Atlante della Biodiversità |
Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre
Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi
fructi con coloriti fior et herba.
S. Francesco d'Assisi
Cantico di Frate Sole, 1224
Ad Andrea
Parco del Roccolo
Atlante della Biodiversità
Flora
Scarica la versione stampabile (PDF File)
A cura di Raul Dal
Santo
Parco
Locale di Interesse Sovracomunale del Roccolo
Via Umberto I, 11- 20010
Casorezzo TEL/FAX. 02/90381002
Testi e analisi dei dati: Andrea Romanò, Raul Dal Santo
Fotografie:
Roberto Repossini
(Società Italiana Caccia Fotografica)
Registrazioni audio: Diego Massalongo, Raul Dal Santo
Censimenti floristici a cura della Legambiente
Rilevatore: Andrea Romano'
CD ROM: Raul Dal Santo, Ivano Colombo
Cartografia: Raul Dal Santo, Carlo Rossi, Simone Rossoni
Il progetto è
stato finanziato
dalla Regione Lombardia e dalla Provincia di
Milano
Finito di stampare
nel mese di maggio 2004 in 5.000 copie
da Arti grafiche Rabolini
Parabiago
Tutti i diritti riservati -ã 2004 - Parco del Roccolo (MI)
Presentazione *
Introduzione *
La flora ieri. *
Storia della flora e del paesaggio del Parco del Roccolo. *
Le origini. *
L’età preistorica. *
Romanizzazione e romanità. *
L’Alto Medioevo. *
Il Basso Medioevo. *
Lo sviluppo della vite. *
L’importanza dei boschi. *
La scomparsa delle brughiere *
Il declino della vite *
La forte contrazione dei boschi *
Agli albori dell’età moderna *
La disgregazione del paesaggio in epoca recente *
Uso storico del suolo *
1723 *
1852 *
1888 *
1963 *
2000 *
La flora oggi *
Scopo del Lavoro *
Metodi di studio *
Stima della qualità ambientale *
Strumenti informatici *
Risultati *
La flora *
Stima della qualità ambientale *
La vegetazione *
Discussione *
Aree di importanza floristica *
Confronti con altre realtà simili *
La flora domani *
Interventi per favorire la biodiversità *
Elenco Floristico *
Bibliografia *
Cartografia consultata *
Elenco della flora protetta della Regione Lombardia *
Ringraziamenti *
Che cos’è la biodiversità?
La
biodiversità è il patrimonio degli esseri viventi
sulla terra.
Questo lavoro, frutto delle ricerche naturalistiche
compiute
dai circoli di Legambiente e dall’ufficio di
Direzione,
illustra l'evoluzione del patrimonio vegetale del
Parco.
Esso evidenzia la presenza, ancora oggi
malgrado le
profonde trasformazioni intervenute,
di emergenze naturalistiche
e paesistiche notevoli,
degne del rispetto di ognuno.
Questo
lavoro è, ancora una volta, un invito a riscoprire
il
tesoro di natura e storia presente nel Parco del Roccolo e,
a
partire da questa scoperta, a rispettarne le regole.
Il
Direttore del Parco del Roccolo
Giovanni
Castelli
Nel contesto sempre più urbanizzato in cui viviamo, il più concentrato d’Italia, diventa importante l’individuazione e la tutela di aree naturali o semi-naturali con funzione di separazione tra i centri abitati minori e la grande metropoli di Milano.
E’ con questo scopo che sono stati istituiti i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (PLIS) come quello del Roccolo. Non sempre le aree dei PLIS rivestono un grande interesse dal punto di vista ambientale e paesaggistico, però hanno certamente un ruolo strategico nel collegare tra loro aree protette più significative.
Solamente unendo le campagne, i prati, i residui boschivi che ancora persistono, tramite la creazione di filari di alberi, si potranno costituire dei corridoi ecologici che metteranno in comunicazione le aree protette della Regione Lombardia (limitando l’espansione antropica) e favorendo così i movimenti faunistici da una zona all’altra.
Diventa pertanto importante, una volta individuate le aree a parco, realizzare interventi volti alla loro tutela e compiere ricerche con lo scopo di far comprendere a tutti, il valore delle componenti ambientali.
Con questo intento è stato promosso il progetto "Atlante della biodiversità del Parco del Roccolo", avviato nel 2002 con lo studio sui vertebrati terrestri che, col presente lavoro, ha come oggetto di indagine la biodiversità floristica. La vegetazione di un territorio è infatti la prima componente biotica dell’ambiente, ne costituisce l’impalcatura e ne influenza la vita che lo popola e che in esso si sviluppa. Questa intima relazione vale non solo per le specie animali, ma anche per l'uomo.
Tuttavia pochi decenni di lontananza materiale e culturale dalla natura e dall'ambiente agricolo hanno provocato danni incalcolabili. In primo luogo in termini di degrado del paesaggio che è sotto gli occhi di tutti. Degrado che ha causato la scomparsa di alcune specie e ha relegato altre in habitat minuscoli e disgiunti. Un esempio emblematico è il fiordaliso, un tempo comunissimo nei campi coltivati a frumento, insieme al papavero e alla camomilla, che, nel Parco del Roccolo, abbiamo visto, forse per l'ultima volta, quattro anni fa.
In secondo luogo il danno consiste nella perdita della cultura contadina, delle sue tradizioni, nomi e valori. Chi si accorge delle specie selvatiche li chiama "fiori", "alberi", "animali", non conosce più il loro nome, l'uso che se ne faceva, la magia che evocavano, le credenze che per secoli le hanno accompagnate.
Da poco stiamo cercando di ridurre questa lontananza. Qualche risultato tangibile c'è già; il Parco del Roccolo è uno degli svariati esempi.
Storia della flora e del paesaggio del Parco del Roccolo.
Cercheremo di ricostruire, per quanto possibile, l’evoluzione della vegetazione nel Parco del Roccolo. Lo faremo a larga scala parlando della pianura padana, dell’Alto Milanese e, laddove sussistano elementi archeologici, storici e botanici anche del Parco stesso. Con il termine "zona del parco del Roccolo" intendiamo l'intero territorio comunale dei sei comuni che lo costituiscono.
"Figlia delle Alpi", così il botanico Fenaroli descrive la Pianura Padana. "Dalle Alpi sono discese le alluvioni che l’hanno costruita, colmando l’antico golfo, dalle Alpi scendono le acque a darle vita, fertilità e ricchezza. La presenza delle Alpi ha sempre determinato le vicissitudini salienti del suo clima e costituito un fattore dominante nella storia della sua vegetazione".
Il Parco del Roccolo si trova tra i fiumi Olona e Ticino nella fascia settentrionale della Pianura Padana, denominata "alta pianura", originatasi da detriti grossolani trasportati dai fiumi delle vallate alpine, e quindi, formata da terreni ciottolosi molto permeabili con soggiacenza media della falda freatica che varia da 20 m dal piano campagna a Busto Garolfo, nella zona Nord del Parco, a 10 m ad Arluno, nella zona Sud.
I suoli, formatisi grazie a millenni di pedogenesi, variano da poco profondi (località Brughierezza) a profondi (resto del Parco).
Durante l’ultima glaciazione (70.000-15.000 anni fa) le steppe e le praterie si estendevano nella Pianura Padana.
A partire da circa 15.000 anni fa, quando iniziò la fase finale dell’ultima glaciazione e la temperatura si alzò, la pianura fu colonizzata dalle foreste, prima di betulle, poi di conifere.
Nel periodo postglaciale, il clima rimase pressoché immutato: immense e densissime foreste di latifoglie coprirono la Pianura Padana, interrotte solo dai corsi d’acqua e da zone umide.
Nella zona del Parco del Roccolo le foreste erano costituite principalmente da querce rovere e farnia. E’ questa la vegetazione potenziale dell’area, quel tipo di vegetazione che si evolve naturalmente, in equilibrio con il suolo e con il clima.
Clima e suolo sono due fattori che determinano la vegetazione; ne esiste un terzo: l'uomo, che, col passare del tempo, ha assunto sempre più importanza sino a diventare il fattore dominante.
Presenti in zona sin dalla metà del III millennio a.C., i nostri antenati iniziarono a modificare sensibilmente il paesaggio tramite l’attività agropastorale che, tuttavia, acquistò importanza in larghe parti della Pianura Padana solo a partire dall’età del Bronzo, dopo un lungo periodo di lenta sedentarizzazione degli insediamenti.
Tramite le asce e ancor più con l’uso del fuoco l’uomo iniziò il processo di trasformazione del territorio tagliando sistematicamente porzioni di bosco per la coltivazione del frumento e dell'orzo, l’allevamento di bovini, caprini ovini e suini.
Lo studioso Helbig, così descrive il paesaggio della Pianura Padana all’età del bronzo: "Chi al tempo in cui sorgevano questi villaggi, avesse potuto guardare a volo d’uccello la Pianura Padana avrebbe veduto un paesaggio essenzialmente coperto da foreste. Entro la massa dei boschi, in molti luoghi, e in special modo presso i corsi d’acqua, avrebbe notato radure, come quadretti chiari su sfondo scuro; ed entro ogni radura un villaggio di palafitte con capanne di paglia gialla o di fango; e immediatamente attorno al villaggio campi di cereali e di lino, coltivi di fagioli e di viti; e infine, più prossime alla foresta, le praterie su cui pascolavano i greggi. Il tutto chiuso nella massa verde della foresta".
In quest’epoca, a partire dal XIII sec. a.C. la valle dell’Olona fu abitata con forme stabili di insediamento da popolazioni della cosiddetta cultura di Canegrate e successivamente della cultura di Golasecca, di matrice celtica. Un’influenza ligure è stata ipotizzata sulla base di studi linguistici. In epoca celtica a partire dal IV secolo a. C. la zona fu popolata con insediamenti stabili dagli insubri. Si tratta di quelle popolazioni che Virgilio descrive come "genti nate dai tronchi di rovere duro".
Secondo Oneto, studioso di architettura, "elementi di sicura e diffusa celticità destinati a rimanere nel nostro paesaggio sono le colture promiscue (origine della diffusione dei filari arborei) (…) e soprattutto il rispetto religioso per gli alberi e per le foreste che hanno consentito di salvare considerevoli porzioni di silvanità e di costruire quel formidabile intreccio di campi e boschi che è stato alla base del nostro paesaggio fino a tempi recentissimi e che sopravvive ancora in ampie porzioni d’Europa". Albero sacro per eccellenza era la quercia.
A differenza di altre zone conquistate ai Celti, il periodo della romanizzazione nell’area del Parco del Roccolo sembra essere stato lento e non sembra avere comportato evidenti modificazioni dell’assetto territoriale, né culturale sino agli inizi dell’età augustea (25 a.C. circa). A partire da questo periodo alcuni autori ipotizzano un ruolo significativo dell'insediamento di Parabiago, divenuto un fiorente emporio artigianale e commerciale grazie anche alla sua posizione lungo la via fluviale dell’Olona e l’asse viario che collegava Milano ad Angera e Como. Queste vie costituivano uno dei tramiti tra l’area mediterranea e quella transalpina.
Possiamo ipotizzare che parte della valle dell'Olona e dell'area del Parco in età imperiale dovettero subire trasformazioni profonde consistenti in una drastica riduzione delle foreste e, conseguentemente, nello sfruttamento agricolo delle aree disboscate e nella divisione delle aree agricole ai fini fiscali.
Sebbene allo stato attuale non sia archeologicamente attestato un intervento di centuriazione nell’area, evidenze topografiche ci fanno supporre che furono compiuti interventi di divisione dei terreni agricoli più fertili a partire dalla strada del Sempione verso Nord Est e verso Sud Ovest sino ad interessare parte dell’area del Parco del Roccolo. Vaste zone probabilmente rimasero incolte quali ad esempio la cosiddetta Brughierezza.
In corrispondenza di tale area, infatti, tra Busto Garolfo, Parabiago, Casorezzo e Arluno, la maglia regolare del suolo agrario, evidente a partire dall’asse del Sempione, si interrompe. Nelle mappe topografiche antecedenti l’urbanizzazione e la costruzione del canale Villoresi, si rileva che le strade interpoderali, che dall’asse del Sempione risultano essere pressoché parallele ed orientate da NE a SO, cambiano direzione assumendo verso gli abitati di Busto Garolfo e Arluno orientazione prevalentemente E – O. Si può supporre che tali aree in epoca romana non subirono opere di divisione per la bassa fertilità dei suoli e per la scarsità dei corsi d'acqua. Esse erano coperte da boschi e brughiere.
Il toponimo "Brughierezza" e altri ancora presenti nelle attuali mappe catastali di Arluno e Parabiago, quali il nome della strada vicinale della "brughiera di Busto Garolfo" e lo stesso Busto Garolfo, che alcuni autori fanno risalire al termine latino bustum cioè terra arida, bruciata, testimoniano, infatti, la presenza nel Parco del Roccolo di brughiere ora scomparse.
L’origine delle brughiere può essere fatta risalire alla distruzione della foresta e quindi dell’humus. Il suolo, così dilavato dalle piogge ed impoverito, ha permesso l’insediamento, incontrastato, del brugo e di altre specie arbustive . Le analisi polliniche e i carboni rinvenuti nelle necropoli romane di Legnano, Inveruno e Parabiago ci suggeriscono che nelle aree boscate del Parco dovevano crescere le querce Rovere e Farnia (Quercus robur L. e Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.), l'Olmo (Ulmus minor Miller), il Cerro (Quercus cerris L.), l'Acero (Acer sp.), Biancospino (Crataegus monogyna Jacq.), Corniolo (Cornus mas L.), Sanguinella (Cornus sanguinea L.), Prugnolo (Prunus spinosa L.), Spinocervino (Rhamnus catharticus L.) Gli studi paleobotanici indicano inoltre che le foreste rimaste subirono, a partire dal I secolo d. C., importanti cambiamenti consistenti nell’introduzione ad opera dell’uomo del Castagno. Nella zona prealpina le castagne erano utilizzate sia per la produzione di farina sia, insieme alle ghiande, come alimento per i suini. Diffusi erano anche gli alberi da frutto, prima scarsamente coltivati o del tutto sconosciuti come il pero (Pirus communis L.) e il melo (Malus domestica Borkh.). Inizia a diffondersi in questo periodo la coltivazione della vite.
Con la decadenza dell’impero romano (dal III al V sec. d.C.) e, poi, con l’arrivo dei Longobardi, in Pianura Padana la riduzione della popolazione e degli scambi commerciali determinarono una ripresa di boschi e pascoli a scapito dei seminativi. Vennero recuperati alcuni valori propri della cultura celtica: i boschi, oltre ad acquistare terreno, tornano ad avere una notevole importanza alimentare e una forte valenza simbolica e sacrale sapientemente rielaborata dal Cristianesimo che, a partire dal IV secolo, si diffuse anche nella Pianura Padana.
Tra VIII e X secolo interventi umani e cambiamenti climatici, seppur lievi, determinarono, anche in pianura, l'ulteriore diffusione del castagno che sostituì la quercia in larghe porzioni di bosco.
Secondo gli storici Andreolli e Montanari "quella medievale si delinea come la civiltà dell’albero; utilizzato in forma capillare per svariati usi esso è veramente un personaggio di primo piano della società del tempo".
L’arrivo in Pianura Padana dei Franchi non portò a modifiche significative del paesaggio, mentre in epoca comunale, a partire dal XII sec., si moltiplicarono le opere di sistemazione dei terreni e vi fu una forte espansione della vite in coltura promiscua, specialmente con cereali, nelle zone di aperta campagna. Questa trasformazione profonda del paesaggio fu causata dalla grande crescita demografica, già attestata per la Lombardia dal X sec. Si trattò di una rivoluzione sociale ed economica nella quale l'istituzione ecclesiastica ebbe un ruolo fondamentale. Nell'area del Parco del Roccolo ebbero grande importanza gli Umiliati.
L'aumento della superficie agraria avvenne a scapito dei boschi.
Non sappiamo quanto fosse diffuso durante l'Altomedioevo nell’area del Parco del Roccolo il paesaggio dell'arativo vitato. Tuttavia alcune ricerche compiute nel mantovano e nel cremonese hanno messo in luce il notevole sviluppo di questo paesaggio nell’epoca altomedievale e fanno ipotizzare tale tendenza anche per il resto della Pianura Padana.
Nel 1288 il legnanese Bonvesin de la Riva, maestro di grammatica, terziario dell'ordine degli Umiliati, scriveva in merito all'enorme quantità di vino prodotto nel contado di Milano dalle "vigne numerose": "E si noti che dalle nostre vigne si ricavano insieme e in abbondanza quattro prodotti utili all’uomo: primo, perché dalle viti si ricava il vino; secondo, perché dai vari alberi cui sono addossate le viti si raccolgono vari generi di frutta; terzo, perché dalla potatura delle viti e degli alberi si ottiene ogni anno legna da ardere; quarto, perché sotto le viti e gli alberi crescono il grano e gli altri cereali utili all’uomo."
La vite era fatta crescere in filari sugli alberi posti ai margini dei terreni coltivati.
Inizia in quest’epoca in Italia un nuovo periodo di allontanamento dell’uomo dall’ambiente naturale, tuttavia nella zona del parco del Roccolo il bosco dovette godere di grandissima importanza nell'economia locale, data la sua notevole estensione che perdurò sino alla metà del XIX sec.
A causa della bassa fertilità del suolo, nell’alta Pianura asciutta la diffusione della vite fu una scelta obbligata in quanto costituiva un ottimo integratore del reddito agricolo; inoltre dal XV secolo gli alberi da frutta, cui erano maritate le viti, vennero sostituiti con il più redditizio gelso utilizzato per la bachicoltura della seta. Nel territorio del Parco la vite e il gelso divennero così i punti forti dell’agricoltura.
L’importanza della vite crebbe nei secoli e raggiunse il suo apice nei secoli XVIII e XIX quando gran parte dei terreni coltivati erano caratterizzati da arativi con gelso e viti.
La qualità del vino prodotto, in particolare quello di Busto Garolfo e di Parabiago, è segnalata in diversi trattati agricoli, dizionari geografici e anche nelle opere di vari letterati tra cui il Foscolo e il Porta.
Malgrado l’ascesa dell’arativo vitato e la diffusione del mais, nel XVIII sec. una consistente superficie del Parco era ancora costituita da brughiere, boschi e pascoli. Il catasto teresiano del 1723 distingue i boschi in "cedui", costituiti prevalentemente da castagno, e boschi "forti" d’alto fusto la cui composizione doveva essere prevalentemente di querce.
Le brughiere, che costituivano una buona fetta del territorio di Busto Garolfo, scomparvero tra la fine del XVIII sec. e i primi decenni del XIX. Vennero soppiantate dalla diffusione della Robinia (Robinia pseudoacacia), specie nordamericana utilizzata largamente per i rimboschimenti a causa della sua attitudine a crescere anche in luoghi dove a stento vegetano altre specie arboree.
In contro tendenza rispetto alla provincia di Milano, nel Parco del Roccolo i boschi aumentarono di superficie grazie alla robinia . Per capire l’importanza che dovevano avere i boschi nella zona del Parco del Roccolo basti pensare che, ancora nei primi decenni del 1800, essi coprivano circa il 50% degli attuali confini amministrativi del Parco. Questi boschi erano ancora indispensabili fonti di legna da ardere e di materiale da costruzione, ma non erano privi di pericoli, in quanto fino al primo decennio del 1800 vi si aggiravano i lupi.
Nei boschi, nei cosiddetti roccoli ,si praticava l’uccellagione un tipo di caccia testimoniato dalla presenza della località "Roccolo" e dalla Cascina detta del "Roccolo", entrambe a Busto Garolfo, ai confini con Canegrate. Qui sorgeva il roccolo che Carlo Raja, parroco di Busto Garolfo, cita nel suo saggio intitolato "Nuovo metodo economico di tendere le viti e vantaggi che ne derivano" datato 1823. Il roccolo i cui resti sono ancora visibili a Canegrate al confine con Busto Garolfo e Parabiago, è invece risalente al periodo tra le due guerre mondiali.
Con la metà del XIX secolo gravi malattie della vite e del gelso misero in difficoltà l’agricoltura dell’Alto Milanese. Dopo anni di crisi, tuttavia, la bachicoltura ne uscì addirittura rafforzata. Si optò infatti per l’uso di varietà di bachi da seta resistenti alle malattie. Per la vite, invece, si decise in gran parte dei casi per l’espianto; infatti l’eccessivo costo per la sostituzione delle piante ammalate con varietà più resistenti ed i lunghi tempi di attesa per ricavarne il frutto costrinsero i contadini locali all’abbandono della viticoltura, per intensificare la coltivazione del grano e la gelsicoltura.
La contrazione della coltura della vite è evidente nella cartografia della fine dell’800, dalla quale risulta che si introdussero solo pochi filari di vite resistente alle malattie.
La forte contrazione dei boschi
Le mappe riportano anche la forte contrazione dei boschi che in quell’epoca costituivano solo il 7% del territorio del Parco del Roccolo e l’incremento dei coltivi con gelsi. Questo è il periodo di minore diffusione dei boschi nel Parco del Roccolo.
In quest’epoca di crisi dell’agricoltura si svilupparono in zona le manifatture e si progettò il canale Villoresi. Ideato da Eugenio Villoresi nel 1863, esso fu terminato nel 1892 e permise di rendere irrigui 55.000 ettari di terreni agricoli in Provincia di Milano in quella che il Cattaneo definì "Patria artificiale". Tuttavia la costruzione del canale Villoresi non fu sufficiente a risolvere la depressione economica che, anzi, si acuì con la fine del XIX secolo a causa del crollo dei prezzi avvenuto a seguito del riversarsi sul mercato italiano dei prodotti agricoli provenienti dall’estero.
Protezionismo, sviluppo tecnico e culturale e la nascita delle casse rurali alleviarono la crisi. Specialmente lo sviluppo industriale concorse a risolverla.
Negli anni del fascismo, un altro periodo di crisi e la difficoltà di collocare la seta sul mercato estero determinarono il tracollo della bachicoltura. I gelsi, che avevano caratterizzato il paesaggio dell’alto milanese per circa cinque secoli, vennero pian piano eliminati. Nel Parco oggi ne rimangono alcuni esemplari lungo la rete irrigua del canale Villoresi.
In questo periodo si nota un lieve incremento delle aree boscate nel Parco.
La disgregazione del paesaggio in epoca recente
Dal 1950 in poi la meccanizzazione dell’agricoltura, l’uso dei prodotti chimici e la diffusione dei cereali ad alto rendimento determinarono un forte aumento della produzione agricola, ma anche grandi trasformazioni del paesaggio agrario, quali l’eliminazione delle alberature, di fossi e sentieri che ostacolano il lavoro dei mezzi agricoli e la diffusione della monocoltura del mais. Negli ultimi decenni del secolo scorso scomparvero gran parte dei filari di viti ancora presenti nel II dopoguerra. Oggi ne rimangono alcuni nei pressi della cascina Ravellino di Parabiago.
L’uso di fertilizzanti e pesticidi e la conseguente scomparsa delle pratiche di rotazione agraria e di concimazione naturale che per secoli avevano mantenuto un certo equilibrio ambientale, oltre a costituire una delle cause di inquinamento delle falde acquifere, concorsero all'estinzione di alcune specie e aprirono la strada a numerosissime nuove specie "infestanti".
Notevole impatto sui boschi ebbe la diffusione involontaria del prugnolo tardivo (Prunus serotina Ehrh.), una specie nordamericana che negli ultimi decenni si è diffusa enormemente, tanto che in buona parte dei boschi del Parco del Roccolo costituisce l’unica specie arborea. Non meno grave fu la colonizzazione, ancora più recente, dell’Ambrosia, celeberrima pianta allergogena.
L’incremento avvenuto tra le due guerre mondiali delle superfici boscate che attualmente costituiscono circa il 9% della superficie del Parco, purtroppo non evitò che i boschi fossero interessati da frequentissimi tagli e rimaneggiamenti. Il sovrasfruttamento e la carente gestione tuttora in atto delle aree boschive ha provocato la perdita di biodiversità floristica.
Grande impatto sul paesaggio hanno avuto anche i fenomeni dell’espansione a macchia d’olio delle aree urbanizzate lungo le principali direttrici stradali e della crescita delle infrastrutture che, nell’Alto Milanese, hanno frammentato il territorio precludendo in molti casi l’equilibrio degli agroecosistemi residui.
L’idea del Parco del Roccolo nacque alla fine degli anni ’80 grazie all’associazionismo ambientalista che concorse a risvegliare quella coscienza ecologica e di tutela dei beni naturali sopita negli anni della crescita economica.
Questo risveglio nacque da un sentimento di lontananza materiale e culturale dalla natura e dall’ambiente agricolo. Venne rivendicata l’importanza sia della conservazione, sia della fruizione di quei beni naturali, che per troppo tempo furono considerati spazi "vuoti" perché non edificati.
Grazie all’impegno dei Comuni e degli attori sociali ed economici attivi sul territorio, il Parco del Roccolo, risulta ora relativamente al sicuro dall’urbanizzazione e dal degrado paesistico.
Esso costituisce così uno dei nodi principali della rete ecologica della Provincia di Milano, che intende collegare le aree a più elevata naturalità.
La presenza di un discreto numero di specie autoctone protette e indicatrici della vegetazione originaria, conservate nelle aree boschive residue, nonché la persistenza di alcune emergenze paesaggistiche testimoniano l’importanza e la potenzialità che questo Parco riveste per la conservazione della biodiversità floristica e del paesaggio dell’Alto Milanese.
Per poter tutelare il Parco è necessario conoscerlo. Chi lo conosce può anche prendersene cura.
Questo lavoro è parte integrante del progetto più ampio di stesura di un atlante corologico (carta della distribuzione della flora) di tutte le aree protette della Regione Lombardia.
E’ un progetto che richiede tempo ed energie, ma che contribuirà a fornire un quadro conoscitivo il più completo possibile del patrimonio naturale della nostra Regione e quindi, speriamo, fornirà utili elementi per la tutela e la gestione del suo territorio.
L’area di studio, secondo il progetto di cartografia floristica centro europea (Ehrendorfer-Hamann, 1965), ricade nel quadrante n. 0419 avente superficie di circa 35 Kmq. Per avere un’idea precisa della distribuzione floristica all'interno del Parco del Roccolo, abbiamo diviso il quadrante in quattro parti, denominate settori, ognuno dei quali suddiviso ulteriormente in quattro sottosettori di circa 2 Kmq di superficie.
Dal novembre 2002 all'ottobre 2003 abbiamo condotto le indagini floristiche all’interno dei confini amministrativi del Parco del Roccolo in corrispondenza di 7 settori e 13 sottosettori. Nell'indagine sono stati trascurati i sottosettori marginali che comprendono porzioni limitate di Parco.
Per la classificazione e la sistemazione filogenetica delle specie vegetali si è seguita la modalità proposta da Pignatti (1982) e aggiornamenti successivi.
La quasi totalità delle specie osservate è stata sistemata in un erbario consultabile presso l'ufficio di Direzione del Parco.
Stima della qualità ambientale
Per stimare la qualità ambientale del Parco abbiamo calcolato l’indice di Storie, un indicatore basato sulla presenza o assenza di specie particolarmente importanti dal punto di vista naturalistico.
Abbiamo applicato l'indice di Storie (1976) modificato secondo la formula proposta da Villa (1995) a 14 specie vegetali, scelte tra le emergenze naturalistiche e tra quelle indicatrici della vegetazione potenziale della zona, cioè quella che si evolverebbe in assenza di fattori di disturbo.
Le caratteristiche delle specie scelte per l’attribuzione dei punteggi sono il valore biogeografico, la diffusione, lo status di conservazione, la vulnerabilità, altri interessi scientifici e il ruolo sociale.
L'indice può variare da 1 a 5, più esso è alto e più è elevata la qualità ambientale.
Abbiamo raccolto circa 2000 dati di presenza delle specie vegetali che sono stati inseriti nel database realizzato dalla Regione Lombardia, denominato ARC (Atlante Ricerca Corologica). Si tratta di un database relazionale che permette di visualizzare graficamente la distribuzione delle singole specie, consentendo di ricavare numerose informazioni, quali l'elenco delle specie presenti in un Parco, in un Comune o in una Provincia, l’elenco puntuale di tutte le segnalazioni di una determinata specie o i cambiamenti intercorsi nel tempo (estinzioni, nuove comparse, ecc…).
Abbiamo censito 234 specie vegetali appartenenti a 70 famiglie, 180 generi. Otto specie sono protette in Lombardia: . Anemone di bosco (Anemone nemorosa L.), Fragola di bosco (Fragaria vesca L.), Mughetto (Convallaria majalis L.), Campanula bienne (Campanula patula L.), Campanula selvatica (Campanula trachelium L.), Pungitopo (Ruscus aculeatus L.), Narciso (Narcissus poeticus L.), Iris giallo (Iris pseudacorus L.), Mazzasorda (Typha latifolia L.)
Il numero medio di specie rilevate in ognuno dei 13 sottosettori considerati è pari a 151,5.
Tre sono le aree di particolare valore floristico: quelle nelle quali ricadono il bosco di Arluno, il bosco della Brughierezza e infine i boschi tra Canegrate, Busto Garolfo e Parabiago. La ricchezza in specie di queste zone è infatti la più alta dell’intero Parco e rispettivamente di 168, 160 e 152 specie. I valori minimi di biodiversità si registrano sempre in corrispondenza di aree agricole con limitata estensione di boschi e filari o interessate da viabilità stradale, con minimo assoluto di 136 specie presso le campagne di Arluno.
Numero
di specie rilevate per ciascun sottosettore
Stima della qualità ambientale
Il valore medio dell'indice di Storie per l'intero quadrante del Parco il parco corrisponde a 3,74. Nei sottosettori esaminati l'indice varia molto: con massimo di 3,18 presso l'area in cui ricade il bosco di Arluno, e con minimi inferiori a 0,5 presso le aree quasi esclusivamente agricole Parabiago e Casorezzo.
Secondo Villa (in AA.VV. 1996,1998) la vegetazione potenziale del Parco potrebbe essere ricondotta alle formazioni dell’alleanza Carpinion betuli o, forse, con aspetti di transizione, alle cenosi più xerofile dei querceti acidofili dell’associazione Quercetalia robori-petraeae e, comunque, con importante presenza di rovere. Queste considerazioni secondo l'Autore troverebbero riscontro nei residui di vegetazione più o meno naturale nei quali risultano essere presenti specie quali Luzula campestris, Lembrotropis nigricans, Ruscus aculeatus.
Tuttavia si tratta di supposizioni in quanto nessun lembo della vegetazione originaria si è conservato intatto a causa delle radicali trasformazioni che da secoli interessano il nostro territorio. I boschi attuali sono in grave stato di degrado per la dominanza di Prugnolo tardivo (Prunus serotina Ehrh.), albero nordamericano che negli ultimi decenni sta progressivamente sostituendo un'altra specie americana, la Robinia (Robinia pseudoacacia L.), da tempo presente e naturalizzata nella pianura padana.
Tale degrado evidenzia l'intensissimo sfruttamento dei boschi e l'assenza di una continuità della copertura boschiva che hanno caratterizzato l'area negli ultimi 150 anni.
E' stato rilevato, infatti, che l’estensione delle aree boschive:
è cresciuta nel periodo 1721-1833 grazie all'introduzione della Robinia che ha colonizzato le brughiere e alcune aree incolte
si è ridotta drasticamente nel periodo 1833-1888 a favore dei seminativi
è leggermente aumentata nel periodo successivo al 1888 grazie alla diffusione della Robinia sui terreni più sterili fino ai livelli attuali di circa 1,4 Kmq, pari a circa il 9% del territorio del Parco.
Poche sono le eccezioni al quadro di degrado floristico descritto e purtroppo molto limitate o puntiformi. Nel bosco di Arluno e tra Casorezzo e Busto Garolfo, la presenza di specie autoctone come Farnia (Quercus robur L.) e Rovere (Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. ) si fa significativa e costituisce perciò un elemento di pregio ambientale.
Attualmente le specie arboree più diffuse rimangono la Robinia e il Prugnolo tardivo. Risultano discretamente rappresentate Rovere e Farnia, il Pioppo (Populus nigra L.), la Quercia rossa (Quercus rubra L.), l'Ailanto (Ailanthus altissima (Miller) Swingle )e il Gelso (Morus nigra L.). Molto più rari sono il Platano (Platanus hybrida Brot.), l'Olmo (Ulmus minor Miller), il Bagolaro (Celtis australis L.) , l'Acero (Acer sp. L.) e il Ciliegio (Prunus avium L.).
Tra le specie arbustive che costituiscono il sottobosco vi è principalmente il Sambuco (Sambucus nigra L.), accompagnato dal Biancospino (Crataegus monogyna Jach.), il Nocciolo (Corylus avellana L.), il Prugnolo (Prunus spinosa L.), la Beretta di prete (Euonimus europaeus L.) e la Sanguinella (Cornus sanguinea L.).
Nello strato erbaceo degne di nota sono alcune specie nemorali, che costituiscono residue testimonianze della vegetazione originaria: il Sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum (L.) All. e Polygonatum odoratum (Miller) Druce) la Pervinca (Vinca minor L.) l'Anemone di bosco (Anemone nemorosa L.), la viola silvestre (Viola reichenbachiana L.), l'Edera (Hedera helix L.), la Melica (Melica Nutans L. e Melica uniflora Retz.), il Giacinto dal pennacchio (Muscari comosum Mill.), la Carice brizolina (Carex brizoidesL.) e il Mughetto (Convallaria majalis L.) una specie protetta significativamente tipica dei boschi asciutti. Più rare e localizzate sono altre specie nemorali quali, il Narciso (Narcissus poeticus L.) e il Ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria L.) , Carice pallottolina (Carex pilulifera L.).
Queste specie sono presenti in particolare nelle fasce boscate e nelle siepi, raramente nelle formazioni boschive più estese (fatta eccezione per il bosco di Arluno).
Lo studio ha evidenziato l'elevata biodiversità vegetale e la qualità ambientale del bosco di Arluno, caratterizzato in solo 7 ettari, da oltre 160 specie. Si tratta dell'unica area boschiva del Parco con caratteri vicini alla vegetazione potenziale della zona. Permangono tuttavia anche in altre aree del Parco, quelle in cui ricadono i boschi della Brughierezza i boschi tra Canegrate, Busto Garolfo e Parabiago, emergenze naturalistiche, degne di nota, protette dalla legislazione in materia di conservazione della flora come Anemone di bosco (Anemone nemorosa L.), Fragola di bosco (Fragaria vesca L.), Mughetto (Convallaria majalis L.), Campanula bienne (Campanula patula L.), Campanula selvatica (Campanula trachelium L.), Pungitopo (Ruscus aculeatus L.), Narciso (Narcissus poeticus L.), Iris giallo (Iris pseudacorus L.), Mazzasorda (Typha latifolia L.), nonché specie nemorali che costituiscono residue testimonianze della vegetazione originaria.
Queste emergenze sono per lo più relegate nelle fasce alberate di Robinia (Robinia pseudoacacia L.), mentre sono quasi assenti all'interno dei boschi dominati da Prugnolo tardivo (Prunus serotina Ehrh.). Tale fenomeno evidenzia l'importanza che siepi e fascie boscate hanno assunto per la conservazione della biodiversità floristica. Esse costituiscono una fitta, anche se discontinua, rete che ben caratterizza il Parco; le stesse costituiscono tuttora rifugio per le specie nemorali tipiche della vegetazione originaria che a causa della presenza del prugnolo tardivo non riescono a vegetare nelle aree boschive principali.
La Mazzasorda (Typha latifolia L). è invece presente nelle zone umide costituite artificialmente grazie all'attività di cava, che, quando ben gestita, si è rivelata una risorsa importante per la biodiversità.
Confronti con altre realtà simili
Interventi per favorire la biodiversità
Alla luce di quanto è emerso dalle ricerche svolte sin ora per conservare e migliorare la biodiversità nel Parco sono necessari sia interventi a livello locale, sia a livello regionale.
A livello locale si ritengono necessari:
la conservazione e il miglioramento dei biotopi di maggiore interesse naturalistico (boschi di Arluno e della Brughierezza) e dei paesaggi di importanza storica (il roccolo, le aree irrigue, le piantate di gelsi, i coltivi con viti). Per quanto riguarda i rimboschimenti previsti dal piano del Parco sarebbe opportuno dare la priorità ai terreni limitrofi ai boschi di Arluno al fine di incrementare l'estensione, oggi molto limitata, di questo importante ecosistema.
la pianificazione forestale per evitare il taglio indiscriminato dei boschi e delle fasce boscate e favorirne l’evoluzione con interventi di miglioramento ambientale che prevedano la progressiva eliminazione delle piante alloctone come il Prugnolo tardivo e la Robinia e la conversione dei boschi cedui ad alto fusto.
La stipula di accordi con i cavatori per la rinaturalizzazione delle aree di cava già coltivate;
il collegamento delle zone di maggiore biodiversità del Parco attraverso la rete ecologica, in gran parte già presente, così come prevista nel piano pluriennale degli interventi del Parco del Roccolo.
A scala regionale si ritiene opportuno, invece, realizzare al più presto il collegamento tra il Parco del Ticino e il Parco Sud attraverso il Parco del Roccolo.
Ci auguriamo che il progetto preliminare di rete ecologica predisposto dalla Provincia di Milano, venga al più presto attuato.
Famiglia |
Nome scientifico |
Nome comune |
Diffusione |
Equisetaceae |
Equisetum arvense L. |
Coda di cavallo |
3 |
Polypodiaceae |
Ceterach officinarum DC. |
Erba ruggine |
2 |
Polypodiaceae |
Dryopteris carthusiana (Vill.) H.P. Fuchs |
Felce certosina |
3 |
Polypodiaceae |
Pteridium aquilinum (L.) Kuhn |
Felce aquilina |
13 |
Pinaceae |
Larix kaempferi (Lamb.) Carriere |
Larice del Giappone |
1 |
Pinaceae |
Pinus strobus L. |
Pino strobo |
2 |
Pinaceae |
Pinus wallichiana Jackson |
Pino dell'Himalaia |
1 |
Salicaceae |
Populus nigra L. |
Pioppo nero |
13 |
Salicaceae |
Salix alba L. |
Salice bianco |
1 |
Salicaceae |
Salix caprea L. |
Salice delle capre |
8 |
Betulaceae |
Carpinus betulus L. |
Carpino comune |
7 |
Betulaceae |
Betula pendula Roth |
Betulla |
0 |
Corylaceae |
Corylus avellana L. |
Nocciolo |
1 |
Fagaceae |
Quercus rubra L. |
Quercia rossa |
13 |
Fagaceae |
Quercus petraea (Mattuschka) Liebl. |
Rovere |
1 |
Fagaceae |
Quercus robur L. |
Farnia |
5 |
Fagaceae |
Castanea sativa Miller |
Castagno |
1 |
Ulmaceae |
Celtis australis L. |
Bagolaro, Spaccassassi |
1 |
Ulmaceae |
Ulmus minor Miller |
Olmo comune |
1 |
Moraceae |
Morus nigra L. |
Gelso nero |
13 |
Cannabaceae |
Humulus lupulus L. |
Luppolo |
7 |
Urticaceae |
Urtica dioica L. |
Ortica |
13 |
Urticaceae |
Parietaria officinalis L. |
Parietaria |
13 |
Aristolochiaceae |
Aristolochia clematitis L. |
Erba astrologa |
|
Polygonaceae |
Rumex acetosa L. |
Acetosa |
13 |
Polygonaceae |
Rumex obtusifolius L. |
Romice comune |
4 |
Polygonaceae |
Rumex tuberosus L. |
Romice tuberoso |
1 |
Polygonaceae |
Persicaria_lapathifolia |
Poligono nodoso |
13 |
Polygonaceae |
Polygonum aviculare L. |
Centonodi |
13 |
Chenopodiaceae |
Chenopodium album L. |
Farinello comune |
13 |
Amaranthaceae |
Amaranthus retroflexus L. |
Amaranto spigato |
13 |
Phytolaccaceae |
Phytolacca americana L. |
Uva turca |
13 |
Portulacaceae |
Portulaca oleracea L. |
Porcellana |
13 |
Caryophyllaceae |
Lychnis flos-cuculi L. |
Fior di cuculo |
7 |
Caryophyllaceae |
Saponaria officinalis L. |
Saponaria comune |
13 |
Caryophyllaceae |
Silene alba (Miller) Krause |
13 |
|
Caryophyllaceae |
Silene pratensis L. |
13 |
|
Caryophyllaceae |
Silene vulgaris (Moench) Garcke |
Bubbolini |
13 |
Caryophyllaceae |
Dianthus carthusianorum L. |
Garofano dei certosini |
|
Caryophyllaceae |
Spergula arvensis L. |
Renaiola |
4 |
Caryophyllaceae |
Stellaria media (L.) Vill. |
Centocchio |
13 |
Ranuncolaceae |
Anemone nemorosa L. |
Silvia |
7 |
Ranuncolaceae |
Clematis vitalba L. |
Vitalba |
2 |
Ranuncolaceae |
Ranunculus acris L. |
Ranuncolo dei campi |
13 |
Ranuncolaceae |
Ranunculus bulbosus L. |
Ranncolo bulboso |
13 |
Ranuncolaceae |
Ranunculus ficaria L. |
Ranuncolo favagello |
13 |
Ranuncolaceae |
Ranunculus repens L. |
Ranuncolo strisciante |
13 |
Clusiaceae (ex.Guttifereae) |
Hypericum perforatum L. |
Barba di S.Giovanni |
13 |
Papaveraceae |
Chelidonium majus L. |
Erba da porri, Chelidonia |
13 |
Papaveraceae |
Fumaria officinalis L. |
Fumosterno |
6 |
Papaveraceae |
Papaver rhoeas L. |
Rosolaccio |
13 |
Brassicaceae (ex.Cruciferae) |
Alliaria petiolata (Bieb.) Cavara et Grande |
Alliaria |
13 |
Brassicaceae (ex.Cruciferae) |
Bunias erucago L. |
Cascellore comune |
13 |
Brassicaceae (ex.Cruciferae) |
Capsella bursa-pastoris (L.) Medicus |
Borsa del pastore |
13 |
Brassicaceae (ex.Cruciferae) |
Cardamine hirsuta L. |
Cardamine |
13 |
Brassicaceae (ex.Cruciferae) |
Lepidium virginicum L. |
Lepidio della Virginia |
13 |
Brassicaceae (ex.Cruciferae) |
Sinapis arvensis L. |
Senape selvatica |
13 |
Platanaceae |
Platanus hybrida Brot. |
Platano |
13 |
Rosaceae |
Agrimonia eupatoria L. |
Agrimonia |
13 |
Rosaceae |
Crataegus monogyna Jacq. |
Biancospino |
13 |
Rosaceae |
Filipendula ulmaria (L.) Maxim. |
Filipendula |
5 |
Rosaceae |
Fragaria (=Duchesnea)_indica (Andrews) Focke |
Fragola matta |
13 |
Rosaceae |
Fragaria vesca L. |
Fragola comune |
3 |
Rosaceae |
Geum montanum L. |
Ambretta, Garofanaia |
13 |
Rosaceae |
Kerria japonica (L.) DC. |
Kerria |
3 |
Rosaceae |
Potentilla erecta (L.) Rauschel |
Cinquefoglia tormentilla |
13 |
Rosaceae |
Potentilla reptans L. |
Cinquefoglia comune |
13 |
Rosaceae |
Prunus avium L. |
Ciliegio selvatico |
4 |
Rosaceae |
Prunus domestica L. |
Pruno, Susino |
1 |
Rosaceae |
Prunus serotina Ehrh. |
Ciliegio tardivo |
13 |
Rosaceae |
Prunus _sp. |
1 |
|
Rosaceae |
Prunus spinosa L. |
Prugnolo |
1 |
Rosaceae |
Rosa canina L. |
Rosa canina |
2 |
Rosaceae |
Rubus caesius L. |
Rovo |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Cytisus (=Lembotropis)_nigricans (L) Griseb. |
Citiso scuro |
3 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Cytisus scoparius (L.) Link |
Ginestra dei carbonai |
2 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Laburnum anagyroides Medicus |
Maggiociondolo |
3 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Lathyrus annuus L. |
Cicerchia pallida |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Lathyrus sphaericus Retz. |
Cicerchia sferica |
5 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Lotus corniculatus L. |
Ginestrino |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Medicago lupulina L. |
Trifoglio selvatico |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Medicago sativa L. |
Erba medica |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Melilotus altissima Thuill. |
Vetturina gialla |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Robinia pseudoacacia L. |
Robinia |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Trifolium arvense L. |
Trifoglio arvense |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Trifolium pratense L. |
Trifoglio pratense |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Trifolium repens L. |
Trifoglio bianco |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Vicia cracca L. |
Veccia |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Vicia hirsuta (L.) S.F.Gray |
Veccia tentennina |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Vicia sativa L. |
Veccia dolce |
13 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Securigera_varia (L.) Lassen |
Vecciarini |
2 |
Fabaceae (ex.Leguminosae) |
Galega officinalis L. |
Capraggina |
13 |
Oxalidaceae |
Oxalis corniculata L. |
Carpigna |
13 |
Geraniaceae |
Geranium dissectum L. |
Geranio sbrandellato |
2 |
Geraniaceae |
Geranium molle L. |
Geranio comune |
13 |
Euphorbiaceae |
Euphorbia cyparissias L. |
Erba cipressina |
13 |
Euphorbiaceae |
Euphorbia helioscopia L. |
Calenzola |
13 |
Simaroubaceae |
Ailanthus altissima (Miller) Swingle |
Ailanto, Albero del paradiso |
13 |
Aceraceae |
Acer negundo L. |
Acero americano |
2 |
Aceraceae |
Acer pseudoplatanus L. |
Acero di monte |
2 |
Hippocastanaceae |
Aesculus hippocastanum L. |
Ippocastano |
1 |
Balsaminaceae |
Impatiens noli-tangere L. |
Non mi toccare |
4 |
Celastraceae |
Euonymus europaeus L. |
Berretto da prete |
7 |
Vitaceae |
Vitis vinifera L. |
Vite selvatica |
13 |
Tiliaceae |
Tilia cordata Miller |
Tiglio selvatico |
1 |
Malvaceae |
Hibiscus trionum L. |
Ibisco vescicoso |
4 |
Malvaceae |
Malva_campestris |
Malva |
13 |
Violaceae |
Viola alba Besser |
Viola bianca |
13 |
Violaceae |
Viola arvensis Murray |
Viola dei campi |
13 |
Violaceae |
Viola obliqua Hill |
Viola degli orti |
13 |
Violaceae |
Viola odorata L. |
Viola mammola |
13 |
Violaceae |
Viola reichenbachiana Jordan ex Boreau |
Viola silvestre |
13 |
Violaceae |
Viola tricolor L. |
Viola del pensiero |
3 |
Cucurbitaceae |
Bryonia dioica Jacq. |
Barbone |
13 |
Lythraceae |
Lythrum salicaria L. |
Salcerella |
2 |
Onagraceae |
Circaea lutetiana L. |
Circea |
2 |
Onagraceae |
Oenothera biennis L. |
Enagra comune |
4 |
Onagraceae |
Epilobium hirsutum L. |
Garofanino d'acqua |
1 |
Araliaceae |
Hedera helix L. |
Edera |
2 |
Apiaceae (ex.Umbelliferae) |
Anthriscus sylvestris (L.) Hoffm. |
Cerfoglio selvatico |
7 |
Apiaceae (ex.Umbelliferae) |
Daucus carota L. |
Carota selvatica |
13 |
Pyrolaceae |
Cornus sanguinea L. |
Sanguinella |
6 |
Myrsinaceae |
Lysimachia nummularia L. |
Quattrinella |
2 |
Myrsinaceae |
Lysimachia vulgaris L. |
Mazza d'oro |
4 |
Primulaceae |
Anagallis arvensis L. |
Centonchio dei campi |
13 |
Oleaceae |
Ligustrum lucidum Miller |
Ligustro |
13 |
Apocynaceae |
Vinca minor L. |
Pervinca minore |
13 |
Asclepiadaceae |
Vincetoxicum hirundinaria Medicus |
Vincetossico comune |
3 |
Rubiaceae |
Cruciata glabra (L.) Ehrend. |
Crocettona glabra |
3 |
Rubiaceae |
Galium aparine L. |
Caglio asprello, Attaccaveste |
13 |
Rubiaceae |
Galium album Miller |
Caglio bianco |
13 |
Convolvulaceae |
Convolvulus_pratensis |
Convolvolo |
13 |
Convolvulaceae |
Calystegia sepium (L.) R.Br. |
Vilucchio bianco |
13 |
Boraginaceae |
Myosotis arvensis (L.) Hill |
Non ti scordar di me |
13 |
Boraginaceae |
Echium vulgare L. |
Erba viperina |
4 |
Verbenaceae |
Verbena officinalis L. |
Verbena comune |
13 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Ajuga reptans L. |
Iva comune |
3 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Teucrium camaedrys L. |
Camedrio comune |
|
Lamiaceae (ex.labiate) |
Glechoma hederacea L. |
Ellera terrestre |
13 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Lamium album L. |
Lamio bianco |
1 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Lamium maculatum L. |
Milzadella |
13 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Lamium purpureum L. |
Falsa ortica purpurea |
13 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Origanum vulgare L. |
Origano |
2 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Prunella vulgaris L. |
Prunella |
13 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Salvia pratensis L. |
Salvia selvatica |
13 |
Lamiaceae (ex.labiate) |
Stachys sylvatica L. |
Stregona dei boschi |
13 |
Solanaceae |
Solanum dulcamara L. |
Dulcamara |
5 |
Solanaceae |
Solanum nigrum L. |
Morella |
13 |
Buddlejaceae |
Buddleja davidii Franchet |
Albero delle farfalle |
3 |
Scrophulariaceae |
Cymbalaria muralis Gaertn.Mey.et Sch. |
Cimbalaria |
3 |
Scrophulariaceae |
Linaria vulgaris Miller |
Linaiola |
3 |
Scrophulariaceae |
Verbascum thapsus L. |
Tassobarbasso |
3 |
Scrophulariaceae |
Veronica persica Poiret |
Veronica comune |
3 |
Scrophulariaceae |
Veronica chamaedrys L. |
Veronica comune |
2 |
Scrophulariaceae |
Veronica officinalis L. |
Veronica medicinale |
|
Orobanchaceae |
Orobanche purpurea Jacq. |
Succialmele |
1 |
Plantaginaceae |
Plantago lanceolata L. |
Piantaggine lanciuola |
13 |
Plantaginaceae |
Plantago major L. |
Piantaggine maggiore |
13 |
Caprifoliaceae |
Lonicera caprifolium L. |
Caprifolio comune |
13 |
Caprifoliaceae |
Sambucus nigra L. |
Sambuco |
13 |
Valerianaceae |
Valerianella locusta (L.) Laterrade |
Gallinella comune |
13 |
Dipsacaceae |
Dipsacus fullonum L. |
Cardo dei lanaioli |
1 |
Dipsacaceae |
Knautia arvensis (L.) Coulter |
Ambretta comune |
2 |
Campanulaceae |
Legousia speculum-veneris (L.) Chaix |
Specchio di Venere comune |
13 |
Campanulaceae |
Campanula patula L. |
Campanula bienne |
5 |
Campanulaceae |
Campanula trachelium L. |
Campanula selvatica |
|
Asteraceae (ex.Compositae) |
Achillea millefolium L. |
Achillea |
3 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Arctium minus (Hill) Bernh. |
Bardana |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Ambrosia artemisiifolia L. |
Ambrosia |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Artemisia verlotorum Lamotte |
Assenzio dei fratelli Verlot |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Artemisia vulgaris L. |
Assenzio selvatico |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Bellis perennis L. |
Margherita |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Carduus acanthoides L. |
Cardo alato |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Centaurea cyanus L. |
Fiordaliso comune |
2 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Centaurea jacea L. |
Fiordaliso nerastro |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Cichorium intybus L. |
Cicoria comune |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Cirsium arvense (L.) Scop. |
Cardo campestre |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Conyza canadensis (L.) Cronq. |
Saeppola canadese |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Crepis pulchra L. |
Radicchiella dolce |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Crepis_virens L. |
Radicchiella capillare |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Erigeron annuus (L.) Pers. |
Crespica annua |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Eupatorium cannabinum L. |
Canapa acquatica |
5 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Hypochoeris radicata L. |
Costolina radicata |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Matricaria chamomilla L. |
Camomilla |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Leucanthemum vulgare Lam. |
Margheritone |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Senecio vulgaris L. |
Senecione comune |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Senecio jacobaea L. |
Erba chitarra |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Solidago gigantea Aiton |
Verga d'oro maggiore |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Galinsoga parviflora Cav. |
Galinsoga comune |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Taraxacum officinale Weber |
Dente di leone, Soffione |
13 |
Asteraceae (ex.Compositae) |
Tragopogon pratensis L. |
Barba di becco |
2 |
Liliaceae |
Colchicum autumnale L. |
Colchichio d'autunno |
|
Liliaceae |
Allium oleraceum L. |
Aglio selvatico |
8 |
Liliaceae |
Allium schoenoprasum L. |
Erba cipollina |
13 |
Liliaceae |
Convallaria majalis L. |
Mughetto |
5 |
Liliaceae |
Hemerocallis fulva L. |
Giglio di S. Giuseppe |
4 |
Liliaceae |
Muscari atlanticum Boiss.et Reuter |
Muscari atlantico |
4 |
Liliaceae |
Muscari kerneri Marchesetti |
Giacinto dal pennacchio |
5 |
Liliaceae |
Gagea lutea (L.) Ker-Gawl. |
Cipollaccio stellato |
3 |
Liliaceae |
Ornithogalum umbellatum L. |
Latte di gallina |
13 |
Liliaceae |
Polygonatum multiflorum (L.) All. |
Sigillo di Salomone maggiore |
5 |
Liliaceae |
Polygonatum odoratum (Miller) Druce |
Sigillo di Salomone comune |
2 |
Liliaceae |
Ruscus aculeatus L. |
Pungitopo |
3 |
Amaryllidaceae |
Narcissus poeticus L. |
Narciso selvatico |
3 |
Iridaceae |
Iris pseudacorus L. |
Iris giallo |
1 |
Juncaceae |
Juncus effusus L. |
Giunco |
2 |
Juncaceae |
Luzula campestris (L.) DC. |
Lucciola campestre |
4 |
Commelinaceae |
Commelina communis L. |
Commelina |
2 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Anthoxanthum odoratum L. |
Paleo odoroso |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Avena sativa L. |
Avena comune |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Bromus hordeaceus L. |
Spigolino |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Bromus sterilis L. |
Forasacco rosso |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Calamagrostis epigejos (L.) Roth |
Cannella delle paludi |
2 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Dactylis glomerata L. |
Erba mazzolina |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Digitaria sanguinalis (L.) Scop. |
Sanguinella comune |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Deschampsia caespitosa (L.) Beauv. |
Migliarino comune |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Echinochloa crus-galli (L.) Beauv. |
Giavone comune |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Holcus lanatus L. |
Bambagiona |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Melica nutans L. |
Melica delle faggete |
1 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Melica uniflora Retz. |
Melica comune |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Hordeum murinum L. |
Orzo selvatico |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Lolium multiflorum Lam. |
Loglio maggiore |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Phalaris brachystachys Link |
Scagliola cangiante |
1 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Phleum pratense L. |
Coda di topo, Codolina |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Phragmites australis (Cav.) Trin. |
Canna di palude |
1 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Poa annua L. |
Fienarola annua |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Poa bulbosa L. |
Fienarola bulbosa |
4 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Poa sylvicola Guss. |
Fienarola moniliforme |
4 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Poa trivialis L. |
Fienarola comune |
1 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Setaria verticillata (L.) Beauv. |
Fieno stellino, Panicastrella |
13 |
Poaceae (ex.Gramnieae) |
Sorghum halepense (L.) Pers. |
Sorghetto |
13 |
Typhaceae |
Typha latifolia L. |
Mazzasorda |
2 |
Cyperaceae |
Carex_acuta Curtis |
Carice tagliente |
6 |
Cyperaceae |
Carex brizoides L. |
Carice brizolina |
3 |
Cyperaceae |
Carex pilulifera L. |
Carice pallottolina |
6 |
Note all'elenco floristico
La quarta colonna indica il grado di diffusione della specie nel Parco del Roccolo pari al numero di sottosettori in cui la stessa è stata rilevata.
AA.VV. Antichi silenzi. La necropoli romana di S. Lorenzo di Parabiago. Legnano 1996
AA.VV. Basi di Dati e Cartografia della Biodiversità, Cosenza, 2001
AA.VV. Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia. Biblioteca per chi ama la natura. Selezione dal Reader's Digest. Milano 1983, 1991
AA.VV. Guida pratica ai fiori spontanei. Bibliotecati in Italia. Biblioteca per chi ama la natura. Selezione dal Reader's Digest. Milano 1983, 1991
AA.VV. Guida pratica ai fiori spontanei. Biblioteca per chi ama la natura. Selezione dal Reader's Digest. Milano 1983, 1989
AA.VV. Il bosco nel Medioevo Clueb Bologna 1988
AA.VV. Il Parco che verrà, percorsi naturalistici, storici e letterari per scoprire un parco. Comune di Buscate, 1996
AA.VV. La Flora. TCI, 1958
AA.VV. La pianura padana storia del paesaggio agrario, CLESAV., Milano, 1985
AA.VV. Piano particolareggiato d’area – Indagine conoscitiva, Parco del Roccolo. Parabiago, 1996,1998
Banfi E., La Brianza, un campione di flora e vegetazione, Regione Lombardia, Consult. Milano 1982
Beccaria G.L. I nomi del mondo. Santi, demoni, folletti e le parole perdute. Einaudi, Torino, 1995,2000
Bondioli Pio Due millenni di storia dell’Alto Milanese. in "Panorama storico dell’Alto Milanese. Legnano 1957
Bonvesin de la Riva De Magnalibus Mediolani, traduzione di G. Pontiggia, Bompiani, Milano 1974,1997
Buttler K. P., Guida alla botanica, Zanichelli, Bologna 1989
Cafaro P. Busto Garolfo: una comunità locale tra il X e il XX secolo. F.Motta, Milano, 1991
Castelletti L. e M. Rottoli Breve storia dei boschi padani prima e dopo laconquista romana in Tesori della Postumia. Electa, Milano, 1998
Castelletti L. S. Matella : Analisi dei resti vegetali in Riti e offerte per un viaggio nell'aldilà. La necropoli romana di via Pietro Micca. Comune di Legnano, 1990
Chiappa Mauri L. Le campagne Lombarde tra XII e XVI secolo in AA.VV. Storia della Lombardia. Laterza, Roma, 2003
Comincini M. in La bestia feroce Diakronia, 1991
Cornelli L. La Valle dell’Olona. Visita della chiesa dei santi Vitale e Valeria in Gorla Maggiore. Olgiate Olona, 1988
Di Maio, Lungo il fiume. Terre e genti nell'antica valle dell'Olona. Comune di Legnano, 1998
ERSAL I suoli della pianura milanese settentrionale – Progetto "carta pedologica". Milano, 1999
Foscolo Ugo Novella sopra un caso avvenuto a Milano ad una festa da ballo. 1815
Golinelli P. Tra realtà e metafora: il bosco nell’immaginario letterario medioevale in AA.VV. Il bosco nel medioevo Clueb, Bologna, 1988
Gruppo di ricerca storica di Dairago Quei nostri vini squisiti. Dairago, 1996
Gruppo di ricerca storica di Dairago, La pieve di Dairago nel trapasso dal medioevo e l'età moderna. Dairago 1984-85
Lugani V., Rossi R., Bigotto N., Gli ambienti, Comune di Milano – Ripartizione Educazione
Monta F., Erbari e iconografia botanica delle collezioni dell’Orto botanico dell’Università di Torino, Torino
Oneto G. Paesaggio ed architettura delle regioni Padano Alpine dalle origini alla fine del I millennio – Quaderni di cultura alpina. Priuli e Verlucca, 2002
Pignatti S. Ecologia del Paesaggio. pag. 169, UTET, Torino 1994
Pignatti S. Flora d'Italia. Edagricole, 1982
Plinio il Vecchio, Storia Naturale. Einaudi, Torino, 1982
Porta Carlo Brindes de Meneghin a l’hostaria per l’entrada a Milan de sova S.C. Maistaa I.R.A. Franzesch Primm in compagnia de sova mie l’imperatriz Maria Luisa. 1815
Provincia di Milano Il Paesaggio Agrario. Franco Angeli, Milano, 2002
Raja C. Nuovo metodo economico di tendere le viti e vantaggi che ne derivano. Da Giovanni Costa successore Malatesta, Milano, 1823
Regione Toscana, Guida agli erbari della Toscana, Giunta Regionale, Firenze, 1994
Rottoli M. I boschi in età romana in AA.VV. Castellanza nella storia "La ricerca archeologica". Nomos, Olgiate Olona, 2002.
Sartori A. La religione. Le pietre degli uomini, le pietre degli dei in AA.VV. Storia della Lombardia. Laterza, Roma, 2003
Sartori F.,Boano G., Bracco F., La Pianura Padana – natura e ambiente umano. Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1988
Sereni E. Storia del Paesaggio Agricolo italiano, Laterza, Bari, 1961
Virgilio Eneide
Catasto di Carlo VI, 1720 circa
Mappa topografica del regno Lombado Veneto, 1833, 1852
Cartogtafia Itituto Geografico Miltare, 1883,1888,1914,1937,1958
Cartografia militare USA, 1944
Carta tecnica regione Lombardia 1995
Mappe catastali vigenti
Regione Lombardia e ERSAF Destinazione d’Uso dei Suoli Agricoli e Forestali sulla base ortofoto digitali anno 2000
Elenco della flora protetta della Regione Lombardia
Quello che segue è l’elenco regionale della flora spontanea protetta in Lombardia, di cui al comma 1, art. 22 della l.r. 27 luglio 1977, n.33 e successive modifiche. Le specie evidenziate rappresentano quelle individuate all’interno del territorio del Parco. (Deliberazione della giunta regionale del 26 settembre 1978, n. 18438, modificata e integrata dalla d.g.r. 27 giugno 1996, n. 15217 e dalla d.g.r. 29 aprile 1997, n. 27984)
In particolare vengono evidenziate le specie protette rinvenute all’interno del territorio del Parco del Roccolo.
1 Adiantum capillus-veneris L. (capelvenere)
2 Allium insubricum Boiss. & Reuter (aglio di Lombardia)
3 Anemone L., Anemone nemorosa
4 Aquilegia L., tutte le specie (aquilegia)
5 Armeria alpina Willd. (armeria alpina, spillone alpino)
6 Aruncus dioicus (Walter) Fernald, tranne che nelle provincie di BG, BS,
CR e MN (barba di capra)
7 Asphodelus albus Mill. (asfodelo bianco)
8 Campanula L., tutte le specie (campanula)
9 Clematis alpina (L.) Mill. (clematide alpina, atragene alpina)
10 Convallaria majalis L. (mughetto)
11 Cyclamen purpurascens Mill. (ciclamino)
12 Daphne L., tutte le specie (dafne)
13 Dryas octopetala L. (camedrio alpino)
14 Dianthus L., tutte le specie (garofano)
15 Eriophorum L., tutte le specie (pennacchi, erioforo)
16 Eritrichium nanum (L.) Schrad. ex Gaudin (non-ti-scordar-di-me nano,
eritrichio)
17 Erythronium dens-canis L. (dente di cane)
18 Fritillaria L., tutte le specie (fritillaria, meleagride)
19 Galanthus nivalis L. (bucaneve)
20 Gentiana L., tutte le specie (genziana)
21 Gladiolus L., tutte le specie (gladiolo)
22 Helleborus niger L. (rosa di natale, elleboro bianco)
23 Ilex aquifolium L. (agrifoglio)
24 Iris L., tutte le specie (iris, giaggiolo)
25 Leontopodium alpinum Cass. (stella alpina)
26 Leucojum aestivum L. (campanellino maggiore, campanellino estivo)
27 Leucojum vernum L. (campanellino comune, campanellino di primavera)
28 Lilium L., tutte le specie (giglio)
29 Linnaea borealis L. (linnea)
30 Matteuccia struthiopteris (L.) Tod. (felce piuma di struzzo)
31 Narcissus poëticus L. (incl. N. radiiflorus Salisb.) (narciso)
32 Nuphar luteum (L.) Sm. in Sibth. & Sm. (ninfea gialla, nannufero)
33 Nymphaea alba L. (ninfea comune)
34 ORCHIDACEAE Lindl. (incl. CYPRIPEDIACEAE Juss.), tutte le specie
(orchidee)
35 Osmunda regalis L. (felce regale, felce florida)
36 Paeonia officinalis L. (peonia)
37 Physoplexis comosa (L.) Schur (raponzolo chiomoso)
38 Polemonium caeruleum L. (valeriana greca)
39 Primula L., tutte le specie a fiore rosso (primule a fiore rosso)
40 Primula auricula L. (primula orecchia d'orso)
41 Pulsatilla Mill., tutte le specie (pulsatilla)
42 Rhododendron ferrugineum L. (rododendro ferrugineo)
43 Rhododendron hirsutum L. (rododendro irsuto)
44 Rhodothamnus chamaecistus (L.) Rchb. (rododendro nano, rododendro
cistino)
45 Ruscus aculeatus L. (pungitopo)
46 Saxifraga L., tutte le specie (sassifraga)
47 Sempervivum L., tutte le specie (semprevivo)
48 Silene elisabethae Jan (silene della viceregina)
49 Typha L., tutte le specie (lisca)
50 Viola calcarata L. (viola calcarata)
51 Viola dubyana Burnat ex Gremli (viola di Duby)
Sono da considerarsi altresì protette tutte le specie di funghi e i seguenti frutti del sottobosco:
1 Fragaria vesca L. (fragola di bosco)
2 Rubus idaeus L. (lampone)
3 Vaccinium myrtillus L. (mirtillo nero)
4 Vaccinium uliginosum L. subsp. microphyllum (Lange) Tolm. (=V.
Elenco provinciale delle specie di flora spontanea protetta, di cui al comma 3, art. 22 della l.r. 27 luglio 1977, n.33 e successive modifiche per la Provincia di Milano.
(Decreto del presidente della giunta provinciale del 22 maggio 1979, n.12346/1874/77).
1 Gentiana pneumonanthe L. (genziana mettimbrosa)
2 Nuphar luteum (L.) Sm. in Sibth. & Sm. (ninfea gialla, nannufero)
3 Nymphaea alba L. (ninfea comune)
4 ORCHIDACEAE Lindl. (incl. CYPRIPEDIACEAE Juss), tutte le specie
(orchidee)
5 Osmunda regalis L. (felce regale, felce florida)
6 Typha angustifolia L. (lisca a foglie strette)
7 Typha latifolia L. (lisca maggiore)
Ringrazio il Comitato di Coordinamento e il Direttore del Parco del Roccolo che hanno promosso questo lavoro. Grazie a quanti hanno collaborato con gli autori: Claudia Luoni, Valerio Pascarelli, Maurizio Montani e Sandro Cucchetti dell'ufficio di Direzione del Parco, i circoli di Legambiente, Gabriella Citton, Luigi Brognoli dell'agriturismo culturale Murnee di Busto Garolfo e Luigi Rondanini per il prezioso contributo storico, Ferruccio Tajè, Giuliano Pedrani, Carlo Berlusconi, Marcello Manara per aver gentilmente fornito la cartografia, Gabriele Galasso della Regione Lombardia, Barbara Raimondi della Provincia di Milano per la revisione scientifica e infine mia moglie Francesca per la pazienza nella revisione dei testi. RAUL DAL SANTO