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Mappa:
(C) 2007 Patrizio
Croci
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La Chiesa di SS. Gervaso
e Protaso
La
grande piazza del
paese è dominata dalla Chiesa intitolata ai
Santi Gervaso e Protaso,
patroni parabiaghesi. Probabilmente
già esistente nel IV secolo, l'attuale edificio venne costruito attorno
al 1610
su ordine del Vescovo di Milano San
Carlo Borromeo.
Infatti il santo vescovo nella sua visita pastorale verso la fine del
XVI secolo aveva trovato la vecchia chiesa dei SS Gervaso e Protaso in
condizione ritenuta non idonea. L'attuale
facciata, in
stile neoclassico, non
è quella originale, essa risale all'ampliamento del 1780 e fu progettata dal celebre architetto
Giuseppe
Piermarini.
Nel 1951 il Vicario Don
Gaetano Cappellini volle
rivestirla in travertino e sugli architravi fece installare le statue:
gli
Angeli con trombe, i Santi Patroni e l'Assunta. Sulla sinistra della
chiesa,
nell'area del giardino parrocchiale, nel 1967 è sorta l'ampia canonica.
L’interno Le fiancate sono adornate di
stucchi, tele ed affreschi pregevoli. Un ottagono smussato con sei
colonne
massicce di granito rosato reggono la navata centrale. Percorrendo la
navata
nella terza cappella sulla sinistra si può notare la cappella di S.
Antonio abate dove campeggia una tela del 1644 dei fratelli Lampugnani,
raffigurante una processione, guidata dall’Arcivescovo e dalle
autorità; questa
processione ricorda quella che sino al 1586 partiva da Milano per
commemorare l’apparizione di S. Ambrogio nella battaglia di Parabiago.
Dal 1939
abbattuti il vecchio presbiterio (la
parte centrale della chiesa che comprende l’altare con
alle spalle l’abside con la corale e sul davanti le balaustre) e
il coro, si ricavò una costruzione a croce
latina con l’ampio transetto e le due tribune laterali all’altare.
Sulle arcate
che delimitano le tribune sono poste due tele settecentesche dei
pittori
legnanesi fratelli Lampugnani, raffiguranti l’adorazione dei Magi e la
Fuga in
Egitto. Sulle fiancate del transetto, delimitato da colonne in marmo
rosato,
sono visibili le grandi tele del pittore seicentesco Vincenzo Campi
raffiguranti la Flagellazione e la Coronazione di spine. L’altare è in
legno di età barocca ed autore sconosciuto, misura
6 metri ed è disposto su 3 piani. Nel primo è rappresentata la Cena di
Emmaus
che richiama l’eucarestia, nel secondo la glorificazione della Vergine,
cui
segue nella terza la gloria di Cristo nella sua resurrezione. Vi fanno
corona
colonnine a torciglione con intreccio di edera e statuine
rappresentanti
Apostoli, Martiri, Pontefici, Confessori e Vergini. Purtroppo non si
conosce né
l’artista che lo ha ideato, né la bottega artigiana da cui è uscito. Se
si percorre la navata, a metà di quella destra possiamo osservare,
prima di
giungere allo splendido organo Carrera costruito nel 1841 dall’organaro
Gerolamo Carrera, la cappella della Sacra Famiglia in cui sono presenti
gli
affreschi dei due santi Patroni, i Santi Gervaso e Protaso che, secondo
la
leggenda, dovevano essere fratelli gemelli. Morti i genitori venduti i
beni e
liberati gli schiavi, si ritirarono in una casupola dove pregarono per
dieci
anni. Fu un certo Astasio che tentò di convertirli per propriziarsi gli
dei in
occasione di una sua campagna militare contro i barbari Marcomanni. Non
riuscì
nel suo intento e uccise i fratelli. Gervaso morì flagellato, Protaso
venne
decapitato a colpo di scure. Certo invece è il ritrovamento dei loro
corpi per
mano di S. Ambrogio.
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