-E' proprio lui! - si agita Marta sentendolo parlare - E' Giuseppe Maggiolini e siamo nel suo tempo.
-Ma
non è più o meno dello stesso periodo in cui ci trovavamo già? -domando
io sforzandomi di recuperare le informazioni utili nella mia memoria di
studioso di storia piuttosto svogliato.
-Sì, ma l'apertura del suo laboratorio in questo edificio è un po' successivo. -mi spiega lei.
Scendendo
dalla torre del Collegio, infatti, abbiamo provato ad aprire
timidamente ad una porta che dava su un vasto salone e in quel momento
abbiamo avuto di nuovo la sensazione del viaggio nel tempo, ma è durata
davvero poco: il viaggio è stato breve.
Diamo un'occhiata intorno e
ammiriamo tutti gli operai all'opera, che ogni tanto si alzano dal loro
banchetto e vanno a consultare i bellissimi disegni artistici preparati
per la decorazione a intarsio dei vari mobili in preparazione.
-Caspita, che lavoro complicato! - commento io meravigliato.
-E'
per questo che questi mobili già allora valevano molto e adesso sono
dei veri e propri pezzi di artigianato artistico rari e preziosi. - mi
fa notare la mia amica.
-Mia nonna ne ha uno uguale in casa. - le dico
-Scusa? Vuoi dirmi che tua nonna possiede un vero “Maggiolini” d'epoca in casa? Ma allora è straricca.
-Sì, ci tiene sopra la televisione. È quello in sala.
-Ma
chi? Tua nonna Guglielmina? Ma guarda che ci sono stato a casa sua con
te. Quello non è mica un lavoro del grande ebanista: è solo un mobile
che andava di moda quando lei era giovane. Anche se è un po'
vecchietta, non penso che lei abbia più di trecento anni! Si vede
proprio che di certe cose non te ne intendi affatto! - mi prende un po'
in giro lei.
Confesso che un po' mi offendo: con me le piace fare
sempre la figura di quella che sa tutto. Così mi allontano e sbircio
una specie di cartina che Maggiolini ha aperto sul tavolo.
-Ma
questo è l'antico tracciato del Riale! Me lo hanno mostrato a scuola.-
orgoglioso di mostrare a Marta che anch'io so qualcosa. - E' un canale
che dal medioevo ha portato l'acqua dell'Olona fino in centro a
Parabiago. Serviva per lavare i panni, abbeverare le bestie, bagnare
gli orti e i giardini, costruire gli edifici. È stato in funzione fino
al 1928.
-Grazie caro, ma lo sapevo benissimo. -mi risponde con
aria saputella facendomi nuovamente innervosire – Ma forse tu non sai
che fu chiuso nel 1780 e proprio Maggiolini, così famoso alla corte del
figlio di Maria Teresa, ne chiese la riapertura per la costruzione e
l'ampliamento della chiesa di San Gervaso e San Protaso, a cui
partecipava.
“Mi ha battuto anche stavolta!” penso tra me e me
facendole un sorrisetto di finto ringraziamento. Poi entrambi, senza
farci vedere ci avviciniamo di più alla cartina.
-Tocchiamo la mappa nel punto in cui il riale esce dall'Olona: vai al paragrafo
22-Tocchiamo la mappa nel punto in cui si vede la piazza principale di Parabiago: vai al paragrafo
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