xSTORIA DELLA SOSTENIBILITA' I LA CARTA DI AALBORG I PROGETTO A21 PARABIAGO I

 

Un po’ di storia della sostenibilità
l’Agenda 21, ed i suoi antefatti

Dal concetto di crescita a quello di sviluppo

Fin dagli albori della storia del pensiero economico moderno gli economisti si sono preoccupati della scarsità di alcuni dei fattori produttivi, in particolar modo di terra coltivabile, e della possibilità che la crescita economica si fermasse.
Gli economisti classici erano consci del fatto che la disponibilità di risorse naturali poteva costituire un fattore limitante della crescita economica.

A. Smith (1723-1790) aveva anticipato il problema del raggiungimento dello stato stazionario che verrà messo all’ordine del giorno dal “Club di Roma” come problema di “crescita zero” sostenendo però che “lo stato progressivo è in effetti uno stato confortante (corroborante) e caloroso per tutti i diversi ordini della società. Lo stato stazionario è sinistro; la malinconia del declino.”

Malthus (1766-1834) riprende l’idea che la scarsità delle risorse naturali possa essere un ostacolo alla crescita, sottolineando la limitatezza delle risorse naturali a fronte di una popolazione in continuo aumento. Egli conclude che, tenuto conto dei limiti naturali ed in particolare di terre coltivabili, la crescita demografica comporta un declino del capitale e della produzione e di conseguenza della crescita economica: non tutti riusciranno ad avere il loro “banquet de la nature”. È facile vedere quanto vicini si fosse già ad una visione assolutamente attuale e moderna di equità, per lo meno a livello intergenerazionale, dello sviluppo rappresentata dall’uguale accesso al “banquet de la nature”, quindi ad una “porzione” di risorse naturali.

Pochi anni più tardi si affaccia, nelle riflessioni di J. S. Mill (1806-1873), un nuovo aspetto: la crescita economica non è sinonimo di miglioramento della qualità della vita. Citiamo un passaggio celebre e premonitore dei “Principi di Economia politica”: “Non c’è molta soddisfazione a contemplare un mondo che non contiene più traccia dell’attività spontanea della natura; con la messa a coltura di ogni fazzoletto di terra in grado di produrre generi alimentari; con la distruzione di tutti i quadrupedi e gli uccelli non domestici, poiché sarebbero rivali nell’acquisizione del sostentamento; con lo sradicamento di ogni siepe o albero superfluo e difficilmente un luogo dove un cespuglio o un fiore selvatico potrebbero crescere senza essere estirpati come un’erba infestante in nome del miglioramento dell’agricoltura. Se la Terra dovesse perdere gran parte del fascino per l’accumulazione illimitata di ricchezza al solo scopo di permetterle di sostentare una popolazione più numerosa, ma non migliore o più felice; io spero sinceramente per i posteri che ci si accontenterà di essere stazionari prima che la necessità ci costringa a diventarlo.”

Un identico atteggiamento pervade le conclusioni del Club di Roma quando, nel 1972, viene pubblicato il rapporto “I limiti della crescita” che sull’ipotesi di un aumento esponenziale della popolazione, della produzione industriale e dello sfruttamento delle risorse naturali del pianeta, preannunciava la fine della crescita come unico rimedio. Il periodo d’oro del concetto di “crescita zero” come obiettivo per l’umanità è stato molto breve, infatti, a seguito dei due choc petroliferi (1974 e 1979) e della recessione economica, la maggior parte dei paesi ha sperimentato un periodo di crescita economica ad un livello effettivamente vicino a zero, caratterizzato da elevata inflazione, sotto-occupazione e livelli di inquinamento complessivamente in aumento.

È in questo mutato clima culturale che si pongono le basi per la nascita del concetto di sviluppo sostenibile.
Che cos’è dunque lo sviluppo sostenibile? – Alcune definizioni:

* “Uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze” .
* “Un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi alla base” .
* “Uno sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità del sistema naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi” .

In altri termini lo “sviluppo sostenibile” è un termine ridondante per descrivere l’unica forma di sviluppo possibile a lungo termine, ovvero che cerca di limitare lo sfruttamento delle risorse almeno in quantità tale da garantirne la rigenerazione.

La parola “sviluppo” non equivale, quindi, a “crescita”, ma indica il miglioramento della capacità della comunità nel soddisfare le esigenze umane (materiali e non); “sostenibile” significa che si può mantenere nel tempo, cioè che viene attuato in modo da garantire alle generazioni future le nostre stesse possibilità di soddisfare i propri bisogni.
Questo modello di sviluppo si basa sull’equità tra popoli e tra generazioni, cioè tiene in uguale considerazione le necessità attuali di tutti i popoli e quelle delle future generazioni: tutti devono avere la stessa possibilità di soddisfarle, ovvero di accedere e utilizzare le risorse naturali necessarie.

L’idea di sviluppo sostenibile quindi ha aspetti ambientali, economici e sociali, imprescindibili ed inscindibili tra loro: infatti implica il superamento della disparità tra paesi ricchi e poveri e la protezione dell’ambiente, per garantire sia alle generazioni di oggi che a quelle di domani la soddisfazione dei propri bisogni.
La conservazione dell’ambiente è un tema centrale della sostenibilità, infatti per garantire che le risorse naturali restino disponibili in qualità e quantità adeguate, il loro sfruttamento non può essere indiscriminato e non deve alterare la capacità degli ecosistemi di rigenerare le risorse.

Se introduciamo la consueta distinzione tra risorse rinnovabili e non rinnovabili, lo sviluppo sostenibile può essere definito come quello sviluppo che mantiene costante il capitale naturale rinnovabile e utilizza “in modo prudente” il capitale non rinnovabile, di cui va massimizzata l’efficienza d’uso.
Secondo H. Daly (“Steady State Economic”, 1991) le condizioni per la sostenibilità ambientale sono le seguenti:

* i consumi di risorse rinnovabili non devono superare i relativi tassi di rigenerazione;
i consumi di risorse non rinnovabili non devono superare la velocità di ritrovamento o di sviluppo di risorse sostitutive (rinnovabili);
* le emissioni di inquinanti non devono superare la capacità di assorbimento dell’ambiente.

L’essenza di questa forma di sviluppo è un rapporto stabile tra le attività umane e il mondo naturale, che non diminuisce le prospettive per le generazioni future di godere di una qualità della vita buona almeno quanto la nostra e si fa carico dei bisogni dei meno avvantaggiati, sia nella società attuale che futura.
La politica dell’Unione Europea in materia di sostenibilità è stata introdotta nel 1992 dal “Quinto programma d’azione per l’ambiente”, pochi mesi prima della Conferenza ONU sui temi dell’ambiente e dello sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro.

La Conferenza di Rio ha prodotto un documento (sottoscritto dall’Unione Europea e dagli Stati Membri) poi chiamato Agenda 21, che fissa gli impegni relativi allo sviluppo sostenibile per il ventunesimo secolo.

Cronologia

1972 CONFERENZA DI STOCCOLMA: sviluppo compatibile con l'ambiente.
Per la prima volta la comunità internazionale adotta alcuni principi che saranno alla base del concetto di sviluppo sostenibile:"Le risorse naturali della Terra, devono essere salvaguardate a beneficio delle generazioni presenti e future attraverso una programmazione e una gestione appropriata e attenta"

1987 "RAPPORTO BRUNDTLAND"("Our common future")
Viene definito il concetto di sviluppo sostenibile: "uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni". La protezione dell'ambiente non viene più considerata un vincolo allo sviluppo, bensì una condizione necessaria per uno sviluppo duraturo

1989 RISOLUZIONE 228 DELL'ONU:
Con la convocazione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo Sviluppo (UNCED), nasce il concetto di sviluppo sostenibile ed ambientalmente sano in tutti i paesi.

1992 CONFERENZA DI RIO DE JANEIRO
Durante questa conferenza mondiale, si gettano le basi per avviare i programmi di risanamento ambientale del nostro pianeta, vengono enunciati i principi su cui impostare le politiche nazionali ed internazionali e si pongono in evidenza i problemi globali che devono coinvolgere responsabilità ed azioni di tutti gli stati.

1992 TRATTATO DI MAASTRICHT
Con questo trattato è stato introdotto il concetto di promozione della crescita sostenibile come obiettivo politico di primo piano e prevede espressamente l'integrazione della protezione ambientale nelle altre politiche;

1992 V° PROGRAMMA D'AZIONE
Il V° Programma d'azione dell'Unione Europea a favore dell'ambiente per uno sviluppo durevole e sostenibile ha introdotto importanti novità nella politica ambientale comunitaria: è il recepimento in sede comunitaria dei principi introdotti dalla Conferenza di Rio e, in particolare, dall'Agenda XXI.

RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO CEE DELL'1 FEBBRAIO 1993
Con la Risoluzione CEE del febbraio 1993 la Comunità Europea, nel sancire il proprio impegno a favore dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, ha definito un programma di azioni basato sull'integrazione delle politiche ambientali nelle politiche settoriali e sulla condivisione degli obiettivi, favorendo l'adozione, a livello locale, dei principi dell'Agenda 21.

1993 PIANO NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
In Italia viene emanato il "Piano nazionale per lo sviluppo sostenibile, in attuazione dell'Agenda XXI" (provv. CIPE del 28/12/93).

1994 CARTA DI AALBORG
È il primo passo dell'attuazione dell'Agenda 21 locale, firmata da oltre 300 autorità locali durante la "Conferenza europea sulle città sostenibili". Vengono definiti i principi base per uno sviluppo sostenibile delle città e gli indirizzi per i piani d'azione locali.

1996 CONFERENZA DI LISBONA
È un aggiornamento della carta di Aalborg per promuovere l'applicazione di strumenti operativi (indicatori, gestione ambientale, VIA, EMAS, ecc.) e socio-politici (partecipazione, consenso, cooperazione)

1996 AL SUMMIT DELLE CITTÀ (HABITAT II) A ISTANBUL
I temi della Conferenza dibattuti sono stati gli insediamenti umani in un mondo con una urbanizzazione sempre crescente ed un adeguata abitazione per tutti; l'attenzione si è focalizzata sul rapporto tra la gente e l'ambiente.

1997 CONFERENZA DI KYOTO
La Conferenza ha elaborato un Protocollo internazionale sulla riduzione delle emissioni di gas serra nel mondo: il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore all'inizio del 2005, in seguito all'adesione della Russia.

1997 TRATTATO DI AMSTERDAM
Lo sviluppo sostenibile è divenuto obiettivo primario dell'Unione Europea con l'entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, che ha anche stabilito all'art.6, il principio costituzionale dell'integrazione delle esigenze connesse con la tutela dell'ambiente nella definizione e nella attuazione delle politiche e azioni comunitarie.

COMUNICAZIONE CEE DEL 10 NOVEMBER 1998 n. 605
Questa Comunicazione C.E. ha istituito un quadro di riferimento per l'azione in materia di sviluppo urbano sostenibile, riconoscendo l'esistenza di una dimensione locale ed in particolare urbana dello sviluppo sostenibile.

1999 CARTA DI FERRARA
Il 29 aprile 1999 le amministrazioni pubbliche italiano hanno dato vita al Coordinamento Agende 21 Locali Italianeper promuovere i processi di Agenda 21 Locale nella nostra penisola. Per approfondimenti si veda il sito www.a21italy.net.

1999 DICHIARAZIONE DI SIVIGLIA
Terza conferenza regionale nella cornice della European Sustainable Cities & Towns Campaign per quel che concerne il bacino del Mediterraneo.

2000 APPELLO DI HANNOVER
Conferenza Paneuropea dalla quale sono emersi i seguenti principi:
- garantire il benessere delle generazioni presenti e future
- valorizzare le differenze riconoscendo che contribuiscono alla ricchezza sociale
- favorire un'economia socialmente giusta ed ecologicamente efficiente
- condividere la responsabilità per lo sviluppo sostenibile
- diffondere consapevolezza che un mondo pacifico sia il prerequisito per una società sostenibile.

2001 CARTA DI RIMINI
Con questa Carta si riconosce l'urgenza di un'azione concertata in grado di agire efficacemente sulla crescente domanda e offerta turistica nella direzione della sostenibilità sociale, economica ed ambientale del turismo e della qualità ambientale del territorio.
31 gennaio 2001 Il Rapporto sullo Stato dell'Ambiente
La quarta Relazione sullo stato dell'ambiente si propone, all'inizio del nuovo millennio, di corrispondere, in maniera sempre più accurata, al miglioramento delle condizioni dell'ambiente e della sostenibilità.

2001 IL VI PROGRAMMA D'AZIONE
Il VI° Programma d'azione dell'Unione Europea a favore dell'ambiente "Ambiente 2010: il nostro futuro, la nostra scelta" ruota attorno a quattro aspetti fondamentali: il cambiamento climatico, l'ambiente e la salute, la natura e la biodiversità, la gestione delle risorse naturali; inoltre, sottolinea l'importanza di nuove forme di partecipazione di cittadini e imprese.

2002 RIO PLUS TEN
Si è tenuta la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente in South Africa; è un aggiornamento di quella di Rio del 1992.

2004 AALBORG PLUS TEN
A dieci anni dall’accoglimento in Europa dei principi di Rio, le Città Europee sostenibili decidono di lanciare gli “Aalborg commitments”: da Agenda 21 ad Azione 21