Traduzione dell’articolo dell’Ecomuseo di Parabiago pubblicato in Cuadiernu n. 12. Revista internacional de patrimonio, museología social, memoria y territorio. Revista de La Ponte-Ecomuséu. (2023)


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L'amministrazione condivisa del patrimonio vivente a Parabiago

Autori: Raul Dal Santo, Silvia Dossena, Lucia Vignati - agenda21@comune.parabiago.mi.it

Parole chiave: ecomusei, sussidiarietà, amministrazione del patrimonio, cittadinanza attiva, accordi di cooperazione, processi co-creativi

Riassunto

Questo lavoro esamina l'amministrazione condivisa dei beni comuni attraverso approcci di co-creazione e sussidiarietà. L'ecomuseo di Parabiago (Italia) è evidenziato come caso di studio. Questo museo mira a coinvolgere i cittadini e gli stakeholder locali in processi co-creativi per la pianificazione e l'attuazione di piani d'azione a lungo termine che utilizzino le risorse, le conoscenze e le competenze del patrimonio locale per realizzare le azioni pianificate. I processi partecipativi e co-creativi sono importanti quanto i risultati, in quanto aiutano a promuovere un senso di comunità e di luogo, massimizzando l'impatto. Tra il 2017 e il 2023 l'ecomuseo ha facilitato 48 accordi e patti di cooperazione con cittadini, organizzazioni e il comune di Parabiago per la cura, la gestione e la rigenerazione del patrimonio culturale e paesaggistico. I dati relativi a questi accordi sono analizzati confrontandoli con le tendenze nazionali in Italia. Sebbene siano state evidenziate alcune questioni, l'esperienza mostra come tale governance partecipativa costruisca la resilienza della comunità consentendo ai cittadini di prendersi cura dei beni comuni. Il quadro concettuale integrato e i modelli pratici applicati a Parabiago forniscono lezioni per affrontare problemi complessi attraverso una pianificazione co-creativa e un'azione locale collaborativa in linea con il principio di sussidiarietà.


 Curriculum

Questo articolo esamina la gestione condivisa dei beni comuni attraverso approcci di co-creazione e sussidiarietà. L'ecomuseo di Parabiago (Italia) si distingue come caso di studio. Questo ecomuseo mira a coinvolgere i cittadini e gli stakeholder locali in processi co-creativi per pianificare e attuare piani d'azione a lungo termine che utilizzino le risorse, le conoscenze e le competenze del patrimonio locale per realizzare le azioni pianificate. I processi partecipativi e co-creativi sono importanti quanto i risultati, in quanto aiutano a promuovere un senso di comunità e di luogo, massimizzando l'impatto. Tra il 2017 e il 2023 l'ecomuseo ha facilitato 48 accordi e patti di cooperazione con cittadini, organizzazioni e il comune di Parabiago per la cura, la gestione e la rigenerazione del patrimonio culturale e paesaggistico. I dati relativi a tali accordi sono analizzati confrontandoli con le tendenze nazionali in Italia. Sebbene siano state evidenziate alcune questioni, l'esperienza mostra come questa governance partecipativa costruisca la resilienza della comunità consentendo ai cittadini di prendersi cura dei beni comuni. Il quadro concettuale integrato e i modelli pratici applicati a Parabiago forniscono lezioni per affrontare problemi complessi attraverso una pianificazione co-creativa e un'azione locale collaborativa in linea con il principio di sussidiarietà.

 

Biografia

- Raul Dal Santo, è ecologo e coordina l'ecomuseo di Parabiago. Coordina inoltre la rete degli ecomusei della Regione Lombardia e il Parco Naturale "Mulini". Le sue ricerche e i suoi lavori si concentrano sull'ecologia del paesaggio, l'ecologia, lo sviluppo sostenibile, la pianificazione e i progetti locali partecipativi e la sussidiarietà.

- Silvia Dossena lavora come ecologa per il Comune di Parabiago, nell'ecomuseo di Parabiago e nel parco naturale "Mulini". Il suo lavoro si concentra sullo sviluppo sostenibile e sull'economia circolare.

- Lucia Vignati lavora come ecologa per il Comune di Parabiago e nell'ecomuseo di Parabiago e nel parco naturale "Mulini". Il suo lavoro si concentra sull'ecologia del paesaggio, l'ecologia, lo sviluppo sostenibile, la pianificazione e i progetti locali partecipativi e la sussidiarietà.

 

Introduzione

L'amministrazione condivisa dei beni comuni

Le recenti e perduranti crisi ambientali, sanitarie e socio-economiche hanno evidenziato la necessità di riattivare una dimensione comunitaria e identitaria dei luoghi, seppur con una visione globale. In questo numero, le istituzioni culturali come gli ecomusei possono svolgere un ruolo importante nella creazione di comunità resilienti, in grado di rinnovarsi in risposta alle crisi. (Riva, 2022).

Inoltre, a causa della drastica riduzione del patrimonio privato e pubblico, è necessario riconoscere e utilizzare i beni comuni per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico delle comunità locali. Tuttavia, da un lato, la comunità spesso non riconosce i beni comuni come beni comuni; D'altra parte, l'obsoleto modello di governance, basato sulla logica dell'amministrazione che contrappone gli amministratori agli amministrati, non consente alla comunità di attivare risorse proprie per risolvere problemi e crisi. Infine, questi problemi e queste crisi, data la loro complessità, spesso non possono essere risolti dalle sole istituzioni. (Arena, 2006)

Ecco in sintesi le ragioni per cui co-creazione, sussidiarietà e beni comuni sono tre concetti chiave per comprendere e affrontare le crisi contemporanee.

Questi concetti si riferiscono alle modalità di organizzazione e gestione delle risorse, dei servizi e delle relazioni tra i diversi attori della società, al fine di promuovere il bene comune, la partecipazione democratica e lo sviluppo sostenibile.

In questo articolo ci proponiamo di esplorare il significato, le implicazioni e le potenzialità di questi concetti, con particolare attenzione alla realtà italiana e a un caso studio presso l'ecomuseo di Parabiago.

Co-creazione: coinvolgimento attivo dei cittadini

Per co-creazione si intende il processo collaborativo attraverso il quale i cittadini, le istituzioni pubbliche, le organizzazioni della società civile e il settore privato si impegnano insieme nella definizione e nella risoluzione dei problemi pubblici, nella produzione di beni e servizi di interesse generale e nella creazione di valore sociale ed economico. La co-creazione implica la condivisione di conoscenze, risorse, responsabilità e benefici tra i diversi soggetti coinvolti, sulla base di principi di fiducia, trasparenza e reciprocità. La co-creazione può assumere diverse forme e livelli di intensità, a seconda degli obiettivi, dei contesti e delle modalità di interazione tra i partecipanti.

Sussidiarietà

Il concetto di sussidiarietà si riferisce al principio secondo cui le decisioni e le azioni pubbliche dovrebbero essere prese al livello più vicino ai cittadini, a condizione che tale livello sia in grado di raggiungere efficacemente gli obiettivi prefissati. Il principio di sussidiarietà è sancito dal trattato sull'Unione europea e disciplina l'esercizio delle competenze non esclusive dell'Unione. Mira a garantire un certo grado di autonomia e responsabilità per le comunità locali, nel rispetto dell'unità e della solidarietà tra gli Stati membri. Il principio di sussidiarietà ha anche una dimensione orizzontale, che riguarda la cooperazione tra i diversi livelli di governo (locale, regionale, nazionale ed europeo) e tra i diversi attori della società (pubblico, privato e civile).[1]

Beni comuni: gestione partecipata per il bene pubblico

La nozione di beni comuni si riferisce a risorse materiali o immateriali che sono condivise da una comunità di utenti e richiedono una gestione collettiva per garantirne la conservazione e l'accesso equo. I beni comuni possono essere naturali (come l'aria, l'acqua, la biodiversità) o culturali (come la conoscenza, il patrimonio culturale, i dati). La gestione partecipata dei beni comuni è essenziale per garantirne la conservazione e l'uso sostenibile. Questo concetto sottolinea la necessità di coinvolgere le comunità nella definizione delle politiche e delle pratiche di gestione, in modo che i beni comuni siano preservati per le generazioni future.

Co-creazione, sussidiarietà e beni comuni sono concetti interconnessi che si influenzano a vicenda e possono contribuire a generare innovazioni sociali e allo sviluppo integrale delle comunità locali. La co-creazione può essere vista come un mezzo per realizzare una forma più attiva di sussidiarietà, in quanto coinvolge le comunità locali nel processo decisionale e di progettazione. Allo stesso tempo, la sussidiarietà promuove la co-creazione, consentendo alle comunità di avere un maggiore controllo sulle questioni che le riguardano direttamente. I beni comuni, gestiti attraverso processi partecipativi, sono spesso il risultato di sforzi collaborativi di co-creazione e la loro gestione riflette l'applicazione concreta del principio di sussidiarietà.

Il contesto italiano

Come in Europa, anche in Italia spesso non si riesce a percepire il valore dei luoghi e a riconoscere nel territorio non solo lo spazio a disposizione per costruire, produrre e spostare, ma anche il patrimonio da conservare e valorizzare. Questa incapacità è diffusa in particolare nei grandi agglomerati urbani centrali d'Italia. Questo ha creato profonde ferite nel paesaggio come la perdita di diversità biologica e culturale; lo squilibrio e la separazione fisica tra habitat umano e habitat naturale; la grave disfunzione dell'apparato paesaggistico (Turri, 2001).

L'amministrazione condivisa dei beni comuni in Italia è un tema di crescente interesse e rilevanza anche per queste ragioni. Oggi l'idea di beni comuni in Italia si riferisce a risorse naturali e culturali che appartengono a tutti e devono essere gestite in modo equo e sostenibile per garantire il benessere delle generazioni presenti e future (Arena, 2020).

Il concetto di beni comuni in Italia

Il concetto di beni comuni ha radici profonde nella storia e nella cultura italiana. Già nel Medioevo le comunità locali avevano sviluppato sistemi di gestione collettiva delle risorse comuni, come i terreni agricoli, i pascoli e le foreste. Tuttavia, nel corso dei secoli, questi sistemi di gestione condivisa sono stati progressivamente erosi da processi di privatizzazione e centralizzazione del potere (Dani, 2014).

In Italia, il risveglio dell'interesse per i beni comuni si deve in gran parte all'opera del giurista e politologo Stefano Rodotà; Ha attivato il dibattito su questo tema tra la fine del XX secolo e l'inizio del XXI. Rodotà ha sottolineato l'importanza di riconoscere i beni comuni come componente fondamentale del patrimonio collettivo e di promuoverne la gestione partecipata come strumento di democrazia e giustizia sociale.

Il quadro normativo italiano

L'amministrazione condivisa dei beni comuni in Italia ha ricevuto un notevole impulso nel 2001 con la riforma del codice civile, che ha introdotto la figura giuridica dei "beni comuni". In particolare, l'articolo 822 del Codice Civile definisce i beni comuni come beni che appartengono a più soggetti e sono destinati all'uso comune.

Il concetto è stato richiamato dalla normativa successiva, ma in Italia il processo di riconoscimento dei beni comuni e della loro amministrazione condivisa è ancora in corso e presenta diverse sfide: la definizione di criteri chiari e coerenti per identificare i beni comuni e stabilire le modalità della loro gestione condivisa; l'attuazione di politiche efficaci per la conservazione e la valorizzazione dei beni comuni, che richiede una notevole capacità amministrativa e finanziaria, spesso carente a livello locale.

Labsus e il Regolamento per l'Amministrazione Condivisa dei Beni Comuni in Italia

Nel 2014 l'associazione italiana Labsus (Laboratorio per la Sussidiarietà), ha proposto una bozza di Regolamento per l'Amministrazione Condivisa dei Beni Comuni, a cui le istituzioni pubbliche possono fare riferimento al fine di favorire forme di democrazia partecipativa e attuare il principio di sussidiarietà orizzontale presente nella Costituzione italiana (art. 118 ultimo comma). Il testo disciplina forme di collaborazione tra cittadini e istituzioni pubbliche per la cura e la gestione condivisa dei beni comuni, attraverso patti di collaborazione.

Questi patti sono atti amministrativi attraverso i quali uno o più cittadini attivi e un ente pubblico definiscono, attraverso un processo di co-creazione, i termini della collaborazione per la cura dei beni comuni. Il patto individua il bene comune, gli obiettivi quali l'interesse generale da tutelare, le capacità, le competenze e le risorse dei firmatari, la durata della collaborazione e le responsabilità.

Questo strumento si distingue da altri strumenti più comuni utilizzati dalle pubbliche amministrazioni, come l'affido, le concessioni e le adozioni, per l'elevato livello di informalità che lo caratterizza. Il patto, infatti, coinvolge spesso gruppi informali, comitati o abitanti di un quartiere uniti da un interesse comune a promuovere la cura di uno specifico bene comune. Questa caratteristica rende questo strumento particolarmente vantaggioso.

Attraverso i patti, i cittadini attivi possono svolgere attività di interesse generale su un piano di parità con la pubblica amministrazione. Il Regolamento è stato adottato da più di 270 comuni e altre istituzioni pubbliche, dimostrando la sua capacità di adattarsi a diversi contesti[2] .

Ecomusei e gestione dei beni culturali in Italia

L'Italia si distingue come l'unica nazione al mondo in cui il proliferare degli ecomusei si è verificato negli ultimi due decenni, e hanno ricevuto il riconoscimento giuridico in quindici regioni o province su un totale di 21 nel paese. Una recente indagine rivela la presenza di 263 Istituzioni che si auto-identificano come ecomusei, di cui 135 che hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale da Regioni o Province (Dal Santo, 2023).[3] Sono state istituite sia una rete nazionale che diverse reti regionali per favorire la collaborazione, la solidarietà tra gli ecomusei e aiutare i nuovi ecomusei. Nel 2016 gli ecomusei italiani hanno formulato collettivamente un documento completo noto come "Manifesto", che non solo racchiude la saggezza acquisita attraverso la rete nazionale, ma definisce anche gli ecomusei come "processi partecipativi che riconoscono, gestiscono e proteggono il patrimonio locale al fine di facilitare uno sviluppo sostenibile sociale, ambientale ed economico. Gli ecomusei sviluppano pratiche creative e inclusive finalizzate alla crescita culturale delle comunità locali, basate sulla partecipazione attiva delle persone e sulla cooperazione di stakeholder quali istituzioni e associazioni. L'obiettivo primario degli ecomusei è quello di ristabilire corrispondenze tra tecniche, culture, produzioni e risorse di un paesaggio omogeneo e il patrimonio culturale locale. Inoltre, gli ecomusei collaborano con musei, associazioni, istituzioni culturali, nonché con altri attori della tutela del patrimonio a livello regionale e nazionale. Mette a disposizione del pubblico la propria esperienza e competenza specifica nella gestione del patrimonio e del paesaggio (Dal Santo et al. 2017).

Il Manifesto è un documento permanente ed evolutivo che, attraverso la modifica del 2019, ha sottolineato l'impegno degli ecomusei italiani  "a promuovere ulteriormente gli obiettivi di salvaguardia, cura, valorizzazione e accesso al paesaggio e al patrimonio naturale e culturale, sia materiale che immateriale, e il loro ruolo nello sviluppo ambientale, sociale ed economico delle comunità, nel raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda 2030 dell'ONU per lo sviluppo sostenibile e la giustizia climatica"[4] A questo punto,

Gli ecomusei italiani utilizzano un "toolkit" specializzato per utilizzare in modo efficace e sostenibile il patrimonio vivente, impiegando un approccio olistico (Dal Santo et al., 2017b). Molti di questi strumenti, come le mappe parrocchiali e le filiere corte dei prodotti agricoli locali, sono stati ampiamente utilizzati all'interno di vari ecomusei italiani per un lungo periodo. Ad esempio, la mappa della comunità, una cartografia partecipativa utilizzata per l'inventario del patrimonio culturale, è stata utilizzata da oltre 50 ecomusei. Sebbene relativamente nuovi, altri strumenti come l'economia circolare, gli accordi di cooperazione e i patti per fiumi, laghi e mari sono degni di nota per il loro potenziale di impatto significativo.

Tra questi strumenti, in alcuni ecomusei sono stati sviluppati patti di cooperazione sussidiaria con i cittadini attivi con l'obiettivo di preservare e rivitalizzare il patrimonio culturale come bene comune e rafforzare il senso di comunità e di luogo.

Il caso studio dell'Ecomuseo di Parabiago

Parabiago e il suo ecomuseo 

Situata tra la valle del fiume Olona e l'altopiano della città metropolitana di Milano, Parabiago è un comune di circa 30.000 abitanti. L'Ecomuseo di Parabiago, gestito dal Comune di Parabiago, è un'istituzione culturale che è stata ufficialmente riconosciuta dalla Regione Lombardia nel 2008. Il suo scopo è quello di promuovere lo sviluppo locale attraverso l'utilizzo sostenibile del patrimonio vivente della regione.

L'obiettivo dell'ecomuseo di Parabiago è quello di fornire agli abitanti e ai visitatori una comprensione completa e intelligibile del paesaggio. L'ecomuseo considera l'atto di imparare a percepire e comprendere il paesaggio come una competenza essenziale per responsabilizzare i cittadini ad assumersi la responsabilità della sua conservazione e valorizzazione.

In quanto iniziativa di cittadinanza attiva, l'ecomuseo di Parabiago opera secondo il principio di sussidiarietà (art. 118, ultimo comma, della Costituzione italiana). Essa è finalizzata alla cura del paesaggio e del patrimonio, alla tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell'interesse delle generazioni future (art. 9) per il progresso materiale e spirituale della società (art. 4) e il pieno sviluppo della persona (art. 3, secondo comma).

Attraverso un continuo processo di partecipazione e co-creazione, l'ecomuseo di Parabiago si è evoluto in un contratto collettivo, in cui la comunità si è impegnata a collaborare alla cura del territorio.

Il bene comune amministrazione condivisa a Parabiago

L'ecomuseo di Parabiago è stato concepito e funziona in un modo che si discosta dall'approccio convenzionale dei musei, che tipicamente progettano e realizzano iniziative "per" la comunità, spesso sottraendo le persone alle fasi decisionali, progettuali e realizzative. L'obiettivo, la metodologia, la progettazione e l'esecuzione di questo ecomuseo sono tutti strutturati in collaborazione "con" la comunità, secondo i principi della progettazione partecipata, della co-creazione, della  sussidiarietà e della cittadinanza attiva.

Nel 2007 è stato istituito per la prima volta un forum di partecipazione pubblica, che continua ad essere organizzato per affrontare i problemi e il futuro della comunità. Sono invitati a partecipare i proprietari di terreni e patrimoni, i comuni, i musei, le parrocchie, le aziende di trattamento delle acque, le associazioni, gli agricoltori, i commercianti e gli artigiani, le istituzioni educative pubbliche e private, nonché i singoli cittadini. L'obiettivo è quello di coinvolgere i cittadini e le organizzazioni locali nelle problematiche che riguardano la loro comunità.

Gli incontri pubblici hanno lo scopo di garantire che i partecipanti siano informati, che siano consapevoli dei problemi e delle tendenze che interessano Parabiago e, infine, che siano messi in grado di agire in modo coordinato per rispondere ai problemi e plasmare il futuro di Parabiago. L'ecomuseo lavora per garantire che i cittadini e gli stakeholder locali: partecipino a processi co-creativi di pianificazione e attuazione di piani d'azione a lungo termine; attivare e utilizzare risorse, conoscenze e competenze per la cura del patrimonio locale; attuare le azioni pianificate in modo coordinato; rafforzare il senso di comunità.

Per l'ecomuseo di Parabiago i processi co-creativi e partecipativi sono importanti almeno quanto i risultati e gli esiti delle azioni pianificate. L'interazione degli attori locali è essenziale per creare un senso di luogo e di comunità, massimizzando al contempo gli impatti (Dal Santo e Worts, 2022).

La co-creazione di una mappa parrocchiale è stato il primo passo nella fase di progettazione dell'ecomuseo. La mappa parrocchiale è un processo partecipativo e un archivio permanente del patrimonio materiale e immateriale di un territorio (Clifford, Maggi, Murtas, 2006). Questa mappa documenta il presente e il passato di Parabiago, e aiuta la comunità a migliorarlo e valorizzarlo. La mappa parrocchiale di Parabiago, una delle prime in Regione Lombardia, è stata avviata nel 2007 da un gruppo di lavoro all'interno del forum dei cittadini. Un questionario è stato sottoposto a circa 400 cittadini per indicare gli elementi patrimoniali che caratterizzano il paesaggio di Parabiago. La mappa è stata stampata nel 2008 e distribuita a tutte le famiglie di Parabiago, con 16.000 copie stampate. Successivamente è stata realizzata una mappa multimediale che è stata pubblicata sul sito dell'ecomuseo per aggiornarne i contenuti. L'ecomuseo ha inoltre utilizzato la cartografia partecipata per co-creare con partner locali le mappe parrocchiali del Parco "Mulini" (2011), la mappa dei percorsi della valle del fiume Olona (2017) e la mappa parrocchiale degli studenti di Parabiago (2018).

Queste mappe costituiscono un inventario del patrimonio che la comunità intende studiare, proteggere e utilizzare responsabilmente per uno sviluppo sostenibile locale e globale. La programmazione pluriennale realizzata in collaborazione con la comunità (Piano ecomuseo di Parabiago 2008, Piano Parco "Mulini" 2013, Piano Integrato Cultura 2019, Programma Strategico 2022 per il sottobacino dei fiumi Olona, Bozzente, Lura e Lambro Sud) e il programma a breve termine basato su un triennio che viene aggiornato annualmente dall'ecomuseo, individuano gli obiettivi, i tempi, le risorse e le modalità con cui l'ecomuseo e i suoi partner intendono promuovere la fruizione sostenibile del patrimonio comunitario.

Accordi di cooperazione

L'obiettivo comprende non solo la realizzazione di attività di progettazione partecipata, ma anche la definizione di accordi di cooperazione con i cittadini, finalizzati alla salvaguardia, all'amministrazione e alla rivitalizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico come bene comune, nel rispetto del principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione italiana. Così, l'ecomuseo assume il ruolo di facilitatore, consentendo alle persone di applicare le loro energie creative e fisiche condividendo le risorse all'interno della comunità stessa, il tutto per il beneficio collettivo e per nutrire, produrre e far progredire i beni comuni. Questi accordi, forgiati nel corso degli anni, hanno assunto varie forme, sia formali che informali.

Un esempio di accordo informale è lo studio, la progettazione e la realizzazione della riapertura di una roggia di origine medievale, il Riale di Parabiago, avvenuta tra il 2009 e il 2011 grazie al coinvolgimento di numerose associazioni, imprenditori agricoli e studenti. A questo è seguito un atto formalizzato nel 2014 con gli agricoltori e il consorzio del fiume Olona per la manutenzione del canale irriguo e il suo utilizzo come zona umida per la riproduzione degli anfibi.

Un esempio di accordo formale è il patto per il fiume Olona, promosso nel 2013 dal Parco "Mulini" (parco naturale locale) a cui l'ecomuseo ha aderito insieme a numerosi soggetti pubblici e privati della valle milanese del fiume Olona dove ha sede l'ecomuseo. A dieci anni dalla sua firma, il patto è ancora attivo e costituisce un esempio di gestione condivisa di un paesaggio fluviale periurbano (Fanzini, 2019). Il monitoraggio periodico mostra i risultati ottenuti[5] .

Nel 2016 il Comune di Parabiago ha approvato il regolamento dal titolo "Regolamento comunale per la partecipazione attiva della comunità, per la promozione di processi di resilienza per la cura, la rigenerazione degli spazi urbani, la coesione sociale e la sicurezza". Il regolamento, basato sullo schema proposto da Labsus, consente al Comune e all'ecomuseo di utilizzare un insieme di processi collaborativi e co-creativi per definire i progetti e favorirne la realizzazione attraverso la partecipazione attiva della comunità. (Fig.1).

Il regolamento distingue i patti dagli accordi di cooperazione in base alla durata dei progetti.

Gli interventi di carattere occasionale (meno di un anno) richiedono la sottoscrizione di un accordo di collaborazione attivabile con la semplice compilazione di un modulo. Gli interventi di durata più lunga sono formalizzati attraverso un patto di cooperazione, nell'ambito di uno schema più complesso.

 

 

Fig. 1 - il flusso di lavoro per l'amministrazione condivisa dei beni comuni. (Ecomuseo di Parabiago)

 

Sia per i patti che per gli accordi di cooperazione, i cittadini attivi presentano un'idea all'ecomuseo, che la esamina e:

  1. valuta l'interesse generale dell'idea e il coordinamento con gli altri progetti attivati
  2. Identifica le tendenze rilevanti che devono essere supportate o reindirizzate
  3. Identificare gli stakeholder e il patrimonio vivente che devono essere coinvolti nel progetto
  4. definisce le modalità di finanziamento dei progetti, le modalità di facilitazione, responsabilizzazione e formazione dei cittadini attivi,
  5. Identifica e definisce il programma di monitoraggio degli impatti desiderati sulla comunità e all'interno di essa (identificando i tipi di cambiamento che si stanno cercando).

 

Quando l'idea diventa un progetto realizzabile, nel caso di accordi viene subito firmato. Nel caso dei patti il consiglio comunale esprime un parere. Successivamente, l'ecomuseo e i cittadini firmano il patto e iniziano a lavorare insieme in piena autonomia. In questo modo, l'ecomuseo di Parabiago ha salito la 'scala della partecipazione' per ispirare cambiamenti rilevanti nella comunità e massimizzare gli impatti culturali attraverso l'intervento dei cittadini (Dal Santo, 2019; Fig.2).

Fig. 2 La scala della partecipazione. (Ecomuseo di Parabiago)

 

Analisi degli accordi di cooperazione

Gli accordi di cooperazione sono stati analizzati in modo approfondito nell'ambito dell'ecomuseo di Parabiago. Dall'approvazione dei regolamenti comunali, dal 2017 al 2023, l'ecomuseo ha svolto un ruolo fondamentale nel facilitare la creazione e l'esecuzione di nove patti di cooperazione a lungo termine e trentasei accordi a breve termine con gruppi comunitari. Queste collaborazioni hanno l'obiettivo di realizzare progetti proposti dalla comunità in linea con il programma pluriennale dell'ecomuseo.

Oltre a questi patti formali di cooperazione, nel corso del tempo sono emerse diverse iniziative spontanee, che non sono vincolate da formalizzazione. Ne sono un esempio le attività di piantumazione di alberi durante i "Tree Days", che coinvolgono studenti, insegnanti e familiari, nonché la pulizia e l'installazione di cartelli per un nuovo percorso culturale all'interno dell'ecomuseo. Lo stato di avanzamento di tutti gli accordi formali di collaborazione è attentamente monitorato, con alcuni progetti che vengono rinnovati nel tempo. Inoltre, nuovi progetti sono emersi attraverso un dialogo continuo con gli stakeholder all'interno della comunità.

1.  Soggetti coinvolti

Diversi attori locali sono impegnati in collaborazioni con l'ecomuseo di Parabiago. La maggior parte dei firmatari sono singoli cittadini, che costituiscono circa il 46% dei partecipanti. Seguono l'esempio i gruppi informali, che rappresentano circa il 21%. Le associazioni rappresentano circa il 13% dei soggetti coinvolti, mentre gli agricoltori rappresentano il 10%. Il coinvolgimento di scuole, imprese e aziende non profit è relativamente inferiore, con sottoscrizioni da parte di queste entità che ammontano rispettivamente al 4% e al 2% (Fig.3).

 

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Fig. 3 "Accordi/patti per soggetti" Comune di Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)

 

2.  Beni comuni coinvolti

I patti e gli accordi di cooperazione firmati a Parabiago si concentrano prevalentemente su azioni legate alla gestione ambientale. Queste iniziative comprendono compiti come la pulizia delle strade per rimuovere i rifiuti, la cura delle fioriere, la potatura dell'erba e degli alberi, lungo i bordi delle strade, nonché la cura, il restauro e la manutenzione delle aree verdi di proprietà o a disposizione del comune. In particolare, circa l'11% dei patti stabiliti riguarda la manutenzione dell'arredo urbano, come la manutenzione parziale dei parchi giochi e la ritinteggiatura delle panchine.

Al contrario, le attività incentrate sulla coesione culturale, educativa e sociale sono relativamente minori in confronto. Ne sono un esempio gli interventi di abbellimento e manutenzione di due scuole primarie e una campagna di sensibilizzazione sullo spreco idrico da parte degli studenti del Liceo Cavalleri di Parabiago (Fig.4).

 

 

 

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Fig. 4 "Accordi/patti per aree di intervento" Comune di Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)

3.  Tipo di merce

Una maggioranza significativa dei patti firmati (83%) si concentra principalmente sulla cura e la manutenzione dei beni materiali, mentre una percentuale minore di patti (6%) affronta specificamente la conservazione dei beni immateriali. Inoltre, ci sono patti (11%) che comprendono la cura e la gestione dei beni materiali e immateriali (Fig.5).

 

Fig. 5 Accordi/patti per tipologia di beni nel Comune di Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)

Senza dubbio, delineare la tipologia di un patto è spesso un compito impegnativo. La ragione di questa complessità risiede nella connessione intrinseca tra gli sforzi collaborativi per preservare un bene tangibile e la cura degli aspetti intangibili, come le relazioni rafforzate dal patto all'interno della comunità associata. All'interno di questa disamina i patti che comprendono la salvaguardia dei beni immateriali possono essere classificati in due categorie: le imprese culturali (ad esempio, le iniziative culturali) e le attività educative volte a promuovere la consapevolezza su temi specifici, come l'uso della plastica e la conservazione dell'acqua. Queste iniziative sono sviluppate da scuole, associazioni o singoli cittadini.

 Nell'ambito dei beni comuni materiali e immateriali, Parabiago abbraccia la promozione di iniziative incentrate sulla salvaguardia dell'ambiente e del verde urbano. In particolare, il progetto dell'Orto Cistercense esemplifica questo impegno attraverso la cura di un giardino didattico e terapeutico, che funge da parte integrante del venerato monumento nazionale, la Chiesa di Sant'Ambrogio della Vittoria. Guidata da un'associazione, questa iniziativa mira a coltivare e sostenere questo giardino. Un altro esempio è l'impegno di conservazione nella zona umida "Cinin", dove tre cittadini hanno realizzato la zona umida e sono attivamente impegnati nella manutenzione e nel monitoraggio ecologico della sua variegata fauna e flora, accompagnati da una meticolosa documentazione fotografica della biodiversità della zona.

Nell'ambito dell'arredo urbano sono stati stipulati due accordi di collaborazione. Il primo accordo ha coinvolto una cooperativa sociale incaricata della manutenzione di panchine selezionate in tutta la città. La seconda convenzione è stata stipulata tra un'associazione e un cittadino incaricato dei servizi sociali, che si sono occupati della manutenzione di specifiche aree gestite dal Comune di Parabiago nell'ambito della propria attività di pubblica utilità. In questi casi, i cittadini attivi non solo si occupano della manutenzione fisica di un bene tangibile, ma forniscono anche un servizio che soddisfa esigenze cruciali per lo sviluppo personale e comunitario. Questi servizi comprendono la promozione delle relazioni con il centro psicosociale e i suoi pazienti, il monitoraggio della fauna selvatica, la promozione dell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati e la facilitazione della riabilitazione sociale. In tal modo, questi accordi contribuiscono al benessere generale sia degli individui coinvolti che della comunità in generale.

4.  Luoghi coinvolti

Quando si considerano le varie posizioni di questi interventi, l'attenzione principale si concentra sulla cura di giardini, aiuole e parchi. Segue a ruota la manutenzione e la manutenzione di piazze e strade. Inoltre, nella categoria etichettata come "altro", l'attenzione è dedicata alla cura di panchine e fontane. (Fig.6)

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Fig. 6 'Accordi/patti per luoghi' Comune di Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)

Il sito dell'ecomuseo di Parabiago presenta una pagina dedicata che funge da preziosa risorsa sui patti di cooperazione[6]. Questa pagina fornisce informazioni complete su come impegnarsi e partecipare attivamente a queste iniziative, presentando anche un elenco dettagliato dei patti sottoscritti. In particolare, una mappa interattiva (Fig.7) mostra i luoghi in cui si sono svolti questi interventi.[7] Ogni patto è meticolosamente catalogato in base alla specifica tipologia di intervento che comporta. Inoltre, una scheda che accompagna ogni patto offre una grande quantità di dettagli, tra cui il nome, la descrizione, l'anno di firma, la classificazione come patto o accordo e la durata.

 

Fig. 7 La mappa interattiva dei patti di cooperazione firmati. (Ecomuseo di Parabiago)

 

5.  Durata

L'analisi rivela una quota significativa di accordi annuali (48%) e accordi occasionali (25%) che comprendono interventi di breve o brevissima durata, tipicamente di durata inferiore a un mese o che si svolgono nell'arco di pochi giorni nel corso dell'anno. I patti di durata compresa tra 1 e 3 anni rappresentano il 17%, mentre quelli che si estendono oltre i 3 anni rappresentano solo il 2%. È importante notare che ogni patto presenta la possibilità di un rinnovo. Finora, la maggior parte dei casi di rinnovo ha riguardato patti inizialmente firmati per una durata di due o tre anni, con un solo caso di rinnovo osservato per un accordo originariamente di un anno. Le decisioni di rinnovo sono influenzate principalmente dalla volontà dei cittadini attivi di continuare l'attività, in particolare in settori come la pulizia delle aree pubbliche, la cura degli spazi naturali e l'utilizzo dei beni comuni.

Purtroppo, tre patti sono stati conclusi a causa della morte del cittadino attivo responsabile di essi. Tuttavia, in due casi, altri cittadini si sono assunti la responsabilità e hanno continuato le iniziative. D'altra parte, il progetto "Acqua azzurra, acqua chiara" incentrato sulla fontana del Municipio di Parabiago non è stato portato avanti da altri cittadini. Questa particolare fontana, precedentemente fatiscente e fucina di zanzare, ha subito una notevole trasformazione in giardino acquatico con obiettivi estetici ed ecologici attraverso il patto citato. In seguito alla scomparsa del cittadino che se ne era preso cura, l'ecomuseo si è assunto la responsabilità della manutenzione della fontana.

Esempi di accordi

La chiesa della Madonna di Dio'l sa

A causa della diminuzione del numero di sacerdoti, diverse chiese della zona hanno purtroppo cessato di essere accessibili al culto, tra cui il santuario riconosciuto a livello nazionale "Madonna di Dio'l sa" situato a Parabiago. Tuttavia, nel 2021, un gruppo informale di cittadini attivi ha proposto all'ecomuseo un patto di cooperazione giustamente chiamato "Apriamo il santuario". L'obiettivo di questo patto è quello di riaprire periodicamente la "Chiesa della Madonna di Dio'lsa", organizzando eventi e visite guidate in collaborazione con la parrocchia Maria Madre della Chiesa di Nerviano. Inoltre, i cittadini hanno preso l'iniziativa di creare un opuscolo informativo per i visitatori e hanno intrapreso la rivitalizzazione e la manutenzione del cimitero, un tempo lebbrosario (un ospedale di isolamento per persone con malattie infettive), che è stato adornato con varie piante. Questo lazzaretto ha un significato storico in quanto fa parte del percorso della 'memoria' che collega i luoghi dove un tempo sorgevano i lebbrosari durante i periodi di peste nei cinque comuni del Parco dei Mulini[8]. Inoltre, vale la pena notare che la chiesa stessa è uno dei santuari lungo il Cammino di Sant'Agostino, un percorso riconosciuto e riconosciuto dalla Regione Lombardia[9].

Il patto è stato siglato nel 2021 con durata biennale e prevede il supporto dell'ecomuseo per le citate attività svolte da cittadini attivi. Le principali disposizioni del patto comprendono:

     Accesso e utilizzo temporaneo degli spazi comunali, in particolare l'ex lebbrosario e il parco adiacente.

     Coordinamento con la Parrocchia, proprietaria del santuario 'Madonna di Dio'l sa'.

     Guida e assistenza da parte del personale dell'ecomuseo nella pianificazione e nell'esecuzione delle attività.

     Progettazione e stampa di materiale informativo sulla chiesa.

     Promozione dell'iniziativa, con particolare attenzione all'utilizzo dei social network.

     Copertura assicurativa completa, agevolata dal Comune di Parabiago, per i cittadini attivi e i collaboratori coinvolti.

 

Durante la fase iniziale, l'ecomuseo ha diffuso informazioni sul patto sul suo sito web, invitando le persone interessate a partecipare alla collaborazione. Successivamente, una giovane donna è stata accolta nel gruppo originario di volontari, composto principalmente da pensionati.

Nel 2023 il patto è stato rinnovato con successo per un ulteriore periodo di due anni. Le visite guidate hanno visto la partecipazione di centinaia di persone, a testimonianza dell'interesse e dell'impegno diffuso all'interno della comunità.

L'oasi di pace e bellezza

La storia dell'Oasi di Pace e Bellezza inizia nell'anno scolastico 2013/2014 quando gli studenti della D del Liceo Scientifico Cavalleri di Parabiago si rivolsero all'ecomuseo con la richiesta di un'area da migliorare su cui poter lavorare da soli. L'ecomuseo ha suggerito uno spazio verde abbandonato nei pressi del fiume Olona, che un tempo era un giardino e un sito di prova per le attrezzature da giardinaggio e i motori fuoribordo prodotti dalla vicina azienda MEP Marazzini.

Attraverso la formazione e la progettazione co-creativa, con il contributo dell'ecomuseo, gli studenti hanno formulato un progetto denominato "Oasi di Pace e Bellezza" con l'obiettivo di rivitalizzare l'area e renderla accessibile ai giovani. Con le risorse finanziarie del concorso nazionale "Meet no Neet" e attraverso la collaborazione con enti pubblici e privati, gli studenti sono riusciti a riqualificare l'area. I proprietari del terreno ne hanno generosamente concesso l'uso gratuito al comune di Parabiago. Fino al 2021 l'associazione Legambiente di Parabiago ha collaborato in modo informale con il Comune per la manutenzione e la supervisione dell'area.

Nel 2022 l'associazione Legambiente e un cittadino impegnato (che ha risposto alla proposta pubblicata sui siti dell'ecomuseo e del comune di Parabiago, chiedendo ulteriore partecipazione) hanno siglato un patto di cooperazione per la cura, la pulizia e la valorizzazione dell'Oasi di Pace e Bellezza. Questa collaborazione comprende attività come la semina e la piantumazione di specie erbacee e arbustive autoctone, nonché l'organizzazione di visite didattiche sul territorio per grandi e piccini.

Il patto, della durata di tre anni, racchiude le citate attività svolte dai cittadini attivi e delinea il supporto fornito dall'ecomuseo, tra cui:

-       l'accesso e l'uso temporaneo degli spazi,

-       collaborazione del personale dell'Ecomuseo nella pianificazione delle attività,

-       idonea copertura assicurativa fornita dal Comune di Parabiago per i cittadini attivi e i collaboratori coinvolti.

Diagnosi e confronto con la realtà italiana 

Il rapporto sull'amministrazione condivisa dei beni comuni in Italia, curato da Labsus, consente un confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio contesto italiano. Il rapporto prende in esame 1001 patti di collaborazione attuati in un campione di 62 comuni (tra cui Parabiago) che avevano adottato il Regolamento per l'Amministrazione Condivisa entro il 2021.

Confrontando i risultati del rapporto Labsus con i dati sui patti di cooperazione firmati a Parabiago, emergono alcune differenze notevoli.

 

1.  Attori coinvolti

Una differenza significativa riguarda gli attori coinvolti in questi patti. A Parabiago, circa il 67% dei patti di cooperazione coinvolge singoli cittadini o gruppi informali. Al contrario, a livello nazionale, questa cifra si attesta solo al 34% circa.

 

   Attori coinvolti

Parabiago

(dati percentuali)

Italia

(dati percentuali)

Singoli cittadini

46

21

Gruppo informale

21

13

Associazioni

13

40

Aziende agricole/distretto agricolo

10

0

Scuole

4

7

Aziende/società

4

6

Imprese sociali/non profit

2

4

Altro, Enti ecclesiastici, Fondazioni, Altre istituzioni pubbliche, Professionisti, Università

0

9

 Tab. 1 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio contesto italiano. Attori coinvolti. (Dati: Ecomuseo di Parabiago e Labsus)

 

2.  Beni coinvolti

Il campo di intervento predominante, sia a Parabiago che su tutto il territorio nazionale, ruota attorno all'ambiente e al verde urbano. Tuttavia, questo aspetto ha un significato ancora maggiore a Parabiago rispetto al contesto nazionale. Vale la pena notare che, a differenza del più ampio contesto nazionale, a Parabiago non sono presenti progetti legati ad ambiti come lo sport, l'animazione territoriale, o iniziative occupazionali (come spazi di coworking o strutture di accoglienza turistica).

 

 

   Beni coinvolti

Parabiago

(dati percentuali)

Italia

(dati percentuali)

Ambiente e verde urbano

79

48

Arredo urbano

11

19

Attività scolastiche/didattiche

6

7

Beni Culturali/Cultura

4

7

Inclusione sociale, co-design, sport, beni immateriali non elencati, animazione, coworking, accoglienza turistica, altro

0

19

Tab. 2 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio contesto italiano. Beni coinvolti. (Dati: Ecomuseo di Parabiago e Labsus)

 

3.  Tipo di merce

Sia a Parabiago che nel contesto nazionale, la maggior parte dei patti firmati ruota attorno alla cura dei beni materiali. Tuttavia, una notevole distinzione emerge quando si considera la classificazione dei beni come materiali o immateriali. A Parabiago, solo tre patti rientrano nella categoria intangibile, a differenza del contesto nazionale in cui lo fa un quarto dei patti censiti.

Inoltre, a differenza del contesto nazionale, a Parabiago non sono stati firmati patti specificamente incentrati sui beni comuni digitali.

Per quanto riguarda i beni materiali e immateriali, Parabiago vede principalmente lo sviluppo di attività nel campo dell'ambiente e del verde urbano, mentre il contesto nazionale presenta una gamma più diversificata di classificazioni.

 

 

   Tipo di merce

Parabiago

(dati percentuali)

Italia

(dati percentuali)

Materiali

83

63

Intangibile

6

7

Materiale e immateriale

11

25

Digitale

0

1

Non rilevabile

0

4

Tab. 3 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio contesto italiano. Tipo di merce. (Dati: Ecomuseo di Parabiago e Labsus)

 

4.  Luoghi coinvolti

L'esame delle sedi coinvolte negli accordi di cooperazione rivela un significativo allineamento tra i dati di Parabiago e quelli presentati nel rapporto Labsus. In prima linea abbiamo la manutenzione di giardini, aiuole e parchi, seguita dalla manutenzione di piazze e strade, anche se c'è una differenza sostanziale in termini di percentuali.

La categoria etichettata come "altro", che a Parabiago si riferisce alla cura di panchine e fontane, è frequentemente associata "è spesso indicata in compartecipazione ad attività di carattere sportivo (15 volte) o per aree di intervento rientranti nell'inclusione sociale, beni immateriali o attività culturali". Questi sforzi più ampi spesso danno la priorità alla manutenzione di strutture sportive come i giardini. (Labsus, 2022)

A differenza dello scenario nazionale, a Parabiago non sono stati stipulati accordi per quanto riguarda la manutenzione delle superfici murarie (su strade), degli spazi culturali, delle biblioteche, delle ex aree industriali, degli edifici e delle caserme.

 

 

  Posti

Parabiago

(dati percentuali)

Italia

(dati percentuali)

Giardini/aiuole/parchi

46

43

Piazze/percorsi

38

18

Più

6

16

Edifici

4

9

Scuole

4

6

Nessuno

2

2

Superfici murarie (di strade), spazi culturali (cinema, teatri), biblioteche, aree o edifici industriali, caserme

0

6

Tab. 4 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio contesto italiano. Luoghi coinvolti. (Dati: Ecomuseo di Parabiago e Labsus)

 

5.  Durata

A Parabiago la tendenza dominante è quella degli accordi annuali e sporadici, mentre a livello nazionale si assiste a una prevalenza di patti che vanno da 1 a 3 anni. Rispetto all'indagine nazionale condotta nel 2019, si registra una crescente propensione verso un aumento del numero di patti che rientrano nella fascia di durata da 1 a 3 anni, nonché di quelli che superano la soglia dei 3 anni, sebbene questi ultimi rimangano una minoranza a Parabiago. Da notare che il rapporto Labsus considera anche i patti classificati come annuali, quelli che, nonostante la loro durata iniziale di 1 anno, sono stati rinnovati e di conseguenza sono attivi da più anni.

 

 

   Durata

Parabiago

(dati percentuali)

Italia

(dati percentuali)

Interventi occasionali/durata indefinita

25

4

Meno di 1 anno

8

9

1 anno

48

32

Da 1 a 3 anni

17

41

Più di 3 anni

2

14

Tab. 5 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio contesto italiano. Durata. (Dati: Ecomuseo di Parabiago e Labsus)

 

6.  Forme di sostegno

 

A differenza di Parabiago, dove il sostegno è costantemente fornito in modo combinato, a livello nazionale diventa evidente che il sostegno ruota prevalentemente attorno a un'unica misura di sostegno, come la fornitura di materiali, seguita dalla promozione di iniziative e dalla pubblicità. Inoltre, a livello nazionale, rivestono un'importanza significativa anche le agevolazioni fiscali per i partecipanti al patto e l'assistenza tecnica.

Conclusioni

La pratica dell'amministrazione condivisa dei beni comuni attraverso processi di co-creazione in Italia è un meccanismo cruciale per garantire la cura e la gestione del territorio, promuovendo al contempo un senso di comunità e resilienza in mezzo a crisi locali e globali multiformi. Co-creazione, sussidiarietà e beni comuni rappresentano concetti chiave nel contesto europeo che riflettono la necessità di coinvolgere attivamente i cittadini, promuovere la responsabilità delle comunità locali e garantire la gestione sostenibile delle risorse condivise. Questi concetti si intersecano e si rafforzano a vicenda, fornendo un quadro concettuale per affrontare sfide complesse in modo collaborativo ed efficace. All'interno della realtà italiana, questi concetti giocano un ruolo cruciale nella Costituzione italiana e le normative locali che regolano la cura dei beni comuni attraverso la co-creazione e la sussidiarietà sono diventate sempre più prevalenti in tutto il paese. Numerosi comuni italiani, così come alcuni ecomusei gestiti da istituzioni pubbliche, hanno adottato questo strumento. Tra questi spicca l'ecomuseo di Parabiago, che tra il 2017 e il 2023 ha facilitato 48 patti di cooperazione per la cura dei beni comuni.

L'approccio dell'ecomuseo di Parabiago è incentrato sulla gestione condivisa del paesaggio e del patrimonio culturale come beni comuni, promuovendo l'uso responsabile delle risorse locali e favorendo un più forte senso di comunità. Questo sistema di governance, caratterizzato dal coinvolgimento attivo degli stakeholder locali, svolge un ruolo fondamentale nella creazione di un senso di luogo e di comunità, generando in ultima analisi impatti culturali significativi (Dal Santo, Worts, 2022). Attraverso questo approccio, l'ecomuseo è un facilitatore che consente alle persone di contribuire con le proprie energie creative e fisiche, condividendo le risorse della comunità per il beneficio collettivo e la produzione e lo sviluppo di beni comuni e benessere. I risultati raggiunti possono essere valutati in relazione ai cambiamenti trasformativi che sono stati avviati all'interno della comunità. Questi includono cambiamenti metodologici nelle pratiche di lavoro, cambiamenti culturali con particolare attenzione alle dimensioni sociali e relazionali, nonché cambiamenti fisici come il miglioramento della qualità del patrimonio e del paesaggio e la salute e sicurezza degli ecosistemi.

A Parabiago, più che a livello nazionale, i patti ruotavano principalmente intorno alla cura e alla rivitalizzazione del verde e delle aree naturali, venendo incontro alle esigenze di singoli cittadini e gruppi informali che non sono affiliati ad associazioni ma desiderano dedicare i propri sforzi alla gestione dei beni comuni.

Tuttavia, a Parabiago sono stati individuati diversi punti critici. Gli accordi firmati hanno spesso una durata breve. Per questo motivo, garantire la continuità dei progetti e dei processi è un compito impegnativo e sono necessari sforzi significativi da parte dell'ecomuseo per coordinare e sostenere i numerosi cittadini attivi, nonché per sostenere i progetti interrotti.

Il diagramma di flusso presentato nella Figura 1 per l'attivazione di un accordo dovrebbe essere ripensato in modo circolare. Il monitoraggio di ciascun accordo concluso fornirebbe un feedback essenziale per una migliore elaborazione di nuovi accordi. A causa dell'elevato numero di accordi attivati, viene posta un'enfasi limitata sul monitoraggio dei risultati e degli impatti, che sono spesso valutati in modo informale e non analitico.

La copertura assicurativa è un vantaggio importante per i volontari, ma è diventata sempre più onerosa per il comune. Sarebbe più appropriato sviluppare polizze assicurative che tengano conto del tempo effettivo dedicato alle attività di cittadinanza attiva.

Nonostante queste sfide, l'esperienza di Parabiago dimostra che gli accordi di cooperazione sono uno strumento prezioso per realizzare principi costituzionali come la sussidiarietà e la conservazione del paesaggio, contribuendo al contempo a cambiamenti significativi nella cultura sociale verso comunità più coese e resilienti.


 

Bibliografia

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Labsus. (2002). Rapporto 2021 sull’amministrazione condivisa dei beni comuni [Report 2021 on the shared administration of common assets]. Available at https://www.labsus.org/2022/03/1001-esercizi-di-pace-alla-base-del-rapporto-labsus-2021/

 

Dal Santo, R., Oliveira Almeida, N. H. & Riva, R. (2021). Distant but United: A Cooperation Charter between Ecomuseums of Italy and Brazil. Into Museum International, 73, 3-4, 54-67. DOI: 10.1080/13500775.2021.2016278

 

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Dal Santo, R. Baldi, N., Del Duca, A. & Rossi, A. (2017a). The Strategic Manifesto of Italian Ecomuseums. Into Museum, 69, 86-95. (doi:10.1111/muse.12153).

 

Dal Santo, R., Baldi, N., Del Duca, A. & Rossi, A. (2017b), The Strategic Manifesto of Italian Ecomuseums: aims and results. Into R. Riva, Ecomuseums and cultural landscapes: State of the art and future prospects. Santarcangelo di Romagna: Maggioli.

 

Dal Santo, R. (2019). The contribution of Italian ecomuseums to shape the future of landscape. Into D. Fanzini, A. Tartaglia, & R. Riva, Project challenges: sustainable development and urban resilience. Santarcangelo di Romagna: Maggioli.

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Fanzini, D., Riva, R., & Dal Santo, R. (2019). Pact for the river renaissance of the Olona valley, into D. Fanzini, R. Riva, & Dal Santo, R.. Sustainable Mediterranean construction, no.10/2019.

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Turri E., (2001). Il paesaggio come teatro: Dal vissuto al territorio rappresentato [The landscape as theatre: From the lived to the represented territory]. Marsilio.

 



[1] Versione consolidata del trattato sull'Unione europea, TITOLO I - DISPOSIZIONI COMUNI, articolo 5

[2] https://www.labsus.org/cose-il-regolamento-per-lamministrazione-condivisa-dei-beni-comuni/

[3] Informazioni aggiornate sono disponibili all' indirizzo https://sites.google.com/view/ecomuseiitaliani/chi-siamo

[4] https://sites.google.com/view/ecomuseiitaliani/manifesto

[5] Il monitoraggio periodico è riportato su https://sites.google.com/view/parcodeimulini/il-parco/pianificazione/patto-per-lolona

[6] http://ecomuseo.comune.parabiago.mi.it/ecomuseo/partecipa.html

[7] https://www.google.com/maps/d/u/0/viewer?mid=1cwE2gJOnctBJnNd2mln7WdSY_xU&ll=45.55422831249542%2C8.942736999999976&z=14

[8] https://sites.google.com/view/parcodeimulini/il-parco/storia-e-cultura/luoghi-della-memoria

[9] https://www.camminidilombardia.it/cammino-di-sant-agostino