Il Gelso
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Morus
Il Gelso
Famiglia: Moraceae
Il Gelso
Famiglia: Moraceae
Un
po’ di storia…
Il gelso, originario dell’Asia centrale, venne introdotto aCostantinopoli da alcuni monaci nel 500 d.C. e da lì, in seguito alleinvasioni arabe, si diffuse anche in Europa. In Italia in particolare, lapianta cominciò a diffondersi in modo esteso nel corso del XV secolo,dopo il ritorno di Marco Polodal suo viaggio in Cina, mentretradizionalmente si fa risalirela coltura del gelso inLombardia solo alla fine delsecolo, durante il ducato diLudovico Maria Sforza.Secondo alcuni, l’appellativoIl Moro attribuito al signore diMilano, deriverebbe dal vocabolomilanese muròn (a suavolta dal latino morus, cheindica il genere della pianta,dotata di frutti simili allemore), questo proprio a sottolinearel’attività di promozionedella bachicoltura svoltadal duca.L’importanza del gelso è infattilegata al suo utilizzo nella coltura del baco da seta, attività questache fino alla prima metà del XX secolo ha rappresentato una significativafonte integrativa di reddito per molte famiglie contadine delnostro territorio. Agli inizi del 1700, le foglie di tale pianta – unicoalimento dei bachi – furono al centro di aspre contese e di accertamentifiscali, al punto che l’autorità austriaca dispose persino unaverifica catastale che decretò la presenza – solo a Parabiago – di6.417 gelsi. Inoltre, vista la grande importanza economica del gelso,severe sanzioni erano previste per coloro che rubavano le foglie odanneggiavano la pianta.
…Oggi
Nel passato i gelsi costituivano una delle principali ricchezze dellaPianura Padana - compresa l’alta pianura asciutta milanese - e necaratterizzavano fortemente il paesaggio, ricoprendo i campi coninterminabili filari. Tramontata intorno agli anni Trenta la coltura e lalavorazione del baco, in seguito all’introduzione delle prime fibre artificiali,oggi anche il gelso è quasi del tutto scomparso dalle nostrecampagne (come sono spariti molti filari di divisione tra i campi, diostacolo al lavoro delle macchine agricole): a Parabiago qualche esemplareè però ancora visibile anche nei pressi della chiesa di Dio’l sa.
Il gelso, originario dell’Asia centrale, venne introdotto aCostantinopoli da alcuni monaci nel 500 d.C. e da lì, in seguito alleinvasioni arabe, si diffuse anche in Europa. In Italia in particolare, lapianta cominciò a diffondersi in modo esteso nel corso del XV secolo,dopo il ritorno di Marco Polodal suo viaggio in Cina, mentretradizionalmente si fa risalirela coltura del gelso inLombardia solo alla fine delsecolo, durante il ducato diLudovico Maria Sforza.Secondo alcuni, l’appellativoIl Moro attribuito al signore diMilano, deriverebbe dal vocabolomilanese muròn (a suavolta dal latino morus, cheindica il genere della pianta,dotata di frutti simili allemore), questo proprio a sottolinearel’attività di promozionedella bachicoltura svoltadal duca.L’importanza del gelso è infattilegata al suo utilizzo nella coltura del baco da seta, attività questache fino alla prima metà del XX secolo ha rappresentato una significativafonte integrativa di reddito per molte famiglie contadine delnostro territorio. Agli inizi del 1700, le foglie di tale pianta – unicoalimento dei bachi – furono al centro di aspre contese e di accertamentifiscali, al punto che l’autorità austriaca dispose persino unaverifica catastale che decretò la presenza – solo a Parabiago – di6.417 gelsi. Inoltre, vista la grande importanza economica del gelso,severe sanzioni erano previste per coloro che rubavano le foglie odanneggiavano la pianta.
…Oggi
Nel passato i gelsi costituivano una delle principali ricchezze dellaPianura Padana - compresa l’alta pianura asciutta milanese - e necaratterizzavano fortemente il paesaggio, ricoprendo i campi coninterminabili filari. Tramontata intorno agli anni Trenta la coltura e lalavorazione del baco, in seguito all’introduzione delle prime fibre artificiali,oggi anche il gelso è quasi del tutto scomparso dalle nostrecampagne (come sono spariti molti filari di divisione tra i campi, diostacolo al lavoro delle macchine agricole): a Parabiago qualche esemplareè però ancora visibile anche nei pressi della chiesa di Dio’l sa.