L’erbario e la xiloteca
Oltre all’annotazione delle specie vegetali rinvenute nel Parco sulla scheda di rilevamento e alla loro utilizzazione informatica, sono stati prodotti altri due "documenti" non meno importanti dei precedenti: un erbario ed una xiloteca.
Il primo consiste in una raccolta di piante seccate (secondo criteri che ne favoriscono il riconoscimento scientifico) e disposte su un foglio di carta. La seconda è la raccolta delle parti legnose di una pianta come la corteccia, il tronco e i rami.
Di seguito vengono elencate le fasi di preparazione dell’erbario ed il metodo utilizzato per la sua realizzazione:
si raccoglie uno o più esemplari della pianta da seccare in maniera completa, che abbia cioè ben conservati ed evidenti le parti utili per la sua identificazione (come fiori, frutti, bulbi, rizomi ecc…comprese le radici) e lo si pone tra fogli di giornale fino a creare un pacco non molto spesso;
i campioni vengono quindi posti sotto una pressa, alternando fogli di carta a piante, fino a ricomporre il pacco iniziale;
il giorno dopo la raccolta, quando i campioni hanno perso elasticità, è possibile iniziare la sistemazione delle varie parti dei campioni (come i petali dei fiori o le foglie) cercando di dare al tutto un aspetto ordinato ma senza badare troppo al lato estetico. Si tratta infatti di un erbario scientifico e non è consentito alterare caratteri come il portamento dell’esemplare (se una pianta è troppo alta, non si può curvarne il fusto ma deve essere piegata fino a formare un angolo acuto) o aprire il calice dei fiori (non sarebbe l’aspetto con cui si presenta in natura);
per i primi 5/6 giorni è bene cambiare la carta per togliere l’umidità e impedire che le piante marciscano. Particolare attenzione va data a quelle specie che presentano parti difficili da seccare come i bulbi o i rizomi: in questo caso si possono adottare diversi accorgimenti come ad esempio sezionarli longitudinalmente o immergerli per qualche minuto in acqua bollente per facilitarne la disidratazione;
una volta seccati, i campioni (uno o più) vengono sistemati mediante l’utilizzo si spilli e strisce di carte su fogli bianchi che misurano 42 x 28 cm;
a dare significato scientifico all’erbario, sono le informazioni che vengono annotate al momento della raccolta come la data, la località, l’esposizione, le piante che accompagnano il campione raccolto (sinecologia) ecc… Queste informazioni vengono riportate su un cartellino di identificazione che viene applicato in basso a destra al foglio d’erbario (fig. 1). Per la classificazione e la sistemazione secondo un ordine filogenetico si è seguita quella tratta da Flora d’Italia – di Sandro Pignatti.
Fig. 1: cartellino di riconoscimento dell’erbario.
l’ultima fase della preparazione dell’erbario è l’eliminazione di eventuali parassiti e delle loro uova mediante il freddo. Si pongono i campioni per 2/3 giorni (dentro sacchi di nylon) all’interno di un freezer ad una temperatura di circa -20 °C.
A questo punto l’erbario è pronto e può essere sistemato, suddiviso per famiglie ad esempio, all’interno di armadi insieme a qualche pastiglia di canfora per allontanare eventuali parassiti che potrebbero danneggiarli.
Utilità e significato dell’erbario
La conservazione di campioni botanici mediante essiccazione (pratica questa adottata sin dal XVI sec.) permette, a chiunque lo desideri, studenti o appassionati di botanica e non, e in qualunque momento dell’anno, l’osservazione e lo studio della flora di un determinato luogo.
Il modo migliore per osservare le piante è certamente in natura o in un Orto botanico, dove però è possibile coltivare un numero limitato di piante che esigono spazio e cure specifiche. Rispetto a questi ultimi, gli erbari presentano il vantaggio di occupare relativamente poco spazio e di richiedere solo qualche accorgimento per evitare i danni di insetti e muffe.
A questi i aggiunga la possibilità di consentire lo studio e il riconoscimento di una pianta dall’osservazione della morfologia e anatomia nonché dalla struttura delle sue varie parti che generalmente vengono poco alterate dal processo di essiccazione.
Non meno importante è l’aspetto storico di un erbario, vera memoria della biodiversità floristica di una precisa zona, che diventa quindi il documento migliore per valutare nel tempo i cambiamenti nella composizione vegetale a cui è soggetto un territorio.
Per quanto riguarda il Parco del Roccolo, essendo questo l’unico erbario finora esistente, diventerà il primo riferimento per futuri censimenti floristici che metteranno in luce i cambiamenti nella distribuzione e nella presenza dei campioni raccolti. Alcune piante potrebbero diventare meno frequenti, altre potrebbero fare la loro comparsa (e quindi stabilire se le condizioni ambientali stanno migliorando o meno), altre ancora potrebbero cambiare e modificare il loro areale.
L’obiettivo ultimo di questo erbario è quello di dare al Parco del Roccolo non solo uno strumento storico-scientifico relativo alla propria flora ma soprattutto didattico, che se usato correttamente, può servire ad avvicinare i giovani alla natura e appassionarsi ad essa attraverso l’osservazione delle piante e delle loro molteplici forme.
La xiloteca: realizzazione e utilizzo
Oltre all’erbario, il secondo contributo alla conoscenza del territorio del Parco è dato dalla realizzazione di una xiloteca. Come accennato in precedenza, una xiloteca è la raccolta delle parti legnose di una pianta ad alto fusto e in particolare cortecce e tronchi.
All’interno del territorio del Parco del Roccolo sono stati raccolti campioni di tronchi delle principali specie arboree e preparati come segue:
dopo la raccolta si è proceduto sezionando trasversalmente ogni tronco per ottenerne una rodella di 3/4 cm di spessore; si è cercato di raccogliere campioni di diametro simile e sufficientemente grandi da mettere in evidenza strutture come la corteccia, il cilindro centrale, il cambio e (dove presenti) gli anelli annui di accrescimento;
il tronco rimanente è stato poi sezionato longitudinalmente per ricavare campioni di corteccia e rendere visibili ancora meglio l’andamento verticale delle strutture della pianta;
alle sezioni legnose, classificate secondo la consueta nomenclatura binomia, è stato applicato un cartellino di riconoscimento;
rodelle, e cortecce sono state quindi poste su appositi pannelli espositivi corredati da altre parte vegetali della specie trattata come i fiori o le foglie, al fine di dare un quadro completo della pianta descritta.
Come per l’erbario, anche la xiloteca riveste un’importanza storica e scientifica ma, nel caso del Parco del Roccolo, è soprattutto uno strumento da utilizzare ai fini della didattica ambientale: sono molteplici infatti gli argomenti che è possibile trattare osservando i campioni di legno preparati in questo modo.
Segue un elenco dei campioni che compongono la xiloteca del Parco:
Betulla - Betula alba
Castagno - Castanea sativa 2 pezzi
Nocciolo - Corylus avellana
Pino silvestre - Pinus sylvestris 2 pezzi
Pioppo tremolo - Populus tremulus 2 pezzi
Ciliegio tardivo - Prunus serotina
Quercia rossa - Quercus robur 2 pezzi
Farnia - Quercus petraia (?)
Robinia - Robinia pseudoacacia
Salice - Salix capraea
Sambuco - Sambucus nigra 2 pezzi
Platanus hibridus
Cipresso sp.
Pino sp.