XAMBROSIA PAESAGGIO AGRARIO



Ambrosia e Paesaggio Agrario

L’idea d’istituire un Parco nel nostro territorio prese forma sul finire degli anni '80, grazie all’associazionismo ambientalista che concorse a risvegliare quella coscienza ecologica e di tutela dei beni naturali che si era sopita negli anni della crescita economica.

Fu rivendicata l’importanza della conservazione e della fruizione del patrimonio naturale e culturale racchiuso nel paesaggio agrario, allora considerato spazio “vuoto” perché non edificato e legato ad una economia ormai sempre meno rilevante, a confronto delle attività artigianali ed industriali in forte espansione.

L’impegno dei Comuni e delle organizzazioni sociali attive sul territorio salvaguardarono il Parco dall’urbanizzazione, tanto che oggi costituisce uno dei nodi della rete ecologica della Provincia.

Pur tuttavia non mancano segnali di degrado, che si possono cogliere nell’impoverimento della biodiversità e nella comparsa di specie infestanti come il Prugnolo tardivo nei boschi e l’Ambrosia nei campi.

Per quanto riguarda l’Ambrosia, ci sembra sussista più di un elemento che avvalori l’ipotesi che la sua comparsa sia coincisa con i cambiamenti del paesaggio, intervenuti negli ultimi decenni in un contesto geologico favorevole.

Il suo contenimento presuppone anche il ripristino della fertilità dei terreni, rimettendo in coltura i suoli abbandonati o parzialmente coltivati e rinaturalizzando gli spazi periurbani o industriali dismessi.

Si otterranno in questo modo nuove opportunità economiche e di lavoro, il contenimento della malattia allergica e un risparmio di parte delle spese sanitarie ad essa connesse.

In quest’ottica la nuova politica agraria comunitaria (Agenda 2000) sta promuovendo un’agricoltura mirata alla qualità dei prodotti alimentari, compatibile con l’ambiente ed attenta alla cura del paesaggio, indirizzando risorse anche verso il “ben vivere” e non solo verso la produzione di “derrate alimentari”. Un’agricoltura multifunzionale, capace di accostare alle tradizionali produzioni altre attività come la forestazione, il biologico, l’agriturismo e la produzione di energie rinnovabili, saprà cogliere queste opportunità.

Tutto ciò implica ricerca scientifica, investimenti pubblici e privati e una fiscalità che ridistribuisca le risorse con criteri d’efficienza, professionalità e competitività, in modo da permettere agli agricoltori di proseguire nel loro ruolo di custodi del paesaggio agrario.

Carlo Cattaneo, nei suoi “Scritti sulla Lombardia”, riferendosi ai terreni resi irrigui dai Navigli milanesi affermava “Quei campi, la cui speranza unica era nel frumento, nella vite e nel pascolo, non ci danno ora il grano turco, il riso e la seta, prodotti ignoti ai nostri arcavoli?”.

Questa rivoluzione si è realizzata anche per l’alta pianura, quale quella del Parco, un tempo asciutta e poi resa irrigua e più produttiva dalla costruzione del canale Villoresi, che consentì lo sviluppo dell’allevamento sino ad allora privilegio della bassa pianura.

Come in passato, anche oggi una nuova rivoluzione dell’agricoltura può essere il motore della riqualificazione del mondo agricolo e del paesaggio.

Ci auguriamo pertanto che il Parco venga sempre più inteso da tutti come una rinnovata ed importante risorsa da fruire e rispettare e che agli agricoltori siano dati spazi e risorse adeguati per permettere loro di proseguire nel millenario impegno di custodi del paesaggio.




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