Approfondimento
Il cipresso e il viburno ieri e oggi
Un
po’ di storia…
I rami flessibili del viburno venivano utilizzati un tempo per legare
pacchi e per confezionare cesti. Le foglie e i frutti erano invece
impiegati per preparare una bevanda astringente, usata per gargarismi e
nella cura delle angine. I frutti, utilizzati per la produzione di
inchiostro, sono velenosi per l’uomo, ma alcuni animali se ne cibano.
Il cipresso deriva il suo nome da Cyparisso, giovane amato da Apollo.
Secondo il mito, il ragazzo ricevette in dono dal dio un cervo, che
però uccise accidentalmente con il giavellotto. Per il grande dolore,
Cyparisso chiese ad Apollo di poter piangere per sempre: Apollo così lo
trasformò in un cipresso, la cui resina sul tronco forma delle gocce
simili a lacrime. Fin dall’antichità erano note le sue proprietà
balsamiche, tanto che i medici greci prescrivevano ai malati di polmoni
un soggiorno a Creta, sotto le chiome dei cipressi selvatici. Il
cipresso ha poi sempre avuto un’importanza rituale nel culto dei morti,
caratteristica che è rimasta fino ai giorni nostri: per questo è spesso
usato come alberatura nei viali di ingresso ai cimiteri.
…Oggi
Si
può trovare il viburno nei boschi umidi della bassa pianura, ma a volte
è presente anche lungo i canali irrigui, nel caso in cui questi abbiano
conservato una minima copertura arborea sulle sponde, condizione
necessaria per la sua crescita. Il cipresso ha un legno duro e molto
resistente, utilizzato in
ebanisteria e per la costruzione di mobili. Il suo legno ha un aroma
molto intenso, utile per tenere lontane le tarme; dai suoi rametti si
estrae poi un olio dalle proprietà balsamiche (oleum cupressi).