Descrizione


Le fiancate sono adornate di stucchi, tele ed affreschi pregevoli. Un ottagono smussato con sei colonne massicce di granito rosato reggono la navata centrale. Percorrendo la navata nella terza cappella alla nostra sinistra possiamo notare la cappella di S. Antonio abate dove campeggia una tela del 1644 dei fratelli Lampugnani, raffigurante una processione, guidata dall’Arcivescovo e dalle autorità; questa processione ci ricorda quella che sino al 1586 partiva da Milano per commemorare l’apparizione di S. Ambrogio nella battaglia di Parabiag
o.Dirigiamoci verso il  presbiterio(la parte centrale della chiesa che comprende l’altare con alle spalle l’abside con la corale e sul davanti le balaustre). Dal 1939 abbattuti il vecchio presbiterio e il coro, si ricavò una costruzione a croce latina con l’ampio transetto e le due tribune laterali all’altare. Sulle arcate che delimitano le tribune sono poste due tele settecentesche dei pittori legnanesi fratelli Lampugnani, raffiguranti l’adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto. Sulle fiancate del transetto, delimitato da colonne in marmo rosato, sono visibili le grandi tele del pittore seicentesco Vincenzo Campi raffiguranti la Flagellazione e la Coronazione di spine. Poniamo ora l’attenzione all’altare; in legno di età barocca ed autore sconosciuto, misura 6 metri ed è disposto su 3 piani. Nel primo è rappresentata la Cena di Emmaus che richiama l’eucarestia, nel secondo la glorificazione della Vergine, cui segue nella terza la gloria di Cristo nella sua resurrezione. Vi fanno corona colonnine a torciglione con intreccio di edera e statuine rappresentanti Apostoli, Martiri, Pontefici, Confessori e Vergini. Purtroppo non si conosce né l’artista che lo ha ideato, né la bottega artigiana da cui è uscito. Camminando ora lungo la navata, a metà di quella destra possiamo osservare prima di giungere allo splendido organo Carrera costruito nel 1841 dall’organaro Gerolamo Carrera, la cappella della Sacra Famiglia in cui sono presenti gli affreschi dei due santi Patroni, i Santi Gervaso e Protaso che, secondo la leggenda, dovevano essere fratelli gemelli. Morti i genitori venduti i beni e liberati gli schiavi, si ritirarono in una casupola dove pregarono per dieci anni. Fu un certo Astasio che tentò di convertirli per propriziarsi gli dei in occasione di una sua campagna militare contro i barbari Marcomanni. Non riuscì nel suo intento e uccise i fratelli. Gervaso morì flagellato, Protaso venne decapitato a colpo di scure. Certo invece è il ritrovamento dei loro corpi per mano di S. Ambrogio. 

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