Descrizione


Il fascino delle rovine e della natura

Posto su un’isola naturalistica formata da due rogge che si dipartono dall’Olona, l’ormai rudere del mulino “Sotto il castello” condivide le origini (XI-XIII sec.) e la storia con il vicino castello visconteo, di cui costituiva un’appendice. Trasformato nei secoli mantenne la funzione di mulino da grano a tre ruote fino a metà del Novecento, unico superstite a Legnano.

L’ormai rudere del mulino “Sotto il castello” (detto Mulino Cornaggia, Mulino Lombardi o Mulino Tenconi) sorge su un’isoletta formata dalla roggia molinara che si diparte dall’Olona e da una roggia secondaria per la manutenzione delle pale. L’area, raggiungibile da un ponte in mattoni, era collegata all’isola del castello da un altro ponte non più esistente.

Il mulino, utilizzato per la produzione di farina, fin dalle origini fu strettamente connesso al castello, posto a difesa delle terre agricole della zona, di cui seguì le vicende ed i passaggi di proprietà. I primi documenti risalgono al XIII sec. e la prima apparizione in mappa al 1606. Gestito da molinari, nell’800 passò in proprietà Cornaggia, mentre il castello veniva trasformato in azienda agricola. Grazie a ciò, contrariamente agli altri mulini di Legnano, trasformati ai primi del ‘900 in opifici industriali ed in seguito demoliti, mantenne l’attività fino agli anni '60 del Novecento, per essere poi abbandonato ed acquistato negli anni ’80 dal Comune di Legnano.

Originariamente realizzato in legno e composto da 4 stanze al piano terra e da 2 al piano superiore, dal 1829 al 1835 fu ampliato e sopraelevato. Nel 1850 la parte in legno fu rifatta in “viva” (mattoni a vista). Risale allo stesso periodo la casa del molinaro (colui che gestiva il mulino), mentre la stalla ed il fienile retrostanti sono dei primi del ‘900.

Nel 1606 aveva “4 rodigni” e dal ‘700 fu dotato di tre ruote idrauliche in legno, di cui una sostituita da un meccanismo in ferro di 4 m di diametro, che permettevano all’albero di muovere le macine interne. Traccia delle ruote e dei meccanismi sono oggi visibili nei fori circolari della parete esterna in pietra a ridosso della roggia, ove è leggibile una data incisa del ‘600, ed internamente nei blocchi di granito forati che ospitavano i meccanismi. Alcune macine ed altri attrezzi sono invece esposti a lato dei ruderi.

Oggi, pur ridotto a rudere, il mulino mantiene una forte valenza simbolica e storico-architettonica, quale testimonianza del sistema di architettura rurale locale, al confine con il PLIS dei Mulini, di cui costituisce la naturale prosecuzione ed ampliamento.

Recentemente riqualificata e ripulita, l’isola che lo ospita presenta grande interesse anche dal punto di vista naturalistico ed ambientale, in quanto ospita vegetazione autoctona (olmi, salici, ontani, sambuchi ecc.), mentre nelle anse della roggia che la circonda vi sono le condizioni ideali per l’insediamento di anfibi e pesci, grazie anche alla recente realizzazione di un vacuolo e di opere spondali che ne hanno incrementato la sinuosità. 


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