Traduzione dell’articolo dell’Ecomuseo di Parabiago pubblicato in Cuadiernu n. 12. Revista internacional de patrimonio, museología social, memoria y territorio. Revista de La Ponte-Ecomuséu. (2023)
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i risultati del questionario riguardante le attività di
collaborazione con l'Ecomuseo e/o il Parco Mulini
L'amministrazione condivisa del
patrimonio vivente a Parabiago
Autori: Raul Dal Santo, Silvia
Dossena, Lucia Vignati - agenda21@comune.parabiago.mi.it
Parole chiave: ecomusei,
sussidiarietà, amministrazione del patrimonio, cittadinanza
attiva, accordi di cooperazione, processi co-creativi
Riassunto
Questo
lavoro
esamina l'amministrazione condivisa dei beni comuni attraverso
approcci di co-creazione e sussidiarietà. L'ecomuseo di
Parabiago (Italia) è evidenziato come caso di studio. Questo
museo mira a coinvolgere i cittadini e gli stakeholder locali
in processi co-creativi per la pianificazione e l'attuazione
di piani d'azione a lungo termine che utilizzino le risorse,
le conoscenze e le competenze del patrimonio locale per
realizzare le azioni pianificate. I processi partecipativi e
co-creativi sono importanti quanto i risultati, in quanto
aiutano a promuovere un senso di comunità e di luogo,
massimizzando l'impatto. Tra il 2017 e il 2023 l'ecomuseo ha
facilitato 48 accordi e patti di cooperazione con cittadini,
organizzazioni e il comune di Parabiago per la cura, la
gestione e la rigenerazione del patrimonio culturale e
paesaggistico. I dati relativi a questi accordi sono
analizzati confrontandoli con le tendenze nazionali in Italia.
Sebbene siano state evidenziate alcune questioni, l'esperienza
mostra come tale governance partecipativa costruisca la
resilienza della comunità consentendo ai cittadini di
prendersi cura dei beni comuni. Il quadro concettuale
integrato e i modelli pratici applicati a Parabiago forniscono
lezioni per affrontare problemi complessi attraverso una
pianificazione co-creativa e un'azione locale collaborativa in
linea con il principio di sussidiarietà.
Questo
articolo
esamina la gestione condivisa dei beni comuni attraverso
approcci di co-creazione e sussidiarietà. L'ecomuseo di
Parabiago (Italia) si distingue come caso di studio. Questo
ecomuseo mira a coinvolgere i cittadini e gli stakeholder
locali in processi co-creativi per pianificare e attuare piani
d'azione a lungo termine che utilizzino le risorse, le
conoscenze e le competenze del patrimonio locale per
realizzare le azioni pianificate. I processi partecipativi e
co-creativi sono importanti quanto i risultati, in quanto
aiutano a promuovere un senso di comunità e di luogo,
massimizzando l'impatto. Tra il 2017 e il 2023 l'ecomuseo ha
facilitato 48 accordi e patti di cooperazione con cittadini,
organizzazioni e il comune di Parabiago per la cura, la
gestione e la rigenerazione del patrimonio culturale e
paesaggistico. I dati relativi a tali accordi sono analizzati
confrontandoli con le tendenze nazionali in Italia. Sebbene
siano state evidenziate alcune questioni, l'esperienza mostra
come questa governance partecipativa costruisca la resilienza
della comunità consentendo ai cittadini di prendersi cura dei
beni comuni. Il quadro concettuale integrato e i modelli
pratici applicati a Parabiago forniscono lezioni per
affrontare problemi complessi attraverso una pianificazione
co-creativa e un'azione locale collaborativa in linea con il
principio di sussidiarietà.
Biografia
- Raul Dal Santo, è ecologo e coordina
l'ecomuseo di Parabiago. Coordina inoltre la rete degli
ecomusei della Regione Lombardia e il Parco Naturale
"Mulini". Le sue ricerche e i suoi lavori si concentrano
sull'ecologia del paesaggio, l'ecologia, lo sviluppo
sostenibile, la pianificazione e i progetti locali
partecipativi e la sussidiarietà.
- Silvia Dossena lavora come ecologa per il
Comune di Parabiago, nell'ecomuseo di Parabiago e nel parco
naturale "Mulini". Il suo lavoro si concentra sullo sviluppo
sostenibile e sull'economia circolare.
- Lucia Vignati lavora come ecologa per il
Comune di Parabiago e nell'ecomuseo di Parabiago e nel parco
naturale "Mulini". Il suo lavoro si concentra sull'ecologia
del paesaggio, l'ecologia, lo sviluppo sostenibile, la
pianificazione e i progetti locali partecipativi e la
sussidiarietà.
Introduzione
L'amministrazione condivisa dei beni comuni
Le
recenti e perduranti crisi ambientali, sanitarie e socio-economiche
hanno evidenziato la necessità di riattivare una dimensione
comunitaria e identitaria dei luoghi, seppur con una visione
globale. In questo numero, le istituzioni culturali come gli
ecomusei possono svolgere un ruolo importante nella creazione
di comunità resilienti, in grado di rinnovarsi in risposta
alle crisi. (Riva, 2022).
Inoltre,
a causa della drastica riduzione del patrimonio privato e
pubblico, è necessario riconoscere e utilizzare i beni comuni
per lo sviluppo sociale, ambientale ed economico delle
comunità locali. Tuttavia, da un lato, la comunità spesso non
riconosce i beni comuni come beni comuni; D'altra parte,
l'obsoleto modello di governance, basato sulla logica
dell'amministrazione che contrappone gli amministratori agli
amministrati, non consente alla comunità di attivare risorse
proprie per risolvere problemi e crisi. Infine, questi
problemi e queste crisi, data la loro complessità, spesso non
possono essere risolti dalle sole istituzioni. (Arena, 2006)
Ecco in sintesi le ragioni per cui co-creazione,
sussidiarietà e beni comuni sono tre concetti chiave per
comprendere e affrontare le crisi contemporanee.
Questi
concetti si riferiscono alle modalità di organizzazione e
gestione delle risorse, dei servizi e delle relazioni tra i
diversi attori della società, al fine di promuovere il bene
comune, la partecipazione democratica e lo sviluppo
sostenibile.
In
questo articolo ci proponiamo di esplorare il significato, le
implicazioni e le potenzialità di questi concetti, con
particolare attenzione alla realtà italiana e a un caso studio
presso l'ecomuseo di Parabiago.
Co-creazione: coinvolgimento attivo dei cittadini
Per
co-creazione si intende il processo collaborativo attraverso
il quale i cittadini, le istituzioni pubbliche, le
organizzazioni della società civile e il settore privato si
impegnano insieme nella definizione e nella risoluzione dei
problemi pubblici, nella produzione di beni e servizi di
interesse generale e nella creazione di valore sociale ed
economico. La co-creazione implica la condivisione di
conoscenze, risorse, responsabilità e benefici tra i diversi
soggetti coinvolti, sulla base di principi di fiducia,
trasparenza e reciprocità. La co-creazione può assumere
diverse forme e livelli di intensità, a seconda degli
obiettivi, dei contesti e delle modalità di interazione tra i
partecipanti.
Sussidiarietà
Il
concetto di sussidiarietà si riferisce al principio secondo
cui le decisioni e le azioni pubbliche dovrebbero essere prese
al livello più vicino ai cittadini, a condizione che tale
livello sia in grado di raggiungere efficacemente gli
obiettivi prefissati. Il principio di sussidiarietà è sancito
dal trattato sull'Unione europea e disciplina l'esercizio
delle competenze non esclusive dell'Unione. Mira a garantire
un certo grado di autonomia e responsabilità per le comunità
locali, nel rispetto dell'unità e della solidarietà tra gli
Stati membri. Il principio di sussidiarietà ha anche una
dimensione orizzontale, che riguarda la cooperazione tra i
diversi livelli di governo (locale, regionale, nazionale ed
europeo) e tra i diversi attori della società (pubblico,
privato e civile).[1]
Beni comuni: gestione partecipata per il bene pubblico
La
nozione di beni comuni si riferisce a risorse materiali o
immateriali che sono condivise da una comunità di utenti e
richiedono una gestione collettiva per garantirne la
conservazione e l'accesso equo. I beni comuni possono essere
naturali (come l'aria, l'acqua, la biodiversità) o culturali
(come la conoscenza, il patrimonio culturale, i dati). La
gestione partecipata dei beni comuni è essenziale per
garantirne la conservazione e l'uso sostenibile. Questo
concetto sottolinea la necessità di coinvolgere le comunità
nella definizione delle politiche e delle pratiche di
gestione, in modo che i beni comuni siano preservati per le
generazioni future.
Co-creazione,
sussidiarietà
e beni comuni sono concetti interconnessi che si influenzano a
vicenda e possono contribuire a generare innovazioni sociali e
allo sviluppo integrale delle comunità locali. La co-creazione
può essere vista come un mezzo per realizzare una forma più
attiva di sussidiarietà, in quanto coinvolge le comunità
locali nel processo decisionale e di progettazione. Allo
stesso tempo, la sussidiarietà promuove la co-creazione,
consentendo alle comunità di avere un maggiore controllo sulle
questioni che le riguardano direttamente. I beni comuni,
gestiti attraverso processi partecipativi, sono spesso il
risultato di sforzi collaborativi di co-creazione e la loro
gestione riflette l'applicazione concreta del principio di
sussidiarietà.
Il contesto italiano
Come
in Europa, anche in Italia spesso non si riesce a percepire il
valore dei luoghi e a riconoscere nel territorio non solo lo
spazio a disposizione per costruire, produrre e spostare, ma
anche il patrimonio da conservare e valorizzare. Questa
incapacità è diffusa in particolare nei grandi agglomerati
urbani centrali d'Italia. Questo ha creato profonde ferite nel
paesaggio come la perdita di diversità biologica e culturale;
lo squilibrio e la separazione fisica tra habitat umano e
habitat naturale; la grave disfunzione dell'apparato
paesaggistico (Turri, 2001).
L'amministrazione
condivisa
dei beni comuni in Italia è un tema di crescente interesse e
rilevanza anche per queste ragioni. Oggi l'idea di beni comuni
in Italia si riferisce a risorse naturali e culturali che
appartengono a tutti e devono essere gestite in modo equo e
sostenibile per garantire il benessere delle generazioni
presenti e future (Arena, 2020).
Il concetto di beni comuni in Italia
Il
concetto di beni comuni ha radici profonde nella storia e
nella cultura italiana. Già nel Medioevo le comunità locali
avevano sviluppato sistemi di gestione collettiva delle
risorse comuni, come i terreni agricoli, i pascoli e le
foreste. Tuttavia, nel corso dei secoli, questi sistemi di
gestione condivisa sono stati progressivamente erosi da
processi di privatizzazione e centralizzazione del potere
(Dani, 2014).
In
Italia, il risveglio dell'interesse per i beni comuni si deve
in gran parte all'opera del giurista e politologo Stefano
Rodotà; Ha attivato il dibattito su questo tema tra la fine
del XX secolo e l'inizio del XXI. Rodotà ha sottolineato
l'importanza di riconoscere i beni comuni come componente
fondamentale del patrimonio collettivo e di promuoverne la
gestione partecipata come strumento di democrazia e giustizia
sociale.
L'amministrazione
condivisa
dei beni comuni in Italia ha ricevuto un notevole impulso nel
2001 con la riforma del codice civile,
che ha introdotto la figura giuridica dei "beni comuni". In
particolare, l'articolo 822 del Codice
Civile definisce i beni comuni come beni che
appartengono a più soggetti e sono destinati all'uso comune.
Il
concetto è stato richiamato dalla normativa successiva, ma in
Italia il processo di riconoscimento dei beni comuni e della
loro amministrazione condivisa è ancora in corso e presenta
diverse sfide: la definizione di criteri chiari e coerenti per
identificare i beni comuni e stabilire le modalità della loro
gestione condivisa; l'attuazione di politiche efficaci per la
conservazione e la valorizzazione dei beni comuni, che
richiede una notevole capacità amministrativa e finanziaria,
spesso carente a livello locale.
Labsus
e il Regolamento per l'Amministrazione Condivisa dei Beni
Comuni in Italia
Nel
2014 l'associazione italiana Labsus
(Laboratorio per la Sussidiarietà), ha proposto una bozza di
Regolamento per l'Amministrazione Condivisa dei Beni Comuni, a
cui le istituzioni pubbliche possono fare riferimento al fine
di favorire forme di democrazia partecipativa e attuare il
principio di sussidiarietà orizzontale presente nella
Costituzione italiana (art. 118 ultimo comma). Il testo
disciplina forme di collaborazione tra cittadini e istituzioni
pubbliche per la cura e la gestione condivisa dei beni comuni,
attraverso patti di collaborazione.
Questi
patti sono atti amministrativi attraverso i quali uno o più
cittadini attivi e un ente pubblico definiscono, attraverso un
processo di co-creazione, i termini della collaborazione per
la cura dei beni comuni. Il patto individua il bene comune,
gli obiettivi quali l'interesse generale da tutelare, le
capacità, le competenze e le risorse dei firmatari, la durata
della collaborazione e le responsabilità.
Questo
strumento si distingue da altri strumenti più comuni
utilizzati dalle pubbliche amministrazioni, come l'affido, le
concessioni e le adozioni, per l'elevato livello di
informalità che lo caratterizza. Il patto, infatti, coinvolge
spesso gruppi informali, comitati o abitanti di un quartiere
uniti da un interesse comune a promuovere la cura di uno
specifico bene comune. Questa caratteristica rende questo
strumento particolarmente vantaggioso.
Attraverso
i patti, i cittadini attivi possono svolgere attività di
interesse generale su un piano di parità con la pubblica
amministrazione. Il Regolamento è stato adottato da più di 270
comuni e altre istituzioni pubbliche, dimostrando la sua
capacità di adattarsi a diversi contesti[2]
.
Ecomusei e gestione dei beni culturali in
Italia
L'Italia
si distingue come l'unica nazione al mondo in cui il
proliferare degli ecomusei si è verificato negli ultimi due
decenni, e hanno ricevuto il riconoscimento giuridico in
quindici regioni o province su un totale di 21 nel paese. Una
recente indagine rivela la presenza di 263 Istituzioni che si
auto-identificano come ecomusei, di cui 135 che hanno ricevuto
il riconoscimento ufficiale da Regioni o Province (Dal Santo,
2023).[3]
Sono state istituite sia una rete nazionale che diverse reti
regionali per favorire la collaborazione, la solidarietà tra
gli ecomusei e aiutare i nuovi ecomusei. Nel 2016 gli ecomusei
italiani hanno formulato collettivamente un documento completo
noto come "Manifesto", che non solo racchiude la saggezza
acquisita attraverso la rete nazionale, ma definisce anche gli
ecomusei come "processi
partecipativi che riconoscono, gestiscono e proteggono il
patrimonio locale al fine di facilitare uno sviluppo
sostenibile sociale, ambientale ed economico. Gli ecomusei
sviluppano pratiche creative e inclusive finalizzate alla
crescita culturale delle comunità locali, basate sulla
partecipazione attiva delle persone e sulla cooperazione di
stakeholder quali istituzioni e associazioni. L'obiettivo
primario degli ecomusei è quello di ristabilire
corrispondenze tra tecniche, culture, produzioni e risorse
di un paesaggio omogeneo e il patrimonio culturale locale.
Inoltre, gli ecomusei collaborano con musei, associazioni,
istituzioni culturali, nonché con altri attori della tutela
del patrimonio a livello regionale e nazionale. Mette a
disposizione del pubblico la propria esperienza e competenza
specifica nella gestione del patrimonio e del paesaggio
(Dal Santo et al. 2017).
Il
Manifesto è un documento permanente ed evolutivo che,
attraverso la modifica del 2019, ha sottolineato l'impegno
degli ecomusei italiani "a promuovere
ulteriormente gli obiettivi di salvaguardia, cura,
valorizzazione e accesso al paesaggio e al patrimonio
naturale e culturale, sia materiale che immateriale, e il
loro ruolo nello sviluppo ambientale, sociale ed economico
delle comunità, nel raggiungimento degli obiettivi
dell'Agenda 2030 dell'ONU per lo sviluppo sostenibile e la
giustizia climatica"[4]
A questo punto,
Gli
ecomusei italiani utilizzano un "toolkit" specializzato per
utilizzare in modo efficace e sostenibile il patrimonio
vivente, impiegando un approccio olistico (Dal Santo et al.,
2017b). Molti di questi strumenti, come le mappe parrocchiali
e le filiere corte dei prodotti agricoli locali, sono stati
ampiamente utilizzati all'interno di vari ecomusei italiani
per un lungo periodo. Ad esempio, la mappa della comunità, una
cartografia partecipativa utilizzata per l'inventario del
patrimonio culturale, è stata utilizzata da oltre 50 ecomusei.
Sebbene relativamente nuovi, altri strumenti come l'economia
circolare, gli accordi di cooperazione e i patti per fiumi,
laghi e mari sono degni di nota per il loro potenziale di
impatto significativo.
Tra
questi strumenti, in alcuni ecomusei sono stati sviluppati
patti di cooperazione sussidiaria con i cittadini attivi con
l'obiettivo di preservare e rivitalizzare il patrimonio
culturale come bene comune e rafforzare il senso di comunità e
di luogo.
Il caso studio dell'Ecomuseo di Parabiago
Parabiago e il suo ecomuseo
Situata
tra la valle del fiume Olona e l'altopiano della città
metropolitana di Milano, Parabiago è un comune di circa 30.000
abitanti. L'Ecomuseo di Parabiago, gestito dal Comune di
Parabiago, è un'istituzione culturale che è stata
ufficialmente riconosciuta dalla Regione Lombardia nel 2008.
Il suo scopo è quello di promuovere lo sviluppo locale
attraverso l'utilizzo sostenibile del patrimonio vivente della
regione.
L'obiettivo
dell'ecomuseo
di Parabiago è quello di fornire agli abitanti e ai visitatori
una comprensione completa e intelligibile del paesaggio.
L'ecomuseo considera l'atto di imparare a percepire e
comprendere il paesaggio come una competenza essenziale per
responsabilizzare i cittadini ad assumersi la responsabilità
della sua conservazione e valorizzazione.
In
quanto iniziativa di cittadinanza attiva, l'ecomuseo di
Parabiago opera secondo il principio di sussidiarietà (art.
118, ultimo comma, della Costituzione italiana). Essa è
finalizzata alla cura del paesaggio e del patrimonio, alla
tutela dell'ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi,
anche nell'interesse delle generazioni future (art. 9) per il
progresso materiale e spirituale della società (art. 4) e il
pieno sviluppo della persona (art. 3, secondo comma).
Attraverso
un continuo processo di partecipazione e co-creazione,
l'ecomuseo di Parabiago si è evoluto in un contratto
collettivo, in cui la comunità si è impegnata a collaborare
alla cura del territorio.
Il bene comune amministrazione condivisa a
Parabiago
L'ecomuseo
di Parabiago è stato concepito e funziona in un modo che si
discosta dall'approccio convenzionale dei musei, che
tipicamente progettano e realizzano iniziative "per" la
comunità, spesso sottraendo le persone alle fasi decisionali,
progettuali e realizzative. L'obiettivo, la metodologia, la
progettazione e l'esecuzione di questo ecomuseo sono tutti
strutturati in collaborazione "con" la comunità, secondo i
principi della progettazione partecipata, della co-creazione,
della
sussidiarietà e della cittadinanza attiva.
Nel
2007 è stato istituito per la prima volta un forum di
partecipazione pubblica, che continua ad essere organizzato
per affrontare i problemi e il futuro della comunità. Sono
invitati a partecipare i proprietari di terreni e patrimoni, i
comuni, i musei, le parrocchie, le aziende di trattamento
delle acque, le associazioni, gli agricoltori, i commercianti
e gli artigiani, le istituzioni educative pubbliche e private,
nonché i singoli cittadini. L'obiettivo è quello di
coinvolgere i cittadini e le organizzazioni locali nelle
problematiche che riguardano la loro comunità.
Gli
incontri pubblici hanno lo scopo di garantire che i
partecipanti siano informati, che siano consapevoli dei
problemi e delle tendenze che interessano Parabiago e, infine,
che siano messi in grado di agire in modo coordinato per
rispondere ai problemi e plasmare il futuro di Parabiago.
L'ecomuseo lavora per garantire che i cittadini e gli
stakeholder locali: partecipino a processi co-creativi di
pianificazione e attuazione di piani d'azione a lungo termine;
attivare e utilizzare risorse, conoscenze e competenze per la
cura del patrimonio locale; attuare le azioni pianificate in
modo coordinato; rafforzare il senso di comunità.
Per
l'ecomuseo di Parabiago i processi co-creativi e partecipativi
sono importanti almeno quanto i risultati e gli esiti delle
azioni pianificate. L'interazione degli attori locali è
essenziale per creare un senso di luogo e di comunità,
massimizzando al contempo gli impatti (Dal Santo e Worts,
2022).
La
co-creazione di una mappa parrocchiale è stato il primo passo
nella fase di progettazione dell'ecomuseo. La mappa
parrocchiale è un processo partecipativo e un archivio
permanente del patrimonio materiale e immateriale di un
territorio (Clifford, Maggi, Murtas, 2006). Questa mappa
documenta il presente e il passato di Parabiago, e aiuta la
comunità a migliorarlo e valorizzarlo. La mappa parrocchiale
di Parabiago, una delle prime in Regione Lombardia, è stata
avviata nel 2007 da un gruppo di lavoro all'interno del forum
dei cittadini. Un questionario è stato sottoposto a circa 400
cittadini per indicare gli elementi patrimoniali che
caratterizzano il paesaggio di Parabiago. La mappa è stata
stampata nel 2008 e distribuita a tutte le famiglie di
Parabiago, con 16.000 copie stampate. Successivamente è stata
realizzata una mappa multimediale che è stata pubblicata sul
sito dell'ecomuseo per aggiornarne i contenuti. L'ecomuseo ha
inoltre utilizzato la cartografia partecipata per co-creare
con partner locali le mappe parrocchiali del Parco "Mulini"
(2011), la mappa dei percorsi della valle del fiume Olona
(2017) e la mappa parrocchiale degli studenti di Parabiago
(2018).
Queste
mappe costituiscono un inventario del patrimonio che la
comunità intende studiare, proteggere e utilizzare
responsabilmente per uno sviluppo sostenibile locale e
globale. La programmazione pluriennale realizzata in
collaborazione con la comunità (Piano ecomuseo di Parabiago
2008, Piano Parco "Mulini" 2013, Piano Integrato Cultura 2019,
Programma Strategico 2022 per il sottobacino dei fiumi Olona,
Bozzente, Lura e Lambro Sud) e il programma a breve termine
basato su un triennio che viene aggiornato annualmente
dall'ecomuseo, individuano gli obiettivi, i tempi, le risorse
e le modalità con cui l'ecomuseo e i suoi partner intendono
promuovere la fruizione sostenibile del patrimonio
comunitario.
Accordi di cooperazione
L'obiettivo
comprende
non solo la realizzazione di attività di progettazione
partecipata, ma anche la definizione di accordi di
cooperazione con i cittadini, finalizzati alla salvaguardia,
all'amministrazione e alla rivitalizzazione del patrimonio
culturale e paesaggistico come bene comune, nel rispetto del
principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzione
italiana. Così, l'ecomuseo assume il ruolo di facilitatore,
consentendo alle persone di applicare le loro energie creative
e fisiche condividendo le risorse all'interno della comunità
stessa, il tutto per il beneficio collettivo e per nutrire,
produrre e far progredire i beni comuni. Questi accordi,
forgiati nel corso degli anni, hanno assunto varie forme, sia
formali che informali.
Un
esempio
di accordo informale è lo studio, la progettazione e la
realizzazione della riapertura di una roggia di origine
medievale, il Riale di Parabiago, avvenuta tra il 2009 e il
2011 grazie al coinvolgimento di numerose associazioni,
imprenditori agricoli e studenti. A questo è seguito un atto
formalizzato nel 2014 con gli agricoltori e il consorzio del
fiume Olona per la manutenzione del canale irriguo e il suo
utilizzo come zona umida per la riproduzione degli anfibi.
Un
esempio
di accordo formale è il patto per il fiume Olona, promosso nel
2013 dal Parco "Mulini" (parco naturale locale) a cui
l'ecomuseo ha aderito insieme a numerosi soggetti pubblici e
privati della valle milanese del fiume Olona dove ha sede
l'ecomuseo. A dieci anni dalla sua firma, il patto è ancora
attivo e costituisce un esempio di gestione condivisa di un
paesaggio fluviale periurbano (Fanzini, 2019). Il monitoraggio
periodico mostra i risultati ottenuti[5]
.
Nel
2016
il Comune di Parabiago ha approvato il regolamento dal titolo
"Regolamento comunale per la partecipazione attiva della
comunità, per la promozione di processi di resilienza per la
cura, la rigenerazione degli spazi urbani, la coesione sociale
e la sicurezza". Il regolamento, basato sullo schema proposto
da Labsus, consente al Comune e
all'ecomuseo di utilizzare un insieme di processi
collaborativi e co-creativi per definire i progetti e
favorirne la realizzazione attraverso la partecipazione attiva
della comunità. (Fig.1).
Il
regolamento
distingue i patti dagli accordi di cooperazione in base alla
durata dei progetti.
Gli
interventi
di carattere occasionale (meno di un anno) richiedono la
sottoscrizione di un accordo di collaborazione attivabile con
la semplice compilazione di un modulo. Gli interventi di
durata più lunga sono formalizzati attraverso un patto di
cooperazione, nell'ambito di uno schema più complesso.
Fig. 1 - il flusso di lavoro per
l'amministrazione condivisa di commons.
(Ecomuseo di Parabiago)
Sia
per
i patti che per gli accordi di cooperazione, i cittadini
attivi presentano un'idea all'ecomuseo, che la esamina e:
Quando
l'idea
diventa un progetto realizzabile, nel caso di accordi viene
subito firmato. Nel caso dei patti il consiglio comunale
esprime un parere. Successivamente, l'ecomuseo e i cittadini
firmano il patto e iniziano a lavorare insieme in piena
autonomia. In questo modo, l'ecomuseo di Parabiago ha salito
la 'scala della partecipazione' per ispirare cambiamenti
rilevanti nella comunità e massimizzare gli impatti culturali
attraverso l'intervento dei cittadini (Dal Santo, 2019;
Fig.2).
Fig. 2 La scala della partecipazione.
(Ecomuseo di Parabiago)
Analisi degli accordi di cooperazione
Gli
accordi di cooperazione sono stati analizzati in modo
approfondito nell'ambito dell'ecomuseo di Parabiago.
Dall'approvazione dei regolamenti comunali, dal 2017 al 2023,
l'ecomuseo ha svolto un ruolo fondamentale nel facilitare la
creazione e l'esecuzione di nove patti di cooperazione a lungo
termine e trentasei accordi a breve termine con gruppi
comunitari. Queste collaborazioni hanno l'obiettivo di
realizzare progetti proposti dalla comunità in linea con il
programma pluriennale dell'ecomuseo.
Oltre
a questi patti formali di cooperazione, nel corso del tempo
sono emerse diverse iniziative spontanee, che non sono
vincolate da formalizzazione. Ne sono un esempio le attività
di piantumazione di alberi durante i "Tree Days", che
coinvolgono studenti, insegnanti e familiari, nonché la
pulizia e l'installazione di cartelli per un nuovo percorso
culturale all'interno dell'ecomuseo. Lo stato di avanzamento
di tutti gli accordi formali di collaborazione è attentamente
monitorato, con alcuni progetti che vengono rinnovati nel
tempo. Inoltre, nuovi progetti sono emersi attraverso un
dialogo continuo con gli stakeholder all'interno della
comunità.
1.
Soggetti
coinvolti
Diversi
attori locali sono impegnati in collaborazioni con l'ecomuseo
di Parabiago. La maggior parte dei firmatari sono singoli
cittadini, che costituiscono circa il 46% dei partecipanti.
Seguono l'esempio i gruppi informali, che rappresentano circa
il 21%. Le associazioni rappresentano circa il 13% dei
soggetti coinvolti, mentre gli agricoltori rappresentano il
10%. Il coinvolgimento di scuole, imprese e aziende non profit
è relativamente inferiore, con sottoscrizioni da parte di
queste entità che ammontano rispettivamente al 4% e al 2%
(Fig.3).
Fig. 3 "Accordi/patti per soggetti" Comune di
Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)
2.
Beni
comuni coinvolti
I
patti e gli accordi di cooperazione firmati a Parabiago si
concentrano prevalentemente su azioni legate alla gestione
ambientale. Queste iniziative comprendono compiti come la
pulizia delle strade per rimuovere i rifiuti, la cura delle
fioriere, la potatura dell'erba e degli alberi, lungo i bordi
delle strade, nonché la cura, il restauro e la manutenzione
delle aree verdi di proprietà o a disposizione del comune. In
particolare, circa l'11% dei patti stabiliti riguarda la
manutenzione dell'arredo urbano, come la manutenzione parziale
dei parchi giochi e la ritinteggiatura delle panchine.
Al
contrario, le attività incentrate sulla coesione culturale,
educativa e sociale sono relativamente minori in confronto. Ne
sono un esempio gli interventi di abbellimento e manutenzione
di due scuole primarie e una campagna di sensibilizzazione
sullo spreco idrico da parte degli studenti del Liceo
Cavalleri di Parabiago (Fig.4).
Fig. 4 "Accordi/patti per aree di intervento"
Comune di Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)
3.
Tipo
di merce
Una
maggioranza significativa dei patti firmati (83%) si concentra
principalmente sulla cura e la manutenzione dei beni
materiali, mentre una percentuale minore di patti (6%)
affronta specificamente la conservazione dei beni immateriali.
Inoltre, ci sono patti (11%) che comprendono la cura e la
gestione dei beni materiali e immateriali (Fig.5).
Fig. 5 Accordi/patti per tipologia di beni
nel Comune di Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)
Senza
dubbio, delineare la tipologia di un patto è spesso un compito
impegnativo. La ragione di questa complessità risiede nella
connessione intrinseca tra gli sforzi collaborativi per
preservare un bene tangibile e la cura degli aspetti
intangibili, come le relazioni rafforzate dal patto
all'interno della comunità associata. All'interno di questa
disamina i patti che comprendono la salvaguardia dei beni
immateriali possono essere classificati in due categorie: le
imprese culturali (ad esempio, le iniziative culturali) e le
attività educative volte a promuovere la consapevolezza su
temi specifici, come l'uso della plastica e la conservazione
dell'acqua. Queste iniziative sono sviluppate da scuole,
associazioni o singoli cittadini.
Nell'ambito dei beni
comuni materiali e immateriali, Parabiago abbraccia la
promozione di iniziative incentrate sulla salvaguardia
dell'ambiente e del verde urbano. In particolare, il progetto
dell'Orto Cistercense esemplifica questo impegno attraverso la
cura di un giardino didattico e terapeutico, che funge da
parte integrante del venerato monumento nazionale, la Chiesa
di Sant'Ambrogio della Vittoria. Guidata da un'associazione,
questa iniziativa mira a coltivare e sostenere questo
giardino. Un altro esempio è l'impegno di conservazione nella
zona umida "Cinin", dove tre
cittadini hanno realizzato la zona umida e sono attivamente
impegnati nella manutenzione e nel monitoraggio ecologico
della sua variegata fauna e flora, accompagnati da una
meticolosa documentazione fotografica della biodiversità della
zona.
Nell'ambito
dell'arredo
urbano sono stati stipulati due accordi di collaborazione. Il
primo accordo ha coinvolto una cooperativa sociale incaricata
della manutenzione di panchine selezionate in tutta la città.
La seconda convenzione è stata stipulata tra un'associazione e
un cittadino incaricato dei servizi sociali, che si sono
occupati della manutenzione di specifiche aree gestite dal
Comune di Parabiago nell'ambito della propria attività di
pubblica utilità. In questi casi, i cittadini attivi non solo
si occupano della manutenzione fisica di un bene tangibile, ma
forniscono anche un servizio che soddisfa esigenze cruciali
per lo sviluppo personale e comunitario. Questi servizi
comprendono la promozione delle relazioni con il centro
psicosociale e i suoi pazienti, il monitoraggio della fauna
selvatica, la promozione dell'integrazione dei minori
stranieri non accompagnati e la facilitazione della
riabilitazione sociale. In tal modo, questi accordi
contribuiscono al benessere generale sia degli individui
coinvolti che della comunità in generale.
4.
Luoghi
coinvolti
Quando
si considerano le varie posizioni di questi interventi,
l'attenzione principale si concentra sulla cura di giardini,
aiuole e parchi. Segue a ruota la manutenzione e la
manutenzione di piazze e strade. Inoltre, nella categoria
etichettata come "altro", l'attenzione è dedicata alla cura di
panchine e fontane. (Fig.6)
Fig. 6 'Accordi/patti per luoghi' Comune di
Parabiago. (Ecomuseo di Parabiago)
Il
sito dell'ecomuseo di Parabiago presenta una pagina dedicata
che funge da preziosa risorsa sui patti di cooperazione[6].
Questa pagina fornisce informazioni complete su come
impegnarsi e partecipare attivamente a queste iniziative,
presentando anche un elenco dettagliato dei patti
sottoscritti. In particolare, una mappa interattiva (Fig.7)
mostra i luoghi in cui si sono svolti questi interventi.[7]
Ogni patto è meticolosamente catalogato in base alla specifica
tipologia di intervento che comporta. Inoltre, una scheda che
accompagna ogni patto offre una grande quantità di dettagli,
tra cui il nome, la descrizione, l'anno di firma, la
classificazione come patto o accordo e la durata.
Fig. 7 La mappa interattiva dei patti di
cooperazione firmati. (Ecomuseo di Parabiago)
5.
Durata
L'analisi
rivela una quota significativa di accordi annuali (48%) e
accordi occasionali (25%) che comprendono interventi di breve
o brevissima durata, tipicamente di durata inferiore a un mese
o che si svolgono nell'arco di pochi giorni nel corso
dell'anno. I patti di durata compresa tra 1 e 3 anni
rappresentano il 17%, mentre quelli che si estendono oltre i 3
anni rappresentano solo il 2%. È importante notare che ogni
patto presenta la possibilità di un rinnovo. Finora, la
maggior parte dei casi di rinnovo ha riguardato patti
inizialmente firmati per una durata di due o tre anni, con un
solo caso di rinnovo osservato per un accordo originariamente
di un anno. Le decisioni di rinnovo sono influenzate
principalmente dalla volontà dei cittadini attivi di
continuare l'attività, in particolare in settori come la
pulizia delle aree pubbliche, la cura degli spazi naturali e
l'utilizzo dei beni comuni.
Purtroppo,
tre patti sono stati conclusi a causa della morte del
cittadino attivo responsabile di essi. Tuttavia, in due casi,
altri cittadini si sono assunti la responsabilità e hanno
continuato le iniziative. D'altra parte, il progetto "Acqua
azzurra, acqua chiara" incentrato sulla fontana del Municipio
di Parabiago non è stato portato avanti da altri cittadini.
Questa particolare fontana, precedentemente fatiscente e
fucina di zanzare, ha subito una notevole trasformazione in
giardino acquatico con obiettivi estetici ed ecologici
attraverso il patto citato. In seguito alla scomparsa del
cittadino che se ne era preso cura, l'ecomuseo si è assunto la
responsabilità della manutenzione della fontana.
Esempi di accordi
La chiesa della Madonna di Dio'l
sa
A
causa della diminuzione del numero di sacerdoti, diverse
chiese della zona hanno purtroppo cessato di essere
accessibili al culto, tra cui il santuario riconosciuto a
livello nazionale "Madonna di Dio'l
sa" situato a Parabiago. Tuttavia, nel 2021, un gruppo
informale di cittadini attivi ha proposto all'ecomuseo un
patto di cooperazione giustamente chiamato "Apriamo il
santuario". L'obiettivo di questo patto è quello di riaprire
periodicamente la "Chiesa della Madonna di Dio'lsa",
organizzando
eventi e visite guidate in collaborazione con la parrocchia
Maria Madre della Chiesa di Nerviano. Inoltre, i cittadini
hanno preso l'iniziativa di creare un opuscolo informativo per
i visitatori e hanno intrapreso la rivitalizzazione e la
manutenzione del cimitero, un tempo lebbrosario (un ospedale
di isolamento per persone con malattie infettive), che è stato
adornato con varie piante. Questo lazzaretto ha un significato
storico in quanto fa parte del percorso della 'memoria' che
collega i luoghi dove un tempo sorgevano i lebbrosari durante
i periodi di peste nei cinque comuni del Parco dei Mulini[8].
Inoltre, vale la pena notare che la chiesa stessa è uno dei
santuari lungo il Cammino di Sant'Agostino, un percorso
riconosciuto e riconosciuto dalla Regione Lombardia[9].
Il
patto è stato siglato nel 2021 con durata biennale e prevede
il supporto dell'ecomuseo per le citate attività svolte da
cittadini attivi. Le principali disposizioni del patto
comprendono:
●
Accesso e utilizzo temporaneo degli spazi
comunali, in particolare l'ex lebbrosario e il parco
adiacente.
●
Coordinamento con la Parrocchia, proprietaria del
santuario 'Madonna di Dio'l sa'.
●
Guida e assistenza da parte del personale
dell'ecomuseo nella pianificazione e nell'esecuzione delle
attività.
●
Progettazione e stampa di materiale informativo
sulla chiesa.
●
Promozione dell'iniziativa, con particolare
attenzione all'utilizzo dei social network.
●
Copertura assicurativa completa, agevolata dal
Comune di Parabiago, per i cittadini attivi e i collaboratori
coinvolti.
Durante
la fase iniziale, l'ecomuseo ha diffuso informazioni sul patto
sul suo sito web, invitando le persone interessate a
partecipare alla collaborazione. Successivamente, una giovane
donna è stata accolta nel gruppo originario di volontari,
composto principalmente da pensionati.
Nel
2023 il patto è stato rinnovato con successo per un ulteriore
periodo di due anni. Le visite guidate hanno visto la
partecipazione di centinaia di persone, a testimonianza
dell'interesse e dell'impegno diffuso all'interno della
comunità.
L'oasi di pace e bellezza
La
storia dell'Oasi di Pace e Bellezza inizia nell'anno
scolastico 2013/2014 quando gli studenti della 5°
D del Liceo Scientifico Cavalleri di Parabiago si rivolsero
all'ecomuseo con la richiesta di un'area da migliorare su cui
poter lavorare da soli. L'ecomuseo ha suggerito uno spazio
verde abbandonato nei pressi del fiume Olona, che un tempo era
un giardino e un sito di prova per le attrezzature da
giardinaggio e i motori fuoribordo prodotti dalla vicina
azienda MEP Marazzini.
Attraverso
la formazione e la progettazione co-creativa, con il
contributo dell'ecomuseo, gli studenti hanno formulato un
progetto denominato "Oasi di Pace e Bellezza" con l'obiettivo
di rivitalizzare l'area e renderla accessibile ai giovani. Con
le risorse finanziarie del concorso nazionale "Meet no Neet" e
attraverso la collaborazione con enti pubblici e privati, gli
studenti sono riusciti a riqualificare l'area. I proprietari
del terreno ne hanno generosamente concesso l'uso gratuito al
comune di Parabiago. Fino al 2021 l'associazione Legambiente
di Parabiago ha collaborato in modo informale con il Comune
per la manutenzione e la supervisione dell'area.
Nel
2022 l'associazione Legambiente e un cittadino impegnato (che
ha risposto alla proposta pubblicata sui siti dell'ecomuseo e
del comune di Parabiago, chiedendo ulteriore partecipazione)
hanno siglato un patto di cooperazione per la cura, la pulizia
e la valorizzazione dell'Oasi di Pace e Bellezza. Questa
collaborazione comprende attività come la semina e la
piantumazione di specie erbacee e arbustive autoctone, nonché
l'organizzazione di visite didattiche sul territorio per
grandi e piccini.
Il
patto, della durata di tre anni, racchiude le citate attività
svolte dai cittadini attivi e delinea il supporto fornito
dall'ecomuseo, tra cui:
-
l'accesso e l'uso temporaneo degli spazi,
-
collaborazione del personale dell'Ecomuseo nella
pianificazione delle attività,
-
idonea
copertura assicurativa fornita dal Comune di Parabiago per i
cittadini attivi e i collaboratori coinvolti.
Diagnosi e confronto con la realtà italiana
Il
rapporto sull'amministrazione condivisa dei beni comuni in
Italia, curato da Labsus,
consente un confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più
ampio contesto italiano. Il rapporto prende in esame 1001
patti di collaborazione attuati in un campione di 62 comuni
(tra cui Parabiago) che avevano adottato il Regolamento per
l'Amministrazione Condivisa entro il 2021.
Confrontando
i risultati del rapporto Labsus
con i dati sui patti di cooperazione firmati a Parabiago,
emergono alcune differenze notevoli.
1.
Attori
coinvolti
Una
differenza significativa riguarda gli attori coinvolti in
questi patti. A Parabiago, circa il 67% dei patti di
cooperazione coinvolge singoli cittadini o gruppi informali.
Al contrario, a livello nazionale, questa cifra si attesta
solo al 34% circa.
Attori
coinvolti |
Parabiago
(dati
percentuali) |
Italia
(dati
percentuali) |
Singoli
cittadini |
46 |
21 |
Gruppo
informale |
21 |
13 |
Associazioni |
13 |
40 |
Aziende
agricole/distretto agricolo |
10 |
0 |
Scuole |
4 |
7 |
Aziende/società |
4 |
6 |
Imprese
sociali/non profit |
2 |
4 |
Altro,
Enti ecclesiastici, Fondazioni, Altre istituzioni
pubbliche, Professionisti, Università |
0 |
9 |
Tab.
1 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago e il più ampio
contesto italiano. Attori coinvolti. (Dati: Ecomuseo di
Parabiago e Labsus)
2.
Beni
coinvolti
Il
campo di intervento predominante, sia a Parabiago che su tutto
il territorio nazionale, ruota attorno all'ambiente e al verde
urbano. Tuttavia, questo aspetto ha un significato ancora
maggiore a Parabiago rispetto al contesto nazionale. Vale la
pena notare che, a differenza del più ampio contesto
nazionale, a Parabiago non sono presenti progetti legati ad
ambiti come lo sport, l'animazione territoriale, o iniziative
occupazionali (come spazi di coworking o strutture di
accoglienza turistica).
Beni
coinvolti |
Parabiago
(dati
percentuali) |
Italia
(dati
percentuali) |
Ambiente
e verde urbano |
79 |
48 |
Arredo
urbano |
11 |
19 |
Attività
scolastiche/didattiche |
6 |
7 |
Beni
Culturali/Cultura |
4 |
7 |
Inclusione
sociale, co-design, sport, beni immateriali non
elencati, animazione, coworking, accoglienza
turistica, altro |
0 |
19 |
Tab. 2 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago
e il più ampio contesto italiano. Beni coinvolti. (Dati:
Ecomuseo di Parabiago e Labsus)
3.
Tipo
di merce
Sia
a Parabiago che nel contesto nazionale, la maggior parte dei
patti firmati ruota attorno alla cura dei beni materiali.
Tuttavia, una notevole distinzione emerge quando si considera
la classificazione dei beni come materiali o immateriali. A
Parabiago, solo tre patti rientrano nella categoria
intangibile, a differenza del contesto nazionale in cui lo fa
un quarto dei patti censiti.
Inoltre,
a differenza del contesto nazionale, a Parabiago non sono
stati firmati patti specificamente incentrati sui beni comuni
digitali.
Per
quanto riguarda i beni materiali e immateriali, Parabiago vede
principalmente lo sviluppo di attività nel campo dell'ambiente
e del verde urbano, mentre il contesto nazionale presenta una
gamma più diversificata di classificazioni.
Tipo
di merce |
Parabiago
(dati
percentuali) |
Italia
(dati
percentuali) |
Materiali |
83 |
63 |
Intangibile |
6 |
7 |
Materiale
e immateriale |
11 |
25 |
Digitale |
0 |
1 |
Non
rilevabile |
0 |
4 |
Tab. 3 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago
e il più ampio contesto italiano. Tipo di merce. (Dati:
Ecomuseo di Parabiago e Labsus)
4.
Luoghi
coinvolti
L'esame
delle sedi coinvolte negli accordi di cooperazione rivela un
significativo allineamento tra i dati di Parabiago e quelli
presentati nel rapporto Labsus.
In prima linea abbiamo la manutenzione di giardini, aiuole e
parchi, seguita dalla manutenzione di piazze e strade, anche
se c'è una differenza sostanziale in termini di percentuali.
La
categoria etichettata come "altro", che a Parabiago si
riferisce alla cura di panchine e fontane, è frequentemente
associata "è spesso indicata in compartecipazione ad attività
di carattere sportivo (15 volte) o per aree di intervento
rientranti nell'inclusione sociale, beni immateriali o
attività culturali". Questi sforzi più ampi spesso danno la
priorità alla manutenzione di strutture sportive come i
giardini. (Labsus, 2022)
A
differenza dello scenario nazionale, a Parabiago non sono
stati stipulati accordi per quanto riguarda la manutenzione
delle superfici murarie (su strade), degli spazi culturali,
delle biblioteche, delle ex aree industriali, degli edifici e
delle caserme.
Posti |
Parabiago
(dati
percentuali) |
Italia
(dati
percentuali) |
Giardini/aiuole/parchi |
46 |
43 |
Piazze/percorsi |
38 |
18 |
Più
|
6 |
16 |
Edifici |
4 |
9 |
Scuole |
4 |
6 |
Nessuno |
2 |
2 |
Superfici
murarie (di strade), spazi culturali (cinema, teatri),
biblioteche, aree o edifici industriali, caserme |
0 |
6 |
Tab. 4 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago
e il più ampio contesto italiano. Luoghi coinvolti. (Dati:
Ecomuseo di Parabiago e Labsus)
5.
Durata
A
Parabiago la tendenza dominante è quella degli accordi annuali
e sporadici, mentre a livello nazionale si assiste a una
prevalenza di patti che vanno da 1 a 3 anni. Rispetto
all'indagine nazionale condotta nel 2019, si registra una
crescente propensione verso un aumento del numero di patti che
rientrano nella fascia di durata da 1 a 3 anni, nonché di
quelli che superano la soglia dei 3 anni, sebbene questi
ultimi rimangano una minoranza a Parabiago. Da notare che il
rapporto Labsus considera anche i
patti classificati come annuali, quelli che, nonostante la
loro durata iniziale di 1 anno, sono stati rinnovati e di
conseguenza sono attivi da più anni.
Durata |
Parabiago
(dati
percentuali) |
Italia
(dati
percentuali) |
Interventi
occasionali/durata indefinita |
25 |
4 |
Meno
di 1 anno |
8 |
9 |
1
anno |
48 |
32 |
Da
1 a 3 anni |
17 |
41 |
Più
di 3 anni |
2 |
14 |
Tab. 5 Confronto tra l'ecomuseo di Parabiago
e il più ampio contesto italiano. Durata. (Dati: Ecomuseo di
Parabiago e Labsus)
6.
Forme
di sostegno
A
differenza di Parabiago, dove il sostegno è costantemente
fornito in modo combinato, a livello nazionale diventa
evidente che il sostegno ruota prevalentemente attorno a
un'unica misura di sostegno, come la fornitura di materiali,
seguita dalla promozione di iniziative e dalla pubblicità.
Inoltre, a livello nazionale, rivestono un'importanza
significativa anche le agevolazioni fiscali per i partecipanti
al patto e l'assistenza tecnica.
Conclusioni
La
pratica dell'amministrazione condivisa dei beni comuni
attraverso processi di co-creazione in Italia è un meccanismo
cruciale per garantire la cura e la gestione del territorio,
promuovendo al contempo un senso di comunità e resilienza in
mezzo a crisi locali e globali multiformi. Co-creazione,
sussidiarietà e beni comuni rappresentano concetti chiave nel
contesto europeo che riflettono la necessità di coinvolgere
attivamente i cittadini, promuovere la responsabilità delle
comunità locali e garantire la gestione sostenibile delle
risorse condivise. Questi concetti si intersecano e si
rafforzano a vicenda, fornendo un quadro concettuale per
affrontare sfide complesse in modo collaborativo ed efficace.
All'interno della realtà italiana, questi concetti giocano un
ruolo cruciale nella Costituzione italiana e le normative
locali che regolano la cura dei beni comuni attraverso la
co-creazione e la sussidiarietà sono diventate sempre più
prevalenti in tutto il paese. Numerosi comuni italiani, così
come alcuni ecomusei gestiti da istituzioni pubbliche, hanno
adottato questo strumento. Tra questi spicca l'ecomuseo di
Parabiago, che tra il 2017 e il 2023 ha facilitato 48 patti di
cooperazione per la cura dei beni comuni.
L'approccio
dell'ecomuseo
di Parabiago è incentrato sulla gestione condivisa del
paesaggio e del patrimonio culturale come beni comuni,
promuovendo l'uso responsabile delle risorse locali e
favorendo un più forte senso di comunità. Questo sistema di
governance, caratterizzato dal coinvolgimento attivo degli
stakeholder locali, svolge un ruolo fondamentale nella
creazione di un senso di luogo e di comunità, generando in
ultima analisi impatti culturali significativi (Dal Santo, Worts, 2022). Attraverso questo
approccio, l'ecomuseo è un facilitatore che consente alle
persone di contribuire con le proprie energie creative e
fisiche, condividendo le risorse della comunità per il
beneficio collettivo e la produzione e lo sviluppo di beni
comuni e benessere. I risultati raggiunti possono essere
valutati in relazione ai cambiamenti trasformativi che sono
stati avviati all'interno della comunità. Questi includono
cambiamenti metodologici nelle pratiche di lavoro, cambiamenti
culturali con particolare attenzione alle dimensioni sociali e
relazionali, nonché cambiamenti fisici come il miglioramento
della qualità del patrimonio e del paesaggio e la salute e
sicurezza degli ecosistemi.
A
Parabiago, più che a livello nazionale, i patti ruotavano
principalmente intorno alla cura e alla rivitalizzazione del
verde e delle aree naturali, venendo incontro alle esigenze di
singoli cittadini e gruppi informali che non sono affiliati ad
associazioni ma desiderano dedicare i propri sforzi alla
gestione dei beni comuni.
Tuttavia,
a Parabiago sono stati individuati diversi punti critici. Gli
accordi firmati hanno spesso una durata breve. Per questo
motivo, garantire la continuità dei progetti e dei processi è
un compito impegnativo e sono necessari sforzi significativi
da parte dell'ecomuseo per coordinare e sostenere i numerosi
cittadini attivi, nonché per sostenere i progetti interrotti.
Il
diagramma di flusso presentato nella Figura 1 per
l'attivazione di un accordo dovrebbe essere ripensato in modo
circolare. Il monitoraggio di ciascun accordo concluso
fornirebbe un feedback essenziale
per una migliore elaborazione di nuovi accordi. A causa
dell'elevato numero di accordi attivati, viene posta un'enfasi
limitata sul monitoraggio dei risultati e degli impatti, che
sono spesso valutati in modo informale e non analitico.
La
copertura assicurativa è un vantaggio importante per i
volontari, ma è diventata sempre più onerosa per il comune.
Sarebbe più appropriato sviluppare polizze assicurative che
tengano conto del tempo effettivo dedicato alle attività di
cittadinanza attiva.
Nonostante
queste
sfide, l'esperienza di Parabiago dimostra che gli accordi di
cooperazione sono uno strumento prezioso per realizzare
principi costituzionali come la sussidiarietà e la
conservazione del paesaggio, contribuendo al contempo a
cambiamenti significativi nella cultura sociale verso comunità
più coese e resilienti.
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[1]
Versione
consolidata del trattato sull'Unione europea, TITOLO I -
DISPOSIZIONI COMUNI, articolo 5
[3] Informazioni
aggiornate sono disponibili all' indirizzo
https://sites.google.com/view/ecomuseiitaliani/chi-siamo
[4]
https://sites.google.com/view/ecomuseiitaliani/manifesto
[5] Il
monitoraggio periodico è riportato su
https://sites.google.com/view/parcodeimulini/il-parco/pianificazione/patto-per-lolona