Virgilio ebbe comunque la possibilità di studiare prima a Cremona e Milano, poi nel 53 a.C. a Roma dove completa i suoi studi di retorica, necessari per intraprendere la carriera politica. Tuttavia il suo carattere schivo e l’estrema timidezza non si conciliavano con l’attività oratoria e con la vita frenetica della capitale: agli impegni e al clamore della vita pubblica, preferisce così la tranquillità che potevano offrirgli Andes o Napoli, dove può finalmente dedicarsi allo studio della letteratura e della filosofia, frequentando la scuola dell’epicureo Sirone.
Illo Vergilium me tempore dulcis alebat
Parthenope studiis florentem ignobilis oti
In quel tempo me, Virgilio, nutriva la dolce
Partenope, sereno fra opere di un’oscura quiete
Georgiche IV, 563-564
Questo è però un momento di grave crisi dello stato, che porterà al passaggio dalla Repubblica al Principato: l’attualità romana (fatta di guerre civili e confische di terre per ricompensare i veterani di guerra) irrompe nella tranquillità agreste del poeta, strappandolo dal suo ideale di vita quieta ed appartata. Nel 42 a.C. infatti, a Filippi Ottaviano e Marco Antonio eliminano Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare: si apre così il grave problema delle confische di terre per ricompensare i veterani dell’esercito vittorioso. I primi terreni ad essere espropriati sono quelli delle città che, durante la guerra, avevano parteggiato per i cesaricidi: fra queste si trovava anche Cremona, il cui territorio confinava con quello di Mantova. Virgilio ricorda con amarezza questi momenti:
Parthenope studiis florentem ignobilis oti
In quel tempo me, Virgilio, nutriva la dolce
Partenope, sereno fra opere di un’oscura quiete
Georgiche IV, 563-564
Questo è però un momento di grave crisi dello stato, che porterà al passaggio dalla Repubblica al Principato: l’attualità romana (fatta di guerre civili e confische di terre per ricompensare i veterani di guerra) irrompe nella tranquillità agreste del poeta, strappandolo dal suo ideale di vita quieta ed appartata. Nel 42 a.C. infatti, a Filippi Ottaviano e Marco Antonio eliminano Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare: si apre così il grave problema delle confische di terre per ricompensare i veterani dell’esercito vittorioso. I primi terreni ad essere espropriati sono quelli delle città che, durante la guerra, avevano parteggiato per i cesaricidi: fra queste si trovava anche Cremona, il cui territorio confinava con quello di Mantova. Virgilio ricorda con amarezza questi momenti:
Mantua vae miserae nimium vicina
Cremonae
Mantova, ahimè troppo vicina alla sventurata Cremona
Bucoliche IX, 28
Mantova, ahimè troppo vicina alla sventurata Cremona
Bucoliche IX, 28
Probabilmente anche Virgilio perse, o
fu sul punto di perdere, i suoi possedimenti. Riuscì a conservarli solo
grazie all’intervento di alcuni personaggi influenti, fra cui lo stesso
Ottaviano, che aveva avuto modo di conoscere a Roma, frequentando
l’esclusivo circolo di letterati ed intellettuali che si raccoglieva
attorno a Mecenate. A queste persone – Cornelio Gallo, Asinio Pollione,
Alfeno Varo – esprimerà tutta la sua gratitudine e devozione in alcuni
passi delle Bucoliche. Tuttavia, il ricordo di questi eventi e il senso
di insicurezza per il futuro, resteranno un motivo ricorrente in tutta
la sua opera. Virgilio morirà a 51 anni, il 21 settembre del 19 a.C. a
Brindisi, di ritorno da un viaggio in Grecia dove si era recato per
raccogliere informazioni di carattere storico e geografico sui luoghi
che aveva descritto nell’Eneide. Il suo corpo sarà poi trasportato a
Napoli e sepolto sulla via di Pozzuoli.