Ecomuseo del Paesaggio

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- Missale secundum morem S. Ambrosii, 1522. É il messale ambrosiano uno dei primi libri a stampa della zona





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Mappa: (C) 2007 Patrizio Croci

La Chiesa di SS. Gervaso e Protaso



La grande piazza del paese è dominata dalla Chiesa intitolata ai Santi Gervaso e Protaso, patroni parabiaghesi. Probabilmente già esistente nel IV secolo, l'attuale edificio venne costruito attorno al 1610 su ordine del Vescovo di Milano San Carlo Borromeo. Infatti il santo vescovo nella sua visita pastorale verso la fine del XVI secolo aveva trovato la vecchia chiesa dei SS Gervaso e Protaso in condizione ritenuta non idonea. L'attuale facciata, in stile neoclassico, non è quella originale, essa risale all'ampliamento del 1780 e fu progettata dal celebre architetto Giuseppe Piermarini. Nel 1951 il Vicario Don Gaetano Cappellini volle rivestirla in travertino e sugli architravi fece installare le statue: gli Angeli con trombe, i Santi Patroni e l'Assunta. Sulla sinistra della chiesa, nell'area del giardino parrocchiale, nel 1967 è sorta l'ampia canonica.

L’interno Le fiancate sono adornate di stucchi, tele ed affreschi pregevoli. Un ottagono smussato con sei colonne massicce di granito rosato reggono la navata centrale. Percorrendo la navata nella terza cappella sulla sinistra si può notare la cappella di S. Antonio abate dove campeggia una tela del 1644 dei fratelli Lampugnani, raffigurante una processione, guidata dall’Arcivescovo e dalle autorità; questa processione ricorda quella che sino al 1586 partiva da Milano per commemorare l’apparizione di S. Ambrogio nella battaglia di Parabiago.

Dal 1939 abbattuti il vecchio presbiterio (la parte centrale della chiesa che comprende l’altare con alle spalle l’abside con la corale e sul davanti le balaustre) e il coro, si ricavò una costruzione a croce latina con l’ampio transetto e le due tribune laterali all’altare. Sulle arcate che delimitano le tribune sono poste due tele settecentesche dei pittori legnanesi fratelli Lampugnani, raffiguranti l’adorazione dei Magi e la Fuga in Egitto. Sulle fiancate del transetto, delimitato da colonne in marmo rosato, sono visibili le grandi tele del pittore seicentesco Vincenzo Campi raffiguranti la Flagellazione e la Coronazione di spine. L’altare è in legno di età barocca ed autore sconosciuto, misura 6 metri ed è disposto su 3 piani. Nel primo è rappresentata la Cena di Emmaus che richiama l’eucarestia, nel secondo la glorificazione della Vergine, cui segue nella terza la gloria di Cristo nella sua resurrezione. Vi fanno corona colonnine a torciglione con intreccio di edera e statuine rappresentanti Apostoli, Martiri, Pontefici, Confessori e Vergini. Purtroppo non si conosce né l’artista che lo ha ideato, né la bottega artigiana da cui è uscito. Se si percorre la navata, a metà di quella destra possiamo osservare, prima di giungere allo splendido organo Carrera costruito nel 1841 dall’organaro Gerolamo Carrera, la cappella della Sacra Famiglia in cui sono presenti gli affreschi dei due santi Patroni, i Santi Gervaso e Protaso che, secondo la leggenda, dovevano essere fratelli gemelli. Morti i genitori venduti i beni e liberati gli schiavi, si ritirarono in una casupola dove pregarono per dieci anni. Fu un certo Astasio che tentò di convertirli per propriziarsi gli dei in occasione di una sua campagna militare contro i barbari Marcomanni. Non riuscì nel suo intento e uccise i fratelli. Gervaso morì flagellato, Protaso venne decapitato a colpo di scure. Certo invece è il ritrovamento dei loro corpi per mano di S. Ambrogio.      


(tratto da Wikipedia)